Posts written by Shaoran

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    Avrei bisogno di non nutrire bisogni °>°
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    BrokenHearted 6. Rotto in culo violentemente

    Alessandro è tutto nudo. Si siede accanto a me stendendo le gambe. Gli guardo il pisello duro e vederlo svettare in mezzo al suo cespuglio nero mi fa arrapare. Voglio ricominciare a leccarlo e succhiarlo, mi piace troppo il sapore di piscio, sudore e sborra.
    «Come? Forse ho capito male…» mi accarezza una guancia costringendomi a guardarlo negli occhi. Stendo anch’io le gambe regolando il respiro. Ale ne approfitta subito per sfiorarmi l’interno coscia. Arriva con la mano accanto al mio pene e lo sfiora appena. Ferma la mano proprio lì, a un centimetro dalla mia erezione.
    «Hai capito benissimo» rispondo. Sono triste, arrabbiato e preoccupato. E non so neanche io il perché.
    «Davvero nessuno te lo ha mai messo nel culo?»
    Annuisco.
    «Non capisco, Chri. Mi hai raccontato di varie esperienze, di ragazzi… credevo che ormai l’avessi già fatto.»
    «Invece no. Non sono mai andato oltre.»
    «Perché no? Non fraintendermi, voglio dire… Trovo difficile pensare che nessuno abbia voluto scoparti.

    Io solo a guardare il tuo buco del culo mi viene voglia di allargartelo a martellate di cazzo… Non capisco, davvero…»
    «Non ho mai voluto. È stata una scelta mia.» Lo guardo negli occhi e me ne pento subito. Mi fa arrapare quando mi guarda così seriamente. Vorrei urlargli “Smettila di fare domande e rompimi il culo” ma non riesco a muovermi.
    «Ah… Quindi è stata una scelta tua… E adesso cos’è cambiato?»
    «In che senso?»
    «Perché a me hai detto di sì?»
    Sento l’imbarazzo colorarmi le guance: «Non lo so. Perché tu mi piaci, credo. Non voglio più essere così, non voglio più fermarmi davanti al sesso, quello vero. Ho una voglia pazzesca, voglio essere inculato, scopato, chiavato forte… Non lo so perché a te ho detto sì, so solo che ti voglio. Se devo essere rotto in culo, voglio che sia tu a farlo.»
    Ale rimane serio. Si guarda il pisello duro in mezzo alle gambe e fa un’espressione strana: «Senti Chri, detto molto sinceramente… Tu non mi conosci, non sai niente di me, sono uno sconosciuto. Abbiamo sempre e solo parlato di porcate varie… Come fai a sapere che posso essere il primo a scoparti? Non fraintendermi, ti voglio… Quello che voglio dire è che per me questo è sesso, è una scopata… Magari lo faremo anche più volte, ma saranno solo scopate. Te l’ho detto subito, io con te voglio del sano sesso, voglio sfogarmi per bene… Se ti inculo, tu non torni indietro. Non avrai di nuovo una prima volta. Se ti tolgo la verginità anale, non la riavrai più. Sei un ragazzo per bene ed educato, perciò te lo dico, non voglio che poi un giorni tu possa pentirti di questa giornata.»
    Ale è dolcissimo. Ho sempre saputo che quello che vogliamo fare è solo sesso… Ma io non pretendo di più. «Lo so, Ale. Ma… te l’ho detto. Lo voglio in culo» stendo la mano e afferro il suo cazzo. lo scappello e lo tengo dalla basse. Svetta grosso e lungo in mezzo alle sue gambe, lo adoro. «Voglio il tuo. Rompimi con questo. Ho deciso.»
    Ale sorride e mi dà un bacio sulla guancia: «D’accordo, cucciolo. L’importante è che abbiamo chiarito.»

    «Vieni» Ale si alza e mi tende la mano. La afferro e mi metto accanto a lui. Siamo due ragazzi, tutti e due nudi, mano nella mano, con i cazzi duri. Questa situazione mi fa eccitare moltissimo.
    «Se è la tua prima volta, voglio che te la ricordi per sempre» usciamo in corridoio e arriviamo in bagno.
    «Che vuoi fare?» gli chiedo.
    «Ti sei lavato?» mi chiede: «Anche… dentro.»
    Annuisco. So come prepararmi, non sono un idiota. Ale piega la testa di lato. «Posso lavarti io un’altra volta? Così, per sicurezza.» Non capisco se è mancanza di fiducia o se semplicemente lo eccita.
