Due arcobaleni in un mondo grigio

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  1. ArslanKei
     
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    <div class="info">CATEGORIE: Adult


    Come al solito sono una schiappa a capire anche le più semplici istruzioni, quindi se ho fatto qualche errore, avvisatemi e correggerò!




    Chris fissava da più di mezz'ora la tela bianca, privo d'ispirazione per un nuovo dipinto.

    Odiava avere la mente vuota quando aveva una mano occupata da una tavolozza con i colori più disparati e l'altra occupata da un pennello.

    La mano voleva assolutamente disegnare, iniziava tutto con un prurito dettato dall'inconscio al centro del palmo e non si calmava facilmente, ma il suo emisfero sinistro non voleva lavorare.

    Buttò il pennello da qualche parte e si allungò afferrando una sigaretta, la portò alle labbra senza accenderla, un’abitudine che aveva preso già da molto tempo, mordicchiava la base della sigaretta gustando il sapore del tabacco e della menta.

    Aveva fumato solo una volta in vita sua e l’odore del fumo lo aveva quasi ucciso e non riusciva a capire perché comprava ancora i pacchetti di sigarette solo per mordicchiarle. Appoggiò la schiena contro la sedia, abbandonando a terra la tavolozza, lasciò cadere la testa indietro e fissò il soffitto blu scuro.

    Non ebbe neanche il tempo di immergersi nei suoi pensieri che sentì un fischiettare famigliare e come previsto la porta della sua camera messa sottosopra fu spalancata e il suo migliore amico entrò nella stanza.

    Chris abbassò lo sguardo ritornando alla realtà e buttò la sigaretta ormai inutilizzabile nel cestino accanto a se.

    Sorriso osservando i capelli disordinati di Vincent, il vento di aprile aveva scompigliato i suoi capelli; due mesi prima li teneva un po’ lunghetti, riuscendo a tenerli ordinati, ma ora, tagliandoli erano diventati ancora più ricci di prima e completamente indomabili.

    «Dio in questa stanza c’è sempre un casino!» protestò Vincent tirando un calcio ad uno foglio accartocciato per terra.

    Se Vincent non si lamentava non era lui, soprattutto la domenica mattina.

    Chris sbuffò, ma decise di non voler litigare perché era già fin troppo di cattivo umore per la sua sindrome da tela bianca e gli serviva subito l’ispirazione se non voleva andare a mani vuote al concorso del suo corso di pittura.

    Da qualche parte nella sua stanza incasinata aveva il modulo con tutte le regole per partecipare. Era un concorso difficile, doveva rappresentare un corpo nudo, perché secondo il suo maestro rappresentava il massimo della libertà, le persone vestite erano una delle tante etichette o meglio costrizioni date all'uomo dalla società e non a caso il concorso lo aveva chiamato Corpo Libero.

    Dal canto suo Chris stava bene con i suoi vestiti, molto più a suo agio di come si sarebbe sentito nudo in mezzo ad una folla.

    In ogni caso doveva partecipare al concorso e vincere quei mille dollari messi in palio per il quadro migliore, per lui sarebbe significato molto, innanzitutto l'inizio di una carriera promettente come artista e non avrebbe più fatto tre lavori tornando a casa sfinito.

    «Dal modo in cui mi guardi sembri pronto ad uccidermi e so di non aver fatto niente» ridacchiò Vincent senza alzare lo sguardo dal suo telefono.

    Aveva messo lo zaino su una sedia abbandonata in un angolo della stanza e si era seduto sul letto di Chris, dopo essersi tolto le scarpe da ginnastica, la giacca a vento e ora stava con le gambe incrociate, apparentemente distratto a digitare con fretta e furia sulla tastiera del suo smartphone.

    Se Chris non fosse stato troppo preso dai suoi pensieri, si sarebbe sentito abbandonato e di conseguenza geloso di quella ipotetica persona ladra di amici altrui con cui digitava.

    «Non voglio ucciderti, ma so che dirai di no ad una richiesta che vorrei proporti» spiegò il suo migliore amico.

    Passò una mano tra i capelli castani, corti, lisci e disordinati senza preoccuparsene se erano sporche di pittura.

    Guardò Vincent con i suoi occhi lucidi e verdi sperando di corromperlo almeno un pochino.

    Si conoscevano ormai da quando andavano alle superiori, conosceva tutti i suoi punti deboli, teneva solo per sé i suoi segreti più profondi e soprattutto lo aveva visto cambiare, sia psicologicamente che fisicamente.

    Vincent in quegli anni era cambiato molto.

