Schiavo di tutti [Adult]

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    Restless Soul

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    Chissà cosa direbbe Gianni se mi vedesse in questo momento.
    Seduto a gambe accavallate nello stesso posto dove normalmente lui studia e lavora. Gambe accavallate, cazzo dritto e una gran aria da porca arrapata che sono sicuro che nemmeno ad uno come lui potrebbe restare indifferente.
    In questa casa Gianni ci vive, ci trascorre tutta la sua vita da studente-lavoratore, dividendo le spese (e il letto) con quella lì, la sua “ragazza”.
    Gianni e io siamo amici, ormai da 4 anni, da quando, cioè, abbiamo iniziato l’università. Quella lì l’ha conosciuta solo dopo, qualche mese fa, ma certo non ha perso tempo e, liberatosi un posto nel suo appartamentino in riva al mare, se l’è portata subito in casa.
    Io invece qui non ci vivo, ci vengo solo come ospite, quando Gianni si degna di chiamarmi, cosa che tra l’altro avviene sempre più raramente da quando quei due dividono lo stesso tetto. Forse a lei non piaccio, o magari ha
    intuito qualcosa. Ma Gianni, lui no, non credo possa immaginare niente, lo capisco dai discorsi che fa, da come mi guarda; non ha idea di quello che si agita dentro di me.
    Io, dicevo, con questa casa non c’entro proprio nulla, a parte le sporadiche visite, ma, a quanto pare, il mio vecchio amico, considerando la contemporanea partenza sua e della tipa, entrambi in visita dai genitori, ha avuto il bel pensiero di cedermi l’appartamento. Siamo a inizio giugno, le giornate sono belle, calde e luminose e, considerato che la casa dà
    direttamente sul mare, tutto questo deve aver suggerito al mio amico che sarebbe stato un gesto molto carino quello di cedermi la casa per questo week-end, nel frattempo che loro sono fuori.
    E’ venerdì sera, Gianni e Sandra torneranno solo lunedì, e io ne ho approfittato per starmene un po’ per conto mio, lontano da casa. Vivo coi
    miei e non ho la fortuna di avere un posto tutto mio, e quindi l’occasione mi è parsa davvero ghiotta.Ho trascorso il pomeriggio al mare, ho fatto la doccia e ora sono qui, davanti al computer di Gianni, seduto tutto nudo
    sulla sua sedia. Chissà cosa direbbe, se potesse vedermi in questo momento. Non immaginerebbe mai che il suo amico serio e preciso, discreto e
    timido, se ne stà nudo, arrapato e con tanti pensieri strani per la testa proprio qui, a due passi dal letto dove si consumano le sue notti di passione con Sandra. Sono un ragazzo serio, gentile, e immagino che nulla dal mio comportamento quotidiano lasci trasparire ciò che sento di essere in realtà. La mia tranquilla vita di studente, le uscite con i colleghi
    dell’università, qualche storiella conragazzette prive di interesse al solo scopo di evitare ogni sospetto. Ma ora sono qui, nuda, col pensiero fisso di Gianni in testa, le gambe accavallate, l’appartamento tutto per me. A dire la verità non sono nuda, o almeno non del tutto, visto che indosso un perizoma che ho trovato in fondo ad un cassetto. Le mutandine di Sandra sono rosse, sensuali, e provo a immaginare lei che le indossa e si muove come una porca davanti al cazzone arrapato di lui. Provo a immaginare
    l’eccitazione che sale, la immagino in calze nere autoreggenti, tacchi a spillo, truccata come una puttana che muove il suo culo appena coperto dal perizoma rosso come una cagna in calore e provo a immaginare me al suo posto.
    Il cazzo mi fa male, non resisto, mi alzo e vado a cercare qualsiasi altra cosa che mi faccia pensare a lui, a lei, alla loro eccitazione. La mia sete di mutandine, indumenti, oggetti è insaziabile. Mi strofino addosso tutto ciò che lui ogni giorno vede e tocca. Lecco la sua stilografica, la faccio passare delicatamente tra le mie natiche eccitate. I suoi jeans sono