    «Okay.»
    Alessandro mi indica la vasca da bagno e mi dice di accucciarmici dentro a novanta. Mi posiziono col culo svettante in aria. Ale si sistema dietro di me e si inginocchia.
    «Ti giuro, Chri» mi dice: «Più te lo guardo, più l’unica cosa che voglio fare è riempirti di cazzo.»
    «È quello che voglio» ansimo.
    Ale mi divarica le chiappe e ci sputa in mezzo. Sento la sua saliva colarmi sul buchetto e rilassarmi la pelle. Comincia a toccarmi con un dito facendolo roteare attorno al buco.
    «Com’è morbido, Chri…» ci sputa un’altra volta sopra e quando vede che sono bello bagnato, spinge il dito dentro. Senza darmi il tempo di abituarmici, lo muove dentro e fuori accelerando sempre di più il ritmo regalandomi puro piacere. «Ti sento più largo, cucciolo. Arriva il secondo.»
    Sento due dita nel culo e il loro movimento dentro-fuori mi fa godere.
    «Ah…» ansimo con un fil di voce e subito Ale sfila le dita.
    Sento un rumore metallico e poi qualcosa di duro sfiorarmi il buco. «Tranquillo, è solo acqua.»
    Ale apre il rubinetto e quando sento lo scorrere dell’acqua nel culo provo un’infinita sensazione di piacere. I clisteri li adoro, godo nel farmeli da solo… e il pensiero che qualcun altro me li stia facendo mi fa arrapare come non mai.
    «Basta Ale» lo imploro quando mi sento riempito. Subito chiude l’acqua e mi strizza le chiappe.
    «Stringi, Chri. Tienila dentro.» Ale si alza ed esce dalla vasca. «Vieni» afferro la sua mano e lo seguo a chiappe strette fino al water.
    «Siediti al contrario» mi ordina: «e solleva un po’ il tuo bel culetto. Così ti guardo mentre ti liberi.»
    «Mi imbarazza, Ale.»
    Si mette a ridere: «Cosa? Perché?»
    Guardo per terra: «Posso farlo da solo? È come se tu mi stessi guardando mentre vado di corpo. È umiliante.»
    Il sorriso di Alessandro diventa perverso: «Ma è proprio quello che voglio» mi sistema le gambe e si inginocchia davanti al cesso: «Io voglio umiliarti, Chri. Voglio sottometterti, voglio fare tutto quello che mi passa per la testa con il tuo corpo. E so che lo vuoi anche tu, quindi… non protestare.»
    Annuisco al suo tono autoritario e mi allargo le chiappe esponendo il buco alla sua vista.
    «Spingi, Chri. Liberati.»
    Spingo come quando devo cacare e l’acqua mi esce fuori spruzzando.
    «Wow, Chri… Cazzo, quanto mi piace guardarti…»
    «È bellissimo, Ale… Ah… Ah…» la faccio tutta fino a quando le ultime gocce mi colano lungo le cosce. Mi rimetto in piedi e Ale mi abbraccia.
    «Sei pulitissimo, ti sei lavato bene.»
    Gli sorrido: «Non ti fidavi.»
    «È stato bellissimo guardarti pisciare dal culo, cucciolo. La prossima volta non farlo a casa. Facciamolo insieme. Voglio farteli io i clisteri d’acqua. Mi eccita vederti così.»
    «Ovviamente con moderazione?»
    Ale ride: «Ovviamente.» Mi bacia sulle labbra e mi riporta in camera.

    Non appena guardo il letto, ho un moto di terrore. Ale se ne accorge e mi ci cinge da dietro. Le sue mani finiscono per sfiorarmi i peli del cazzo e il suo petto si poggia sulla mia schiena.
    «Sta tranquillo» mi sussurra all’orecchio: «Ti prometto che, dopo oggi, vorrei sempre stare col mio cazzo nel culo. Ti farò innamorare del mio cazzo, promesso.»
    «Già lo amo.»
    Ale ride: «Che troia che sei.»
    La spinta che ricevo mi fa perdere l’equilibrio. Cado di faccia sul letto e in un attimo sento Ale dietro di me che mi massaggia il culo. Allarga il sedere e rimane per due secondi a fissarmi il buchetto. Poi, senza preavviso, ci sputa sopra e gli dà due leccate. Tremo ogni volta che la sua lingua mi tocca l’ano.