    Ricordava ancora i suoi occhi verdi dalle sfumature castane, simili ad un piccolo bosco racchiuso dentro una persona meravigliosa e ferita. Allora era ancora una ragazzina di quattordici anni che odiava se stessa e nascondeva in ogni modo il suo dolore per essere nata in un corpo che non riusciva a guardare allo specchio senza ferirsi in ogni modo possibile.

    Chris all'epoca non era davvero molto simpatico agli altri, amava disegnare e stare con le cuffie nelle orecchie e mandava a quel paese chiunque si avvicinasse almeno di un metro per rivolgergli la parola, ma quella ragazza era diversa, aveva una tempesta dentro e lui ne era stato fortemente attratto.

    Fecero amicizia per caso, due tempeste di emozioni nascoste dal resto del mondo per paura di essere giudicati male e se la maggior parte delle persone dicevano che i simili si scontravano, per loro quella legge non valeva.

    Poi la sua migliore amica aveva scoperto chi era veramente in seconda superiore e lui aveva deciso di fare coming out in famiglia come ragazzo gay, la loro amicizia era diventata ancora più forte, fino a creare un potente muro indistruttibile alle critiche delle persone che li circondava.

    Vincent diceva all'epoca e lo ripeteva ancora: “Siamo due arcobaleni in un mondo grigio e per me va bene così”. Non aveva tutti i torti, perché dopo una tempesta con il sole nascosto tra le nuvole, c'era sempre un arcobaleno (in questo caso due) a fare capolino nel cielo dopo che le nuvole avevano finito di versare le loro lacrime.

    La sua migliore amica era diventata Vincent, sempre la stessa persona timida, ma più felice e con un sorriso solare sulle labbra.

    E al quinto anno delle superiori era cambiato prendendo gli ormoni e doveva ammettere che era diventato un ragazzo davvero bello.



    Scrollò la mente dai pensieri passati.

    «Ti puoi spogliare per me?» chiese senza mezzi termini, mordendosi il labbro inferiore in attesa di un vaffanculo meritato.

    Vincent posò il suo cellulare sul letto, decidendo finalmente di guardarlo in faccia.

    La sua espressione passò da serissima a incredula in un secondo e infine si mise a ridere a crepapelle.

    Ma non rise per molto tempo, quando notò la faccia seria di Chris, diventò un’altra volta serio. E una smorfia deturpò il suo viso.



    «Non stai scherzando, vero?» chiese diventando pallido e senza aspettare una risposta si alzò in fretta dal letto, sapendo bene che quando l’amico era serio poteva fare di tutto.

    Infatti non riuscì a fare neanche un passo verso la porta che fu spinto contro il letto, la sua schiena sbatté contro la parete rossa e fredda e un lamento sfuggì dalle sue labbra.

    «Ho bisogno di te! Se vincerò io il concorso avrò mille dolori in tasca sicuro e quei soldi mi servono!» strillò Chris contro il viso del ragazzo.

    Gli era finito addosso, premendo il suo corpo contro il materasso e anche se non era pesante, Vincent trovava davvero imbarazzante tenerlo sopra di se.

    «Ti aiuto sempre! Se non ti aiuto per una volta non sarà la fine!» lo spinse via.

    Chris non si spostò molto.

    «Ho bisogno di quei soldi e tu mi aiuterai per forza!»

    Potevano continuare per tutta la giornata, Chris avrebbe sempre fatto la parte del solito testardo.

    «Io non mi spoglio» questa volta Vincent lo spinse con così tanta forza da buttarlo giù dal letto.

    Chris finì con il sedere sulla tavolozza di colori e questo lo fece infuriare per davvero.

    Si alzò arrabbiato.

    E si tolse i pantaloni con violenza e buttandoli contro la tela bianca.

    «Bene ora ti spoglio io!» esclamò e gli saltò un'altra volta addosso, questa volta bloccandogli il braccio sinistro, cercando di strappargli di dosso la sua maglietta.

    Vincent iniziò a contorcersi sotto di lui, ma si bloccò all'improvviso quando notò qualcosa strusciargli contro il cavallo dei pantaloni.

    Abbassò la testa e il suo viso assunse un colore molto simile a quello di un pomodoro maturo.

    Quando alzò il viso notò che Chris si era fermato e respirava con il fiato corto contro il suo collo e non sapeva se per la fatica che aveva fatto cercando di spogliarlo o per l'eccitazione.



    «Vaffanculo non dovevi muoverti come un assatanato» protestò Chris a bassa voce nel suo orecchio cercando di regolare come poteva il suo respiro.

