Il primo boyfriend

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  1. aramis1
     
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    Capitolo 1

    Luca ed io eravamo solo conoscenti. Io sapevo alcune cose su di lui. Uno, lui era scatenato... il tipo di persona a cui piace perdere il controllo. Due, era un giocatore di calcio che senza dubbio avrebbe fatto una grande carriera. E Tre, Luca era dannatamente carino!
    Luca ed io frequentavamo la stessa scuola. Anch’io giocavo a calcio ma a livello amatoriale e c’erano molti dei miei compagni di scuola che giocavano con me. Circa tre mesi fa Luca cominciò a lavorare nel negozio di generi alimentari dove io lavoravo da alcuni anni. Fui sorpreso quando lui cominciò a parlarmi, non avevo idea che sapesse chi ero.
    Dopo un po' tuttavia mi abituai all'idea che meno di un minuto dopo che ero entrato nella stanza ristoro per la mia pausa, Luca mi raggiungesse. Non ci facevo caso.
    Lui entrava cominciava a blaterare del suo fine settimana, una volta mi chiese se volevo andare in una sala da ballo per sentirlo cantare nella gara di Karaoke. Continuò dicendomi che raramente perdeva. Non lo presi mai in parola, le sale da ballo non erano incluse nel mio elenco di luoghi di ritrovo.
    Credo di dovermi presentare, mi chiamo Andrea, sono alto un metro e ottantacinque e peso 80 chili, occhi marroni, capelli castani ma per la maggior parte di quel mio ultimo anno di liceo furono decolorati. Direi che ero popolare ma comunque nella mia scuola chiunque giocasse a calcio era popolare.
    Lui comunque era una delle facce più maschie e più carine che avessi mai ho visto in vita mia, era alto circa un metro e ottanta e pesava circa settantacinque chili, il suo corpo non aveva niente da invidiare ad un dio greco! Il suo armadietto era proprio di fronte al mio nello spogliatoio ed era così che l’avevo conosciuto.
    La nostra scuola aveva due campi di calcio e giocando contemporaneamente usavamo insieme lo spogliatoio. Era una dolce tortura ed un'agonia il privilegio di essere così vicino a Luca quando si cambiava.
    Un giorno avevo la necessità di smettere prima per partecipare ad un meeting, così dopo circa un'ora di allenamento di calcio, corsi nello spogliatoio e cominciai a spogliarmi per andare a fare la doccia. Rimasi coi boxer ed infilai il resto nel borsone. Poi cominciai a far scivolare giù i boxer, quando sentii fischiare dietro di me e: “Ooh baby! Togliteli!”
    Mi venne un colpo! Pensavo di essere solo. Quindi, con i boxer alle ginocchia, mi voltai e vidi che c’era Luca, nudo come il giorno in cui era nato e con un ghigno diabolico sul viso.
    “Luca! Cosa diavolo fai qui?”
    “Io potrei farti la stessa domanda.”
    “Io devo andare ad un meeting, la prima riunione è tra mezz’ora.”
    “Anch’io!” Disse lui piuttosto emozionato: “Andiamo insieme?”
    “Sicuro” Dissi cercando di essere il più possibile freddo, ma dentro di me ero probabilmente più eccitato di lui.

    Finii di spogliarmi e mi diressi verso la doccia, Luca subito dietro di me. La mia mente stava andando a cento all’ora al pensiero di vederlo fare la doccia per la prima volta. Il loro allenamento finiva più tardi, così non avevo mai il piacere di essere nelle docce con lui. Sarebbe stato grande!
    Diedi delle sbirciatine quando pensavo che non stesse guardando. Quando si lavò la faccia lo guardai a lungo. Si sciacquò il magnifico viso, chiusi l'acqua, si girò improvvisamente e con quello stesso ghigno diabolico mi chiese: “Così, cosa ne pensi?” Io lo guardai confuso e dissi: “A proposito di cosa?”
    “Oh dai, ho visto che mi guardavi.”
    “Non stavo...”
    “È tutto ok, amico.” Mi interruppe: “So che sei gay.”
    “Ma io...”
    “Andrea, stai calmo, va bene.” Ghignò: “Anch’io lo sono.”
    “Tu sei...” Quasi soffocai sul quella parola.
    “... Gay?”
    Io accennai col capo e deglutii con forza.
    “Sì, ed anche tu.” Disse ridendo.
    “Ma come tu...”
    “La gente parla…” E fece l'occhiolino.
    Dannazione! Ero riuscito a dire solo due parole per tutto il tempo della conversazione! Era come se riuscisse a leggere nella mia mente. Doveva essere così perché subito dopo mi si avvicinò, mise le mani sulla mia nuca e tirò le mie labbra alle sue. Con l'altra mano scese dai miei pettorali agli addominali, fece una pausa per stuzzicare i miei capezzoli, strofinandoli avanti ed indietro con due dita prima di continuare verso il mio uccello pulsante di lussuria e desiderio per il dio che avevo di fronte.
    La mia mano scendeva sulla sua schiena e si fermò quando incontro le più sode, ma anche flessibili, due protuberanze di carne di uomo che avessi mai incontrato. Mi divertii a strofinarle e massaggiarle. Improvvisamente i teneri glutei scivolarono fuori delle mie mani e le sue labbra si allontanarono dalla mia lingua. Aprii gli occhi e vidi che stava scendendo sul mio corpo, baciando ogni centimetro mentre si abbassava.