    «Ti allargo, Chri» mi ficca due dita in culo, questa volta tutte e due insieme, e comincia a spingere e tiare. Entrano ed escono sfiorandomi le pareti anali. Mi rilasso e sento subito il buco allargarsi. Lo nota anche Ale che decide di far entrare anche un terzo dito. Questo mi fa un po’ male, stringo la presa attorno alle sue dita involontariamente.
    «Rilassati, cucciolo.» Ale lascia le dita metà dentro e metà fuori e mi spunta ancora una volta sul buco. La saliva mi lubrifica e, di colpo, le tre dita mi scivolano intermante in culo.
    «Ah…» ansimo, sgranando gli occhi.
    Sento un risolino di Alessandro. Continua a fare dentro e fuori per qualche secondo e poi le sfila completamente. Vuoto, sento il mio buco allargarsi e stringersi attorno al nulla.
    Ale si sposta e mi fa girare.
    Con le dita bagnate di saliva, mi accarezza la guancia e mi sfiora le labbra: «Annusa, cucciolo» mi mette le dita sotto il naso: «Annusa l’odore del tuo culo.» Inspiro mentre vedo il sorriso di Alessandro allargarsi sulla sua faccia. «Sei pulito, ma ho le dita caldissime, il tuo culetto è bello caldo.» Sposta le dita e me le ficca in bocca forzando l’apertura delle labbra.
    «Assaggia, tieni il calore del tuo buchetto.» Gli lecco le dita assaporando i miei stessi umori. Appena le toglie, si piega su di me e mi bacia. La sua lingua si attorciglia alla mia e condivido con lui il mio sapore.
    «Guardami il cazzo, Chri» ordina. Lo faccio. Ha la cappella lucida, completamente ricoperta di presperma. «Ti devo avere adesso, troietta. Non resisto più. Girati.»
    Lo faccio. Inarco la schiena.
    Sento il rumore di un cassetto del comodino che si apre. «Gira la testa e guardami.»
    Vedo Ale a gambe aperte dietro di me. In mano ha una bustina quadrata che strappa con i denti. Tira fuori un preservativo e lo appoggia sul suo cazzo bagnato. «Mi piace essere guardato mentre me lo infilo» ammicca. Io gli sorrido perché è una cosa che eccita anche me, guardare un ragazzo che si mette il profilattico sul pisello, ma lui non lo sa.
    Appena finisce di sistemarselo, lo afferra dalla base e lo punta verso di me: «Mi piace come lo ammiri, Chri. Ti piace tanto il mio cazzone?»
    «Sì.»
    «Lo sai che sta per entrarti tutto nel culo?»
    «Ale, ho paura. Ce l’hai troppo grosso, troppo lungo… Ti prego, fa piano.»
    Non so se il mio tono di voce o la mia posizione lo divertono, fatto sta che ride e si piega a baciarmi. «Tranquillo» mi sussurra: «Ci penso io a ficcarti ventuno centimetri di cazzo su per il culo.» Mi afferra per la nuca e mi fissa la testa sul materasso.
    Afferra un tubetto di gel che aveva preso insieme al preservativo, lo apre, e se ne mette un po’ su tutta l’asta del cazzo. Una quantità più abbondante se la sparge sulla cappella e poi me ne spalma un po’ sul buco. È freddo, ma non reagisco.
    Si piega e mi afferra per i fianchi. La sua cappella mi tocca il buchetto e subito ho la sensazione di ritrarmi. «Sta buona, cagnetta» dice, spingendo più forte. Anche se il mio buco fa resistenza, Ale non demorde. Mi tiene fermo e spinge sempre di più, sempre più forte…
    «P-Piano…» dico, ma tanto lui non mi ascolta.
    Finalmente sento il mio buchetto cedere di fronte alla potenza del maestoso cazzo di Alessandro e lasciarlo entrare. La cappella mi allarga l’orifizio e mi tocca le pareti del culo.
    «Ah!» ansimo. La schiena mi si piega da sola, ma Ale ci poggia la mano sopra per farmi risistemare. «Fermo, Chri.» È difficile fare come dice ma ci provo.
    «Adesso ti farò un po’ male…»
    Non ho nemmeno il tempo di chiedere perché. La sua cappella mi scivola dentro e, con una spinta poderosa, metà cazzo mi sfonda il culo.
    «Ahia!» urlo e stringo le lenzuola tra le dita. «Ale… Ahi, fa male. Toglilo. Ah…»
    Mi arriva uno schiaffo sul culo. «Sta zitta e lasciati sfondare, troia. Adesso non si torna indietro.»