    «Tu non dovevi aggredirmi come un selvaggio e non sapevo che fossi così sensibile là sotto!» sbuffò.



    Chris ridacchiò contro la pelle del suo collo provocandogli strani brividi lungo la schiena.



    «È primavera il mio uccellino è in calore» e quasi per dimostrargli di avere ragione spinse il bacino contro il suo e il suo sorriso si bloccò e gemette per poi ritornare a sorridere.

    Non era la prima volta che si trovavano in quella situazione, ma non succedeva spesso e raramente andavano oltre.



    «Chissà come mai il tuo uccellino è sempre in calore quando ci sono io nei paraggi» protestò Vincent e arrossì, incredulo che stavano facendo una conversazione sul pene del suo migliore amico.

    Riuscì a spingersi verso l'alto appoggiando la testa contro il cucino morbido.



    Chris lo abbracciò più forte, stringendo le gambe bianche contro i suoi fianchi, il suo amico del piano di sotto non accennava ad andarsene.

    «Aiutami per favore» supplicò guardandolo malizioso per poi abbassare lo sguardo verso le sue labbra, gesto che non sfuggì all'altro.



    Vincent sorrise e si sporse in avanti, baciando delicatamente quelle labbra sottili che aveva provato tante volte.

    «In cosa vuoi che ti aiuti? A mettere a posto il tuo uccellino o a fare il dipinto?»

    «Entrambi»

    Chris lo spinse verso il basso baciandolo con più sicurezza, sorrise sentendo il sapore della caramella alla ciliegia che piaceva tanto all'amico.

    «Non stavi a dieta? Avevi detto che non mangiavi più dolci per un mese!» lo prese in giro, posando ora le labbra sul suo collo.

    Vincent passò una mano lungo la sua schiena, per poi scendere verso il basso, stringendo con possessione una sua natica, spingendolo a gemere.

    «Hai detto che ero perfetto così com'ero e io ho pensato che avevi ragione. Sto mangiando solo un pochino di meno».

    Chris annuì, mordendogli il collo, fino a lasciare l'impronta dei suoi denti. Poi con la lingua lecco la pelle pallida segnata e arrossata.

    Vincent gemette, inarcando la schiena, le loro parti intime si scontrarono creando una piacevole frizione e non si bloccarono dal gemere rumorosamente, scontrando un'altra volta i bacini cercando di calmare l'eccitazione.



    Chris tornò a torturare le labbra di Vincent mentre le sue mani scivolarono sotto la maglietta dell'amico, accarezzando con gentilezza la sua pancia fino ad arrivare al petto, sotto i suoi polpastrelli sentì le due cicatrici di quando l'amico si era operato di mastectomia.

    «Sei bellissimo» gli sussurrò tra le labbra.



    Non avevano mai capito se la loro era un'amicizia andata fuori dagli schemi o era sempre stato amore, qualunque cosa fosse la trovava meravigliosa ed era l'unica cosa a posto nella sua vita disordinata.

    Non avevano mai avuto rapporti profondi con altre persone, ma non si erano neanche mai detti "ti amo". Anche se a Chris piaceva pensare che loro facevano l'amore e non del semplice sesso per sfogarsi.



    «Tu sei perfetto» Vincent riuscì a togliergli facilmente la maglietta, lanciandola da qualche parte e non provò neanche a sfiorare il suo petto con le mani.

    Invertì le posizione e con le labbra andò a toccare i punti sensibili di Chris.

    Gli lasciò una scia di baci, fino ad arrivare ad un capezzolo, stringendolo tra i denti, per poi succhiare il nocciolino scuro con avidità, mentre con l'altra mano era arrivato dentro i boxer dell'amico, stringendo la sua erezione dura e calda già bagnata dal liquido pre-coito.

    Chris allargò le gambe.

    I suoi occhi avevano assunto un colore verde profondo e riflettevano tutta l'eccitazione che aveva in quel momento.

    Se non fosse stato per la pazienza con cui Vincent amava fare le cose, gli sarebbe saltato addosso e avrebbe cercato di strappargli i vestiti.

    «Ping o Pong?» chiese Chris che non voleva stare fermo mentre faceva tutto l'amico.

    Vincent ci pensò su, poi si sdraiò accanto all'altro, continuando a baciarlo sulla pelle scoperta e accarezzandogli tra le gambe.

    «Per oggi va bene Pong» rispose, era assurdo parlare in codice anche quando erano da soli, ma come quando erano piccoli, era divertente.