    Con mio sommo piacere leccò il fungo congestionato della mia cappella ed ingoiò lentamente il resto dei miei 20 centimetri nella sua bocca calda e bagnata. Poi prese in mano le mie palle e le leccò spedendo brividi lungo la mia schiena. Ritornando al mio membro ansioso, lo avvolse e succhiò finché non mi lamentai: “Sto venendo!”
    Lo sperma fu sparato fuori della mia fessura e lui ne ingoiò quanto era umanamente possibile, il resto si sparse sulla sua bella faccia. Quando le mie palle furono esaurite, crollai contro il muro e lui crollò sulla mia gamba. Restammo così per quelle che sembrarono ore.
    Alla fine un pensiero attraversò la mia testa e saltai su gridando: “Oh merda! Il meeting!”
    “Oh mio Dio!” Barrì Luca balzando in piedi. Corremmo ai nostri armadietti ridendo e gridando, ci vestimmo il più rapidamente possibile e volammo via.

    Edited by aramis1 - 23/6/2019, 12:30
     
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  2. Piccola alce
     
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    Mi piace tantissimo
     
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  3. biribissi
     
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    Bello! Continua
     
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    stefanoroma

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    bel racconto
     
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  5. aramis1
     
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    Capitolo 2

    Senza fiato arrivammo alla sala della riunione. Luca afferrò la maniglia della porta, ma gli tirai via il braccio: “Aspetta un secondo, riprendiamo fiato.” Lui accennò col capo, d’accordo, poi abbassò lo sguardo sulla mia mia mano ancora piantata sul suo bicipite ben abbronzato. Mi rivolse un sorriso e si chinò per piantare un dolce e troppo breve bacio sulle mie labbra.
    Si voltò ed aprì la porta, io lo seguii. Ci fu un improvviso silenzio ed il signor Colli ci rivolse un’occhiataccia accusatoria. “Mi spiace signor Colli.” Cominciò Luca: “Eravamo all’allenamento di calcio e non avevamo l’orologio.” Io assentii mentre tiravo giù la manica per coprire l’orologio al mio polso: “Non ci siamo resi conto del tempo che passava.”
    “OK, ragazzi, prendetevi un posto.” Guardai nella stanza e vidi che i posti erano tutti occupati eccetto due in fondo, mi diressi lì seguito dal mio nuovo amore. Quando passammo davanti al signor Colli, lui stese verso di noi ambedue le mani con una pila di carte per noi due. C’erano due posti per ogni banco e siccome si lavorava in gruppi, potevamo sederci vicini senza destare sospettati.
    Avevo cominciato a guardare quello che ci aveva dato il signor Colli quando sentii una mano che strisciava sulla mia coscia. Guardai Luca come per dire ‘Cosa diavolo stai facendo?’ Lui lesse l’espressione sulla mia faccia e rispose con il solito ghigno diabolico. La mia espressione divenne più seria, il suo sorriso si smorzò e tirò via la mano.
    Ripresi a guardare quanto ci era stato consegnando, ascoltando a metà quello che il signor Colli stava blaterando. Poi Luca ebbe la brillante idea di farmi il solletico su di un fianco, che è la parte del corpo dove lo soffro di più. Mi prese così di sorpresa che lanciai un grido ed una risata particolarmente forti.
    Tutti si girarono e mi guardarono. Io divenni immediatamente rosso come un pomodoro.
    “Lei trova qualche cosa di divertente in quello che sto dicendo?”
    “Ummm... Mi spiace signor Colli!”, le parole uscivano con difficoltà: “Mi sono solo ricordato di una barzelletta che mi ha raccontato un mio amico.” Oh! La scusa più stupida che avessi mai inventato. Il mio imbarazzo ora era raddoppiato!
    “Uh…hu...” Rispose paternalisticamente. “Bene se per lei va bene vorrei continuare. Qualche problema?” Scossi la testa mentre il sangue cominciava a defluire dalla mia faccia. Il signor Colli era sempre accondiscendente. Sapevamo tutti che puniva raramente. Aveva sempre detto che qualsiasi problema avessimo, poteva essere risolto per il meglio in classe. Era per questa ragione che tutti lo rispettavamo.