    Comincia a fare avanti e indietro e ad ogni movimento sento il culo spaccarsi. Il suo cazzo mi sfrega le carni ed il dolore mi fa gridare.
    «Ahia… Ah… A-Ale… Piano… Ah…»
    «Dai, puttana… Ti allargo… Te lo rompo questo culo. Prendilo tutto, avanti…»
    Il dolore cresce ad ogni colpo. Alessandro non si ferma, continua a spingere e ad insultarmi. Solo una volta decide di lubrificarmi un altro po’ senza togliermi il suo cazzo da dentro il culo.
    Mi fotte con forza fino a quando mi vengono gli occhi lucidi. Sbatto le palpebre e una lacrima mi cade sulla guancia. Mi lascio andare ed accade qualcosa di incredibile. Il mio culo si rilassa e il cazzo di Alessandro si spinge sempre più in profondità.
    «Sì, Chri… Vai… Apriti… Apriti per me, fatti inculare. Che bello, sì...»
    Chiudo gli occhi. Sento la potenza di Alessandro travolgermi. È incredibile, ma avverto ogni centimetro del suo bastone che entra dentro di me. Non capisco più quanto ce l’ha lungo. Sembra non finire mai.
    «Chri» si piega su di me, schiacciandomi sotto il suo corpo sudato. Ho la sua bocca vicina all’orecchio: «Hai un culo fantastico. Sei grandioso. Ti sento così stretto… La sola idea di sverginarti mi fa eccitare da morire. Sei innamorato del mio cazzo, giusto?»
    Annuisco perché non riesco a parlare. Se apro bocca è solo per urlare piacere e dolore.
    «Ho una confessione da farti. Io sono innamorato del tuo culo» mi bacia dietro l’orecchio: «Dimmi che ti piace essere rotto in culo da me, la prima volta… Dimmelo.»
    Mi giro e ritrovo i suoi occhi scuri. Ha la bocca aperta e un ciuffo di capelli sulla fronte. Mi fa eccitare solo a guardarlo. Piego il braccio per sfiorargli le labbra. Lui si lascia toccare.
    «Ale…» riesco a dire: «…continua a scoparmi.»
    Mi sorride e mi bacia le dita. «E tu continua a guardarmi, Chri. Fammi vedere come godi mentre ti inculo.» Mi passa un braccio sotto il mento per tenermi la testa girata verso di lui. Sento il suo corpo sollevarsi e il suo cazzo mi sfrega le pareti del culo uscendo lentamente. La sua cappella rimane dentro di me per tenermi largo.
    «Tieni, cucciolo» senza smettere di guardarmi negli occhi si riabbassa e la sensazione è terribile. Il suo cazzo avanza dentro di me, lungo il mio retto anale allargandomelo con forza. Quando si ferma riesco a percepire la cappella più grossa dell’asta che quasi mi tocca l’intestino.
    Mi ritrovo ad urlare di fronte al viso compiaciuto di Alessandro. «Ahhhh! Ahia!» vorrei spostarmi e sfuggire alla sua penetrazione violenta, ma Ale mi tiene fermo.
    Mi sento esplodere. Sono pieno, pieno di cazzo. Ale mi ha riempito il culo…
    «Godi, zoccola. Godi, brutta puttana!» mi tappa la bocca con la mano senza mai fermarsi. Me lo spinge dentro così forte che mi ritornano gli occhi lucidi. So che fa male, so che quello che sto provando è dolore… eppure, sotto al dolore, sto godendo come mai prima d’ora. È incredibile, più Ale me lo ficca dentro, più sono felice. Il sapere che nel mio culo c’è un cazzo grosso che lo allarga e lo riempie, mi fa sentire un vero rotto in culo… e il merito è tutto di Alessandro.
    «Prendilo, Chri!» l’urlo di Ale mi spaventa. Lo guardo come un sottomesso guarda il suo padrone e sento le sue gambe attaccarsi alle mie. Il suo bacino spinge ancora un po’ e solo allora urlo. Urlo davvero. Fortissimo. Gli occhi mi lacrimano e il mio corpo comincia a tremare.
    Sento la pelle del culo graffiata dai peli di Alessandro e il rumore delle sue palle che sbattono sul mio orifizio.
    Mi ha rotto. Tutto. Mi ha distrutto.