    Chris annuì e iniziò a spogliarlo, prima tolse la maglietta, proteggendolo dal leggero freddo di aprile con il suo corpo, sfiorò le cicatrici che aveva al petto, baciandole in tutta la loro lunghezza, per poi leccare in modo alternato i piccoli capezzoli.



    « Sai se vincerò disegnando il tuo corpo, poi realizzerò un tuo desiderio» propose Chris, sbottonandogli i pantaloni e calandogli, tutto senza smettere di guardarlo dritto negli occhi.

    « Un desiderio? Ne ho tanti»

    « Ma uno particolare lo hai. Ti ricordi le orecchie da gattino? I versi miao» sorrise l' amico, gli leccò una guancia proprio come se fosse un gatto,togliendogli del tutto i pantaloni e togliendosi a sua volta i boxer.

    « Ah sì, fai quei versi» lo guardò Vincent desideroso.

    Chris lo baciò, fece scivolare la lingua nella sua bocca per poi intrecciare con la sua in un bacio per niente timido, ma che spiegava in un solo gesto tutta la sua passione.

    Continuò a baciarlo mentre gli calava i boxer e Vincent lo aiutava, allargando il più possibile le gambe per rendere il suo lavoro più semplice.

    «Chris si staccò con uno schiocco osceno dalle sue labbra.

    Ora il gattino ti mangerà l'uccellino» sussurrò e scese tra le sue gambe.

    Leccò l’intera lunghezza del suo clitoride, succhiando il piccolo nocciolino roseo con avidità.

    Vincent gemette, stringendo le lenzuola bianca tra le dita e muovendo il bacino verso la bocca di Chris.

    «Miaooo quanto è buono questo uccellino» ridacchiò l’amico tornando a succhiare e leccare il suo clitoride sensibile, per poi passare la lingua su tutta la sua intimità, affondandola nella carne profonda tra le due piccole labbra.

    Vincent arricciò le dita dei piedi, afferrando l’amico tra i capelli.

    «Ti voglio dentro, adesso» ansimò, baciandolo e accarezzandogli il pene bagnato.

    «Uh, il gattino ha un padrone così impaziente» Chris lo baciò, affondando due dita tra le sua gamba, il corpo dell’amico lo accolse velocemente nel suo antro caldo e questo lo fece eccitare ancora di più. Il corpo dell’amico lo riconosceva ed era pronto per lui.

    Sorrise.

    «Sai, sei l’arcobaleno più bello che abbia mai visto nella mia vita» sorrise guardandolo dritto negli occhi, accarezzandogli una guancia, per poi succhiargli le labbra, mentre affondava in lui.

    Gemettero insieme, respirando pesantemente, petto contro petto, mentre il loro odore profumava l’aria.

    Si sorrisero complice e Chris iniziò a spingersi dentro di lui.

    Vincent lo strinse tra le sue braccia, graffiandogli la schiena.

    La stanza presto fu riempita dai loro gemiti.

    Gli occhi si fusero, non esistevano più due persone, ma una sola, dotata di due cuori che battevano all'unisono e così forte che potevano essere sentiti se la stanza fosse immersa nel silenzio.

    E se quello non era amore, allora in ventitré anni della sua vita, Chris poteva dire di non aver mai imparato niente, soprattutto a non riconoscere gli occhi del suo amico perso nella passione, ma non per questo distante da lui.

    Spinse con più forza, una mano scese a toccargli il clitoride, stuzzicando con maestria il nocciolino.

    «Posso» chiese tra sospiri di piacere.

    Vincent annuì.

    Allora il ragazzo si lasciò andare, venendo dentro di lui, non fermandosi finché non fu esausto.

    «Il gattino arcobaleno più bello del mondo» lo baciò Vincent.

    Chris scivolò fuori dal corpo caldo dell’amico quando il suo pene tornò a risposo.

    «Miaooo» rispose e si sdraiò accanto a lui.

    Presto si addormentarono abbracciati stretti in incrocio di braccia, come a proteggersi dal mondo, stringendosi le mani.

    Il ritratto e il concorso dovevano aspettare ancora un altro po’.

    Ma l’ispirazione era tornata e Chris si addormentò tranquillo, sorrise nel sonno, pensando che un ritratto di Vincent nudo immerso nella natura sopra un cielo grigio sarebbe valso molto più di mille dollari, sarebbe stato un arcobaleno in un cielo grigio e andava davvero bene così.





    [La storia è finita – forse-.

    Spero di averla scritta bene nonostante gli errori di grammatica che sicuramente ci saranno.

    Ringrazio le fonti d’ispirazione.]

    CHRICENT FORERVER 💕🌈
     
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