    Luca ridacchiò ed io gli sparai un sguardo veramente truce. Lui tentò di guardarmi negli occhi e smise di ridere, ma smise solo per bisbigliare: “Andrea, mi spiace.” Poi scoppiò di nuovo a ridacchiare. Anch’io risi sottovoce; lui afferrò la mia mano con una delle sue e con l'altra la strofinò per tutto il tempo sorridendo.
    Era così carino quando sorrideva. La sua faccia mostrava delle fossette ed il sorriso era così brillante. Io ero indifeso; mi innamorai di lui proprio in quel momento.
    Alla fine lasciò andare la mia mano e strappò una pagina del suo quaderno. Prese una penna da dietro un orecchio e cominciò a scrivere. Dopo che ebbe finito fece scivolare il foglietto davanti a me. Io lessi:
    Ecco il mio numero: 3558928, posso avere il tuo?
    Sorrisi, presi la penna e scrissi:
    34557221 Chiamami più tardi.
    Lui lesse ed accennò col capo.

    Andai a casa dopo la riunione e diressi subito verso la mia stanza mentre rispondevo alle solite domande: ‘Come è andata a scuola? Hai avuto una bella giornata? Hai dei compiti da fare?’ Quando arrivai nella mia stanza mi sdraiai sul letto e cominciai a pensare. Era accaduto tutto così rapidamente, avevo bisogno di riordinare le idee.
    Ero ancora stupito di aver scoperto che anche Luca era gay. Non l’avrei mai detto. Ora che ci pensavo meglio, lui non aveva mai parlato di ragazze come tutti i ragazzi etero. Lui non si comportava eccessivamente o mostrando i caratteri maschili, come molti ragazzi etero che pensano di doverlo provare al mondo. Naturalmente non avevo mai pensato a qualcuna di queste cose.
    Cominciai a chiedermi come mai sapeva che ero gay. Non era così evidente in me. Solo poche persone lo sapevano ed erano amici, amici di cui ero sicuro di potermi fidare. C'era il fatto che lui mi aveva sorpreso a sbirciarlo nella doccia, ma quello non diceva molto. Forse era bisex. Forse certe persone hanno un sesto senso. Chi lo sa?
     
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  6. Piccola alce
     
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    Bello, continua, grazie
     
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    Complimenti.... Continua....
     
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  8. biribissi
     
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    Molto bello! Continua al più presto
     
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    bello! come sempre!!!
     
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  10. aramis1
     
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    Capitolo 3

    La prima cosa a cui ho pensato mentre stavo sdraiato sul mio letto è stato il magnifico pompino con Luca sotto la doccia. Cominciò a diventarmi duro ricordando il suo modo di sedurmi. Essendo rimasto l'unico figlio ancora in casa, venivo disturbato molto raramente mentre ero nella mia stanza. Sapendolo mi sono spogliato, mi sono sdraiato sul letto e ho cominciato ad accarezzarmi la verga rigida.