    «Cazzo, sì!!! Ti rompo, Chri. Sei mio. Hai ventuno centimetro di cazzo nel culo. Sei una puttana. Una lurida puttana.» Mi tappa la bocca con entrambe le mani e si regge a me per fare da leva. Si tira indietro e me lo rificca in culo tantissime volte. Il letto cigola e il sudore fa incollare i nostri corpi. Ale continua a fottermi ricoprendomi di insulti. Mi dice che ora sono un rotto in culo, che non sono più vergine, che il mio culo è fatto solo per far godere i cazzi grossi come il suo, che mi devo far usare, che sono una troia nell’anima… Solo alla fine, quando credo di aver quasi perso i sensi, mi dà un ultimo colpo facendomi sentire tutti i suoi centimetri di carne dentro di me e poi lo tira fuori. Mi fa girare, si sfila il preservativo e si inginocchia sul mio petto. Sento un verso animalesco e vedo il suo fantastico corpo tremare. Ale mi punta in faccia il suo bestione scappellato e comincia a schizzare tanta sborra.
    «Tieni, puttana… Mi sei servita per svuotarmi i coglioni… Bevi…»
    Non riesco ad aprire la bocca perché sono esausto. Ale allora mi preme due dita sulle guance e me la apre da solo. Ci ficca la cappella sporca di sborra dentro e mi ordina di pulirla.
    Muovo la lingua mentre altre due lacrime mi scivolano dagli occhi andando a toccare la sua asta per metà dentro di me.
    Ale mi toglie il cazzo dalla bocca e mi cade addosso a corpo morto. Mi bacia per tantissimo tempo accarezzandomi le guance. Con i pollici mi asciuga gli occhi lucidi.
    Si solleva sui gomiti e mi sorride: «Non ti aspettavi che ti scopassi così forte, vero?»
    Non so che rispondergli. Sono scosso. Ho male al culo, eppure voglio solo continuare a godere come stavo godendo fino a poco fa. Non mi importa di riprovare quella sensazione di essere impalato con i suoi ventuno centimetri… voglio solo star bene.
    «M-Mi fa male il culo» riesco solo a balbettare.
    Ale ridacchia: «Ci credo, cucciolo» mi dà un altro bacio sulle labbra: «Te l’ho rotto.»
    Mi abbraccia mettendomi di lato. Lui rimane steso di schiena mentre io finisco con la faccia sul suo petto peloso. Odoro il suo profumo di maschio, maschio eccitato, maschio potente, maschio che ha appena sborrato.
    «Riposati, Chri» mi accarezza i capelli: «Dopo ti metto una crema. Da oggi il tuo culo appartiene a me. Me ne occuperò io.»
    Chiudo gli occhi accarezzandogli i peli bagnati di sudore sui pettorali. Il suo respiro che gli alza e gli abbassa il petto mi culla assieme al forte odore di sborra che Alessandro mi ha spalmato in faccia.
    Mi guardo in mezzo alle gambe e vedo il mio addome sporco di sperma. Sono venuto e non me ne sono neanche accorto. Più giù, una macchiolina scura sporca le lenzuola. E ho paura che sia uscita dal mio buchetto deflorato.

    [To be continued...].
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    CATEGORIE: Young, Scolastico



    Sergiu, il compagno di classe

    Mi avevano sospeso di nuovo. Due giorni prima la mia professoressa di Italiano mi aveva beccato a fumare nei bagni della scuola, mentre sarei dovuto essere in classe e quindi ora eccomi qui. Un altro pomeriggio inutile che avrei dovuto passare a fare chissà cosa a scuola. E infatti erano già 10 minuti che aspettavo nell'aula che mi aveva indicato la bidella, senza che succedesse nulla. Dovevo aspettare il preside, sorbirmi la ramanzina e poi vedere quale compito ingrato mi sarebbe toccato questa volta: speravo nella biblioteca, dove almeno avrei potuto usufruire del balconcino per una pausa sigaretta. Mentre contemplavo questa opportunità, il preside entrò di fretta ma, con mia grande sorpresa, non era sola. Dietro di lei c'era Sergiu, un ragazzo che conoscevo di vista, essendo un anno avanti al mio. Si sedette di fianco a me senza nemmeno degnarmi di uno sguardo e la preside cominciò con la solita solfa. Io, comunque ero piuttosto distratto: Sergiu era un ragazzo normale, non eccessivamente bello, che però aveva qualcosa di intrigante. I suoi genitori erano dell'Est-Europa e Sergiu aveva ereditato da loro una bellezza particolare. Aveva la carnagione leggermente olivastra, due profondi occhi scuri e i capelli neri sempre in disordine. Aveva una bocca carnosa, che si apriva in uno splendido sorriso, e un naso appuntito che si accompagnavano bene agli zigomi molto pronunciati. Come se non bastasse, una mia amica mi aveva raccontato di aver sentito che fosse anche ben dotato e che una sua amica lo avesse descritto come la migliore scopata della sua vita. Mentre riflettevo su questo, cercando anche di prestare un po' di attenzione alla strigliata in corso, il mio sguardo cadde sul cavallo dei pantaloni di Sergiu. In effetti sembrava proprio che, anche con i Jeans addosso, il ragazzo promettesse bene: fra le due gambe massicce i pantaloni lasciavano intravedere un rigonfiamento molto interessante!

    In quel momento una bidella entrò per interrompere il Preside, che uscì dalla stanza, prima di consegnarci alcune vecchie cartelle da rimettere in ordine. Sergiu, come se nulla fosse, si limitò a tirare fuori il cellulare e a mandare messaggi. Io cominciai a controllare le cartelle, per cercare di finire il prima possibile. Facendolo, però, mi spostai leggermente, così da poter continuare a guardare Sergiu, fingendo di lavorare. Passarono altri dieci minuti in cui cercai più volte di cominciare una conversazione ma ricevendo in cambio solo monosillabi. “Peccato” pensai, negli ultimi giorni avevo una voglia pazzesca che nessuna sega era riuscita a farmi passare. Come se mi avesse letto nel pensiero, in quel momento Sergiu, allungò la mano verso il suo pacco e se lo sistemò nei pantaloni, prima di cominciare a stringerlo. Ero completamente incantato da questa vista che non mi ero reso conto che mi stesse guardando. Quando i miei occhi incrociarono i suoi, sorrise. Si spostò leggermente con la sedia, per venirmi più vicino. Stava lì, con le gambe divaricate, proprio di fronte a me, a massaggiarsi il cazzo da sopra i pantaloni. Non riuscivo a dire niente, non riuscivo a fare nulla, se non continuare a guardarlo ipnotizzato. Dopo solo pochi secondi, si sbottonò i jeans e se li tirò giù, facendomi vedere le sue gambe muscolose e pelose e il rigonfiamento nei suoi boxer grigi. Mi disse “Se ti piace, vieni!” con la sua voce calda e autoritaria e l'istante dopo mi ritrovai in ginocchio davanti a lui, con la testa fra le sue gambe. Lasciai scorrere le mie mani sotto la sua maglia, sulla sua pancia e poi su, fino ai capezzoli, che cominciai a toccare, mentre con il naso e la bocca adoravo il rigonfiamento nei suoi pantaloni. Sembrava piacergli molto, visto che cominciò ad ansimare. Una delle sue mani mi prese da dietro la nuca e mi spinse ancora di più verso la sua erezione, per sentirne meglio il profumo di maschio e capì che era arrivato il momento. Mentre con una mano gli tiravo giù i boxer, con l'altra presi in mano il suo cazzo. Aveva una bella cappella rosea, già bagnata di piacere, alla fine di un bel cazzo duro, abbastanza lungo e molto grosso, tanto che quasi non riuscivo a tenerlo tutto. Senza che lui dicesse nulla, gli baciai la cappella, lentamente, bagnandomi le labbra poi cominciai a leccarla per bene, con dei piccoli movimenti veloci. Una delle mie mani scese verso le sue grosse palle per massaggiarle, mentre l'altra gli massaggiava il ventre, appena sotto la pancia, dove una striscia di peli scuri incorniciava il suo cazzo. Mentre lo sentivo mugolare di piacere, leccai la sua asta in tutta la sua larghezza, cercando di capire se avessi potuto prenderlo tutto in bocca. Provai, la prima volta arrivando solo fino a metà e poi tirandomi indietro, mentre la seconda volta cercai di scendere fino alla base del cazzo. Evidentemente i miei sforzi gli piacquero molto, perchè con entrambe le mani mi spinse sulla nuca, piantandomi il suo cazzo fino in fondo alla gola. Per un attimo temetti di soffocare ma lui non sembrava volermi allontanare. Un attimo dopo, invece, lasciò la presa e io poteri assaggiare ancora quel cazzo fino alla cappella, con una bella leccata. “Voglio scoparti la bocca” mi disse, quasi come un ordine. Mentre gli baciavo ancora una volta la cappella ormai bagnatissima, lo guardai negli occhi e gli feci capire che lo volevo anche io. Si sistemò leggermente sulla sedia e rimise le sue mani sulla mia testa. “Ma continua a guardarmi” lo sentì dire, prima che mi spingesse di nuovo sul suo cazzo. Assecondavo con la testa i movimenti che mi imponevano le sue mani, prima lentamente, fino in fondo al suo cazzo, con il naso schiacciato contro la sua pelle calda e il suo sapore in gola, poi con movimenti sempre più veloci, su e giù, con il suono delle sue palle che sbattevano contro la sedia. Io facevo del mio meglio per tenere il ritmo ma spesso non riuscivo a respirare e più davo l'impressione di stare soffocando, più sembrava piacergli e pompava più forte. Dopo un po', mi lasciò andare, libero di fargli quello che volevo. Decisi di dedicarmi alle sue palle, prima massaggiandole poi leccandole e prendendole in bocca una alla volta. Continuai a guardarlo, mentre si godeva gemendo il servizietto con gli occhi chiusi e la bocca semi-aperta. Continuai a masturbare il suo cazzo e a leccarlo con voglia, fino a quando non mi disse che stava per venire. “Non smettere... ah, ah, non smettere... Ci sono quasi...” disse fra un gemito e l'altro, allora presi in bocca il suo cazzo e gli diedi altre due leccate, prima che venisse con un gemito. Sborrò copiosamente nella mia bocca, una decina di schizzi di sperma denso e caldo che ingoiai subito. Mentre mi passava una mano fra i capelli, ripulì per bene il suo cazzo, succhiando le ultime gocce di sperma. Il suo cazzo anche a riposo era bello tozzo e continuai a tenerlo in mano e a sbattermelo sulla faccia, perchè non volevo lasciarlo andare. “Su, da bravo! Quello può tornare da un momento all'altro” mi disse Sergiu, riportandomi alla realtà. Lasciai andare il suo cazzo e gli rimisi i boxer, dando un'ultima annusata a quel bel pezzo di carne. Si ricompose e anche io, appena un attimo prima che il Preside tornasse.
    “Ma come, non avete ancora fatto niente?!? Dovrete tornare domani e tutti i giorni seguenti fino a che non avrete finito!” ci rimproverò dalla porta.

    “Sarà un piacere” disse Sergiu dietro di me, mentre sorrideva e allungava una mano verso il mio culo, stringendomelo forte. .

    Edited by Icrox91 - 27/12/2016, 10:05
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    BrokenHearted 5. Il cazzo grosso di Alessandro

    «Ti voglio scopare.»
    È da una settimana che Ale continua a mandarmi messaggi. Ed è da una settimana che io continuo ad ignorarlo. Dopo aver visto il cazzone sbrodolante sborra di Marco, il mio fantastico barista, adesso non riesco a pensare ad altro. E mi sento – ma giusto un po’ – in colpa. Non sapevo che mi eccitasse tanto fare la troia. Prima, non avrei mai detto così spudoratamente “D’accordo” ad un qualsiasi ragazzo che mi avesse chiesto di succhiarglielo. Adesso, invece, l’ho fatto… e per ben due volte!
    Ho succhiato e bevuto lo sperma di uno stallone biondo incontrato nei bagni dell’università e di un barista che mi ha visto bere la sborra di un amico sotto il tavolino di un bar.
    Eppure… non mi basta. Ho ancora voglia di bere tanta sborra calda.
    «Ehi… Anch’io vorrei essere scopato :)» sono sarcastico, ma Alessandro non lo sa.
    «Vuoi venire da me domani? Ho casa libera.» Ale vive in un appartamento in affitto col fratello che è fuori città e che tornerà il mese prossimo. Lui è da solo, tutto solo, in una casetta accogliente, col cazzo duro che non aspetta altro se non rompermi il culo.
    «Non lo so…» illudere mi piace un sacco. Ricordate, mai dire di sì al primo incontro… serio. Fatevi desiderare… E se non ci riuscite, piegatevi a novanta e allargate le chiappe, a vostro rischio e pericolo. Dai, sono due alternative niente male.
    «Chri, lo stai facendo di nuovo.»
    «Cosa?»
    «Ti stai tirando indietro. Ma sei sicuro di voler scopare con me?»