    ripiegati sullo scaffale. Li sfioro, li annuso. Cerco qualcosa di più personale. Le sue calze, le sue mutande. Mi sfilo il perizoma della troia e indosso un suo boxer. Ma non basta. Ho sete di qualcosa di più intimo.
    Ho improvvisamente un’idea. Loro sono andati via per soli tre giorni, con un po’ di fortuna.
    Mi avvicino sculettando, di nuovo completamente nuda, verso la lavatrice, in bagno. Proprio al fianco, noto quello che cercavo. Un sacchetto di plastica ben nascosto tra la lavatrice e il cassettone. Sento i coglioni bruciare, il culo palpitare. Afferro il sacchetto, non del tutto
    pieno, per la verità, lo apro e trovo i preziosi regali che mi aspettavo.
    Due paia di boxer, altrettante paia di calze. E poi una mutandina di Sandra.
    Comincio ad annusare, a baciare e a leccare avidamente tutto il prezioso contenuto. Movendo il culo, quelle stoffe odorose conoscono presto il voglioso vigore della mia lingua e l’umida lussuria del mio cazzo.
    Mi getto per terra, come impazzito, quasi drogato da quelle essenze
    inebrianti. Un vortice di pensieri si muove senza freni dentro di me. Gianni in piedi, imperioso, che mi umilia davanti a Sandra. Gianni che fotte Sandra davanti a me urlandomi che sono una vacca e che presto mi riserverà
    lo stesso trattamento. Sandra in minigonna, nel suo bellissimo fisico magro, abbronzato, i capelli lunghi e biondi che le pendono sulla schiena, il piccolo tatuaggio proprio sopra il culo, le gambe accavallate, truccata come
    una vacca e pront a sbattersi tutti gli uomini nei bagni di una discoteca. Comincio a muovermi come lei, torno velocemente in camera e tiro
    fuori una minigonna molto corta. La indosso, sembra perfetta per il mio fisico altrettanto magro ed eccitante. Dallo sportello dell’armadio spalanco lo specchio e mi scopro sensuale, porca. Guardo le mie lunghe gambe lasciate
    quasi completamente scoperte dalla micro-gonna. Guardo il mio ventre piatto e penso a quella troia di Sandra che si fa montare da tutti, penso a Gianni che da dietro mi scopre il culo e con sorpresa svela le mutandine aderenti
    da troia della sua puttana personale. Cerco di muovermi come lei, di parlare come lei, di atteggiarmi nello stesso identico modo di quella puttana. Mi scopro lentamente il culo, mi abbasso a novanta gradi. Sono una gran vacca,
    ecciterei qualsiasi maschio sulla faccia della terra se solo mi potesse vedere così. Comincio a masturbarmi violentemente, cammino a quattro zampe verso la scarpiera, tiro fuori un paio di scarpe da tennis molto odorose, le annuso, le lecco; profumo di maschio, profumo di Gianni, profumo di ragazzi che giocano a pallone, che fanno footing, che chiavano belle diciottenni e
    che hanno cazzi duri e resistenti. Il mio pensiero torna al pomeriggio al mare, ai tanti bei ragazzi che da sotto l’ombrellone ammiravo giocare a beach volley, a quei corpi abbronzati da leccare, a quei piedi eccitanti, a
    quei costumi da strappare via e tuffarcisi dentro. La città, pensai mentre continuavo a masturbarmi, in quel periodo era piena di diciottenni e diciannovenni che, finite le scuole superiori, si erano riversati in massa
    sulle spiagge a giocare, a prendere il sole e ad eccitare tante vere puttane come me. Chissà quanti di loro, pensai, nonostante se ne andassero in giro con belle ragazzine, e nonostante la loro scanzonata aria da bulletti, in realtà nascondessero una estrema voglia di cazzo... il pensiero di vedere quei costumi che coprono giovani corpi divini sostituiti da micro-gonne, perizomi e autoreggenti rappresenta il mio punto di arrivo. Il cazzo mi esplode letteralmente tra le mani, laciandomi sola, nuda e insoddisfatta come una puttana a fine serata, dopo una notte di lavoro sul marciapiede.