    Ero arrivato all’orgasmo e proprio quando il mio sperma venne sparato in aria, il telefono suonò. Avevo una linea privata, così sapevo che nessun altro poteva ascoltare, quindi, col cuore che batteva forte per la sega appena finita, presi il telefono e mormorai ansando: “Pronto.”
    “Ehi!" Rispose una voce maschile e familiare.
    “Oh, ciao!” Risposi, insicuro su chi ci fosse all’altro capo.
    “Sei appena arrivato, amore?”
    Oh! Pensai tra me, mentre realizzavo che si trattava di Luca.
    “No, sto solo… uh… uh…”
    “Uh… uh…” Rispose sospettoso: “Stai dicendo quello che io penso tu stia dicendo?”
    “Molto probabilmente.” Ammisi timidamente.
    “Oh merda, non cominciare!” Gridò: “Mi stai facendo le corna!”
    “Sì, beh, questo è il punto.” Lo stuzzicai.
    “Capisco...”
    “Ascolta.” Dissi: “Vorrei sapere. Esci con qualcuno?”
    “Sì.”
    “Oh” Risposi, affranto.
    “Te” Continuò: “O meglio, se tu non esci con nessuno, e vuoi stare con me.”
    “Hmmm.” Lo stuzzicai: “Devo pensarci.” Dissi ridendo.
    “Ehi!” E stava scherzando.
    Ridemmo tutti e due per un secondo, poi seguì un silenzio goffo. Capivo come si sentiva. Probabilmente stava sperimentando, come stavo facendo io, quanto era difficile trovare qualche cosa da dire.
    “Dunque, hai progetti per questa sera? So che non lavori, ho già controllato l'orario.”
    “L’avevi già programmato?” Indagai.
    “Beh, praticamente.” Ammise: “Ci speravo, comunque. Non sapevo quando fare la mia mossa. La verità è…” Continuò: “Che non pensavo di partecipare al meeting, ti ho seguito dal campo. Pensai fosse l'opportunità perfetta. Ho detto che dovevo partecipare al meeting come scusa per stare con te nel locale docce. Non avevo una scusa finché non mi hai detto perché eri là. Perché pensi che abbia cominciato a lavorare nel negozio? Pensi che siano state coincidenze che i nostri break coincidessero?”
    “Quindi stavi facendo dello stalking con me?” Chiesi nascondendo la sensazione di essere lusingato.
    “Praticamente” Poi fece una pausa: “È una cosa buona o cattiva?” Chiese contrito.
    “Io penso che sia una cosa dolce.”
    “Meno male perché non è stata una cosa facile nasconderlo per tutto questo tempo! Comunque non mi hai risposto. Stasera sei occupato?”
    “Sì!” Dissi giocando il suo stesso gioco.
    “Oh?”
    “Voglio passare del tempo col mio nuovo ragazzo. Avevi in mente qualche cosa di particolare?”
    “Umm...” Ci pensò per un minuto: “Beh è una bella serata. Perché non vieni qui ed andiamo a fare una passeggiata? La mia zona è isolata, non dovremmo avere troppe preoccupazioni di essere visti. Che ne dici per le 7 e mezza? Ti va bene?”
    “Sicuro” Dissi subito: “Ci sarò!”
    “OK, ci vediamo...”
    “Aspetta!” Lo interruppi prima che riattaccasse: “Non so dove abiti!”
    “Oh Dio, mi spiacente. La mia testa è fra le nuvole per quello che è accaduto oggi.”
    Mi diede le indicazioni poi ci dicemmo ‘ti amo’ e riattaccammo. Ero così eccitato di incontrarmi con lui da solo che frugai nel mio armadio alla ricerca dei vestiti perfetti e poi andai subito sotto la doccia. Avere il proprio bagno è un grande lusso. L’avevo scoperto recentemente, quando il mio fratello maggiore era andato all’all'università in un'altra città, l’autunno precedente, penso che sia meglio che avere una propria stanza.
    Non che mi trovassi male, amavo mio fratello. Non avevamo segreti e gli avevo detto che ero gay. Ma la privacy è una delle cose più importanti nella vita.

    Comunque sto divagando. Quindi entrai in doccia cantando e fischiando. Non potevo allontanare la mia mente da Luca e dal modo in cui mi aveva guardato, nudo, quel giorno. Penso che non dimenticherò mai quell’immagine.
    Uscii dalla doccia, mi asciugai e mi vestii. Mi misi dell’acqua di colonia e mi assicurai che tutto fosse a posto, mi sembrava di essere pronto per il mio nuovo ragazzo.
     