    «Sì, sono sicuro.»
    «Allora muovi il culo e vieni qui domani!»
    Fisso lo schermo del cellulare prima di rispondere. Non so che fare.
    «Ti aspetta questo» insieme al messaggio, mi invia la foto di un cazzo enorme e scappellato. È il suo. E lo voglio prendere nel culo.
    Mi convinco.
    «A che ora?»

    Non sono riuscito a rilassarmi per tutto il viaggio in treno. Pensavo che le cuffie mi avrebbero aiutato… invece niente. Nessuna canzone mi ha fatto rilassare. Sono un fascio di nervi. Ed è strano.
    Non dovrei essere così nervoso. Dopotutto, ho già masturbato Ale e ho bevuto il suo sperma. Eppure… cavoli, è diverso. Devo prenderlo nel culo…
    «Arrivato.» Gli invio un messaggio non appena scendo dal treno. C’è poca gente in giro. Salgo le scale mobili che mi portano fuori dalla stazione ed arrivo nei pressi di una villetta comunale.
    Cerco una panchina libera e mi siedo. Il luogo dell’incontro era questo.
    Oggi fa caldissimo. Indosso dei pantaloncini corti, bianchi, ed una maglietta a maniche corte con le righe bianche e blu. Volevo essere perfetto, ma non ci sono riuscito. Il sudore mi cola dalla fronte e le dita continuano a tamburellare sul ferro della panchina.
    «Ehi, Chri!»
    Sollevo lo sguardo quando sento la voce di Ale. Corre verso di me con i capelli neri che dondolano al vento. Lui indossa dei jeans corti ed una maglietta blu con il collo a V che accentua i suoi pettorali.
    Secondo me non è reale. Un tipo così figo non può esserlo. Tantomeno se vuole scopare con me. Ho paura che sia tutto un sogno.
    Mi metto in piedi: «Ciao.»
    Ale mi abbraccia e mi bacia sulla guancia. Lo fa sempre, credo gli piaccia. Io lo adoro. Sentire la sua corta barba che fa il solletico sulle mie guance mi fa eccitare.
    «Andiamo.» Infila le mani in tasca facendo tendere i muscoli delle braccia. Lo seguo come un cagnolino.
    «Ti va’ qualcosa da bere prima?» Col sole che gli batte sulla fronte è bellissimo. Sembra un adone sceso dal cielo per scoparmi.
    «C’è una sola cosa che vorrei bere in questo momento.»
    Ale ride e mi mette un braccio attorno al collo. La sua bocca mi sfiora l’orecchio: «Bravo, cucciolo. Devi voler bere sempre e soltanto il mio nettare. È quello che ti dà la forza di essere troia, la mia troia» mi bacia di nuovo sulla guancia e si stacca.
    Cammino a piccoli passi al suo fianco pur di non far vedere quanto mi è venuto duro.

    «Prego.» Ale si fa da parte dopo aver fatto scattare la serratura dell’appartamento numero 22 di una palazzina anonima. La porta si apre ed io entro.
    C’è odore di… maschio. Sudore, calzini sporchi, profumi da uomo, frittura, polvere, alito di sigaretta… è un miscuglio che mi penetra le narici e me lo fa andare subito in tiro. Si sente che qui vivono due bei maschioni. Ed uno di loro è Alessandro, che vuole mostrarmi quanta potenza maschile c’è in lui ficcandomelo nel culo e chiavandomi forte.
    «È carin…» non riesco a finire la frase. Ale dà un calcio alla porta, chiudendola, e mi sbatte contro il muro di uno stretto corridoio.
    Le sue mani mi finiscono sul collo, sulla nuca… e la sua lingua apre le mie labbra con forza spingendosi dentro la mia bocca.
    Poggio le mani sui suoi fianchi e poi le faccio salire lungo tutta la sua schiena. Accarezzo il corpo dell’uomo che mi avrà.
    «Sta zitta, troia» bisbiglia staccandosi. Mi accarezza la guancia e mi mette il pollice in bocca. Lo succhio e lo lecco. «Adesso ti inculo come la peggior puttana di strada. Ho aspettato fin troppo. Io le troie come te me le scopo subito, nessuna mi ha mai fatto penare come hai fatto tu.»
    Non capisco dove finisce l’insulto e dove comincia l’eccitazione.
    Smette di torturarmi la bocca e mi afferra il culo. Mi strizza le chiappe, le massaggia e