    Ripenso con piacere alla serata di ieri ma non ho intenzione di restare anche stasera a trastullarmi da sola in casa. Aspetto che faccia buio e poi, a piedi, mi incammino verso l’unico cinema porno rimasto in città. E’ poco
    distante dal centro e, dalla casa di Gianni sono solo 15 minuti. Arrivo che sono le nove e mezza. Non è certo la prima volta che mi faccio vedere da queste parti ma, un po’ per la paura di incontrare qualcuno che mi conosce mentre entro, un po’ per l’eccitazione che dà il varcare quella soglia, mi sento tutta eccitata mentre, pagati gli 8 euro del biglietto, faccio il mio
    ingresso nella sala semibuia. Dentro ci sono una decina di persone. Subito tutti si girano verso di me. Sullo schermo una vacca bionda si fa montare da due neri da paura. Presto sarò al suo posto, mi dico, mentre ripenso con un senso di potenza a quando, la sera prima, proprio a quella stessa ora mi illudevo di poter soddisfare le mie voglie solo leccando ed annusando abiti e scarpe (sebbene questi appartenessero al mio Re e alla mia Regina).
    La bionda sullo schermo stringe un cazzone in bocca e un altro tra le chiappe. Ma gli altri spettatori paiono molto più interessati a me. Provo ad essere naturale e, ricordando le precedenti visite in quel posto, evito di
    commettere l’errore di andare subito a sedermi. Le altre volte (due, per la precisione), mi ero presto accorto che si era trattato di un errore fatale.
    Dopo pochi istati infatti mi ero ritrovato addosso il solito vecchio pervertito che non aveva voluto saperne di andarsene. Certo non avevo potuto essere brusco più di tanto, se non volevo rischiare di giocarmi anche gli
    altri, ma nonostante questo quella presenza aveva in qualche modo inibito i soggetti più interessanti, rovinandomi in qualche modo “la piazza”. Stavolta invece rimango in piedi e aspetto. C’è un ragazzo scuro di carnagione, sui
    25 anni, forse marocchino. Un paio di quarantenni niente male, un ciccione e i soliti anziani arrapati. Poco male, penso, mentre l’eccitazione sale inesorabilmente.
    Resto appoggiato al muretto. Presto uno dei quarantenni, dopo una veloce e strategica visita in bagno, mi si avvicina. Comincia ad accarezzarmi la gamba. Io gli sfioro la mano e la sposto verso il cazzo. Lui comincia a
    toccarmi mentre la pompinara bionda prende un terzo cazzo negro anche in fica, qualcun altro si avvicina e cominicia a palparmi il culo da sotto i jeans. Piano piano mani vogliose di maschio si insinuano dentro di me e io
    sento che comincio letteralmente a sbrodolare. Ma non è quello il vero
    motivo per cui sono venuta in quel cinema. Per questo, mi libero a fatica dai due assalitori, e, cercando di muovermi come una vera troia, passando per il corridoio centrale vado a sedermi in una delle prime file. Gli uomini
    sono arrapati, sopresi.non posso vederli, dietro di me, ma li sento, sento che hanno capito che sono una troia.so che vorrebbero scoparmi tutti,
    indistintamente..magari riservarmi lo stesso trattamento della troia bionda
    sullo schermo. Guardo le sue gambe liscie, il su culo voglioso, immagino Sandra che lo prende in tutte le posizioni, immagino Gianni che mi chiava da dietro mentre due negroni me lo sbattono in faccia e io comincio a gemere
    dal piacere. Sono bagnata, eccitata come una studentessa che sogna di essere sbattuta da tutti su un marciapiede. Come uno dei ragazzini del mare che, terminata la partita di beach volley, vanno a carezzarsi la pelle abbronzata
    e a masturbarsi sotto la doccia pensando di succhiare cazzoni indossando minigonne e perizomi, alla completa mercè di camionisti arrapati.
    Mi alzo, stavolta evitando qualsiasi sguardo e puntando dritto verso il bagno. Vado dentro un cesso e mi chiudo a chiave. Dopo qualche secondo, le prime voci mi annunciano che i cazzi hanno seguito il richiamo. Guardo il
    cesso davanti a me, l’inebriante odore di piscio non fa che aumentare la mia eccitazione, altre voci oltre la porta del bagno. Guardo con perversa eccitazione quelle goccioline chiare che colorano i bordi del water.sono una
    vacca, una troia da monta, ma la mia porcaggine non mi ha ancora portata a superare questo limite.torno quindi a concentrarmi sulle voci, sempre più impazienti. Qualcuno bussa alla porta. Bene, penso, ora sono allo stremo.
    “Un attimo, esco subito”, dico. Mi spoglio lentamente conservando solo le scarpe di tela e le mutandine usate di Sandra. Si tratta di un tanga scuro che ho trovato la sera prima nel cesto dei panni sporchi. Mi guardo e cerco
    di immaginare cosa proveranno i pervertiti oltre quella porta quando mi vedranno così, saranno sorpresi di vedere fino a che punto può arrivare quel ragazzo apparentemente normale e dall’aria quasi timida che hanno visto entrare qualche minuto prima nel cinema. Certo, il mio comportamento non aveva lasciato molti dubbi circa le mie intenzioni ma, probabilmente, anche
    i più ottimisti non si aspettano che il solito marchettaro di turno. Ed ecco che invece, spalancatai la porta, si trovano di fronte un eccitante bocchinara di un metro e ottantacinque, nuda e in tanga, la cui aria da
    bravo ragazzo ha lasciato il posto ad una lingua bramosa protesa verso qualsiasi cazzo disponibile nei paraggi. Spalanco la bocca, mi passo la lingua sulle labbra e nel frattempo mi accarezzo i fianchi, dimenandomi e atteggiandomi come la troia bionda in onda sugli schermi. I cazzi mi sono presto addosso, tutti insieme.non riesco a contarli, l’ultima sensazione
    razionale che riesco a trattenere è l’espressione eccitata ma incredula dei
    miei maschioni. Poi, più nulla. Solo cazzi, pompini, mani dappertutto, mani lisce e mani rugose, lingue sulla schiena, e io sempre giù, in ginocchio, a leccare e implorare cazzi e ancora cazzi. Non so quanto dura, né quanti ne
    ho fatti sborrare. Dopo un tempo imprecisabile mi ritrovo rannicchiata sul
    pavimento del bagno del cinema, in una pozza di sperma dall’odore fortissimo. Un uomo sui 50 esce dal cesso, si mette sopra di me e mi scarica addosso gli ultimi schizzi di sborra che mi gocciolano sui fianchi. La mutandine è sparita, mentre i miei vestiti sono ancora dove li ho lasciati.
    Mi rivesto e mi avvicino all’uscita, senza che l’addetto alla biglietteria, rimasto solo nella sala e intento a chiudere, mi risparmi una occhiata indecifrabile. Sarei pronta a farmi chiavare anche da lui, nonostante tutto,
    ma senza un motivo apparente, lui riprende il suo lavoro ignorando la presenza di una giovane troietta insaziabile e disponibilissima.

    Mi sono proprio dato da fare, ieri sera. Seduto davanti alla tv, ripenso all’eccitante serata di ieri senza che questo riesca però ad appagare i miei bassi istinti. Al contrario, la voglia di maschio comincia a risalire prepotente. E’ l’ultima sera che sono in casa da sola. Domani il Re e la sua Troia torneranno e io sarò di nuovo un semplice ospite. Mi toccherà tornare
    dai miei, per di più, con tutto ciò che questo comporta in termini di libertà di movimento. Mi tocca sfruttare anche questa serata, è chiaro. Ma non sono più invogliato dagli indumenti dei Sovrani né ho particolari interessi per una nuova visita al cinema. Senza stare a pensarci troppo, esco e mi avvio sul lungomare.
    Sono le 10 e c’è tanta gente per strada.
    Pieno di frocetti a spasso con le loro puttanelle, di maschioni arrapati e
    di troie pronte a sbocchinarli anche con lo sguardo.
    Continuo a camminare e il flusso di gente, prima rilevante, si assottiglia sempre più finchè, giunto ad una certa distanza dal centro, mi ritrovo praticamente da solo a camminare sul marciapiede. Su internet ho trovato
    qualche giorno prima precise indicazioni.c’è una zona un po’ isolata ma ben frequentata e credo sia giunta l’ora di fare il mio esordio da quelle parti.
    Il cazzo è gonfio, brucio dalla voglia. Vado sulla spiaggia e, continuando a camminar oltre l’ultima fila di ombrelloni, mi avvicino verso la zona segnalata sul sito. Comincio a vedere strani movimenti dietro un gruppo di
    ombrelloni, ma noto un certo via vai anche dalle parti di uno stabilimento poco più in là. Sono quasi sorpreso di vedere almeno una decina di persone in quella zona che, al pari degli altri stabilimenti, consideravo fino a qualche giorno fa praticamente deserta. Qualche sguardo insistente, qualcuno che mi ripassa davanti più di una volta. Quello che mi stupisce è la media
    età, molto più bassa rispetto al cinema. Ci sono anche ventenni, trentenni, un paio di maschioni palestrati, due marocchini; alcuni sono in
    piedi a parlare, altri fumano, qualcuno passeggia. Un’atmosfera strana, quasi si fosse in eterna attesa di un qualcosa. Il mio culo è pronto, se lo volete. Mi addentro verso la zona di passeggio e noto diversi movimenti
    dietro e sopra le sdraio. Un buon numero di cazzi si dà da fare proprio sopra quelle spiagge che magari di giorno frequentano come se niente fosse con le loro ragazzette, i loro palloni e le loro arie da maschi bravi e sulla dritta via.
    Mi fermo quasi estasiato a osservare un negretto che sopra una sdraio sta montando proprio uno dei ragazzetti del beach volley. E’ un biondino molto giovane, del tutto simile ai fighetti che di giorno se ne vanno in giro sulle spiagge con aria disinteressata.uno di quei tipetti con le magliette aderenti all’ultima moda, capelli ingellati, corpicino glabro e flessuoso.e
    quelle insopportabili e provocanti arie da fighetti sempre sulle loro, magari in compagnia di ragazzine dalla fica stretta ed ora eccolo lì, proprio uno di loro, un bravo figlio di papà col motorino e la maglietta firmata, la ragazzina e gli amici dello stabilimento.
    eccolo lì che si mostra per quello che è, a culo in aria, nudo, a farsi chiavare da un marocchino di notte sopra una sdraio. La luce fioca dei lampioni del marciapiede giunge molto debole in quella zona della spiaggia ma non mi impedisce di ignorare l’insistente sguardo del negretto puntato nella mia direzione proprio mentre
    si chiava quel giovinetto. I suoi colpi di cazzo dentro quel bel culetto sono impressionanti, ma lui al tempo stesso continua a fissarmi.
    Ficca due dita in bocca al ragazzo, gli chiede se gli piace, la puttanella risponde di sì, gli chiede per favore di continuare ancora più forte, io mi abbasso i jeans e comincio a masturbarmi, completamente rapito da quella scena tanto eccitante. il negretto estrae all’improvviso il cazzo e mi dice in tono
    perentorio di ripulire il culo dell’amico e proprio da brava cagnetta in calore quale sono, mi chino a leccare, sperando di sentirmi presto puntata quella mischia sul sedere. il ragazzo a un certo punto si libera della mia lingua e, inginocchio davanti al negretto, comincia a supplicarlo di pisciargli addosso, prega leccandogli al tempo stesso i piedi e le gambe, è un’esperienza che non ho mai provato, ma non posso resistere e mi inginocchio anch’io. l’odore dei suoi piedi nudi sulla sabbia è forte, e le due lingue accanitamente, quasi in competizione si affannano a elemosinare
    il suo piscio. Ma prima arriva la sborra, copiosa e calda che entrambi succhiamo avidamente. Dopo un po’ segue un piscio che, approfittando della distrazione del ragazzo, impegnato ancora sui piedi del nostro padrone, mi prendo tutto in faccia, sulle labbra, sui capelli. Il negro, finito di pisciare, invita il ragazzo a rialzarsi. I due mi sputano addosso e se ne vanno, senza degnarmi di un saluto.

    Rientro precipitosamente a casa. Ho voglia di odori, di sapori. Ho voglia di sentire il piscio di Gianni e Sandra. E’ un richiamo potente e
    irresistibile. Domani loro saranno di nuovo a casa e queste sono le mie ultime ore, la mia ultima possibilità ed io devo approfittarne. L’ultima opportunità di sentire l’odore del piscio di un Re e di una Dea, del mio
    padrone e della sua bellissima troia. Rientro in casa come una furia, quasi non ci vedo più dalla voglia. Mi spoglio in un attimo e subito sono con la testa nel sacchetto, la mia faccia affonda in quei profumi in una ricerca
    affannosa e disperata, il mio respiro, la mia lingua affogano in quei sapori ma non è abbastanza, neanche le sue scarpe sono abbastanza, nulla sembra poter più placare la mia sete. Il cesso, la fogna. Capisco
    improvvisamente ciò che ho da sempre desiderato di essere: un autentico cesso dove Gianni e la Dea possano scaricare ogni volta i loro frutti
    preziosi. vorrei che mi trattassero così, vorrei farmi trovare così, a bocca aperta, pronta ad accogliere in bagno tutto ciò che loro hanno da darmi.
    Mio padrone, Gianni, ti amo, e amo la tua divina schiava, sarei vostra per sempre. Su questo pensiero, sull’amore, su una purezza assoluta che misteriosamente si fonde al più sporco ed abbietto dei desideri i miei sensi crollano, riversando fiumi di sperma sul pavimento del bagno.

    Ora mi toccherà pulire tutto. Loro tra poche ore saranno a casa. E io passerò la notte a leccare tutto il pavimento affinché i loro piedi divini
    possano camminare su quanto di meglio una troia-bocchinara come me possa offrirgli.

    Edited by Icrox91 - 26/12/2016, 18:20
     
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    stefanoroma

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