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  13. aramis1
     
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    capitolo 4

    Erano solo le 7 e 20 quando mi fermai davanti a casa sua. La mia era l’unica macchina parcheggiata fuori a parte una che ho riconosciuto essere la sua. Rimasi là seduto nervosamente, col mio cuore che batteva selvaggiamente, preparandomi mentalmente a quello che mi aspettava. Con la coda dell’occhio vidi la finestra di casa sua e vidi la sua silhouette massiccia che camminava avanti ed indietro. ‘Anche lui è nervoso.’ pensai. Quello era un aspetto di Luca che non conoscevo, lui non era mai nervoso, o almeno non permetteva di innervosirsi. Mi sentivo meglio a saperlo, per lo meno lui aveva le stesse reazioni. Questo ci faceva giocare un po’ più alla pari.
    Con quel pensiero in mente, decisi di non farlo agonizzare aspettandomi. Uscii dalla macchina, andai alla porta e suonai il campanello. Vidi la silhouette avvicinarsi rapidamente alla porta. Mi sembrava che lui fosse là ma passò un po’ prima che la porta si aprisse. Doveva essersi preparato per avere il miglior aspetto possibile per me come io avevo fatto per lui. Forse stava cercando di prendere coraggio come io avevo fatto prima. Io ero nervoso ma almeno lui lo era quanto me.
    Comunque aprì la porta e si presentò molto calmo. Wow, era magnifico. Indossava una maglietta nera senza maniche piuttosto stretta che mostrava la parte superiore del suo corpo perfettamente plasmata e pantaloni cachi. Pensai che il suo atteggiamento fosse solo un’apparenza, Luca non era mai calmo, nelle sue giornate era sempre iperattivo. Avrei voluto avere la metà della sua energia. Probabilmente lui non se ne rendeva conto.
    “Oh, ehi Andrea” Disse come se non sapesse che ero io: “Entra. Siediti. Posso darti qualche cosa da bere?” Si girò verso di me ed io ero così vicino dietro di lui che le nostre facce si trovarono a meno di un centimetro. Guardandolo negli occhi, lo vidi sciogliersi. Lui afferrò la mia testa, come aveva già fatto. La cosa tuttavia era diversa questa volta. Era come se questa volta non ci fosse lussuria repressa. Era appassionato e romantico e premuroso!
    Forse perché io avevo già deciso di essere innamorato di lui, le cose cambiarono per me. Potevo sentirlo, l'amore veniva scambiato nel bacio, non solo dato. Non volevo fermarmi, ed evidentemente neanche lui lo voleva. Sono sicuro che se qualcuno ci avesse cronometrato, sarebbe rimasto a bocca spalancata, ma noi avremmo battuto il record dei cinque minuti.
    Fu come se lui leggesse nella mia mente che avevo bisogno di prendere fiato ed all'improvviso le nostre labbra si allontanarono, ma il nostro abbraccio proseguì.
    Rimanemmo così per un po’ finché lui disse con un grande sorriso: “Lasciami andare”
    “No” Risposi: “Prima tu.”
    Ridemmo della volontà condivisa di allontanarci dall’altro. Come se fossimo venuti silenziosamente ad un accordo, lasciammo andare simultaneamente l'altro.

    Dopo aver sciolto l'abbraccio, ci fu una pausa goffa, poi lui disse: “Prendo le chiavi ed andiamo a fare quella passeggiata.” Le prese ed uscimmo.
    Era una fresca sera primaverile, il tempo non poteva essere migliore. Il cielo era completamente chiaro; non una nube in vista, e tutte le stelle brillavano sopra gli alberi nel parco. Camminavamo silenziosamente da circa dieci minuti quando Luca mi afferrò la mano. La mia faccia doveva riflettere la mia preoccupazione per il fatto che lo facesse in pubblico, perché disse: “Non essere preoccupato. Non ci sono molte persone qui intorno e probabilmente pensano che siamo solo buoni amici.” Ridemmo avvicinandoci ad una panchina e ci sedemmo. Lui mi circondò con un braccio e cominciò: “Così, come ti senti in tutto questo?”
    Divertente che me lo chiedesse...: “Io non sono sicuro” Ammisi malinconicamente: “Non sono in grado di ragionarci bene. Penso di essere felice... no, beh... So di essere felice. Non so ancora cosa aspettarmi. Questa è la mia prima relazione con un ragazzo, sai..”
    “Veramente? Mai fatto niente con un ragazzo?” Chiese.
    “Prima di te? No.” Dissi timidamente.
    “Wow, quindi come è stata la tua prima volta?”
    “È stato grande, tuttavia avrei desiderato rendere il favore.”
    “Oh, non preoccuparti, ci sarà tempo per quello.”
    Ci stringemmo uno all’altro sotto il perfetto cielo primaverile. Parlammo delle nostre famiglie e dell’infanzia, come era stato per noi il crescere. Volevo conoscerlo a fondo. So che per alcuni è squallida la fase ‘dimmi di te in una relazione. Non capisco perché. Forse perché non era squallido per noi. Era davvero divertente, ora stavo cominciando a vedere Luca in una luce diversa.
     
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    Il forum ha ufficialmente chiuso i battenti, perciò da oggi non è più possibile commentare alcun topic o aprirne nuovi.
    Per i racconti non terminati, c'è la possibilità di trasferire l'intero racconto in un nuovo progetto-sito dedicato esclusivamente ai racconti erotici, che a breve apriremo.

    Perciò attendi le news su questo nuovo sito, o scrivimi per MP per saperne di più.
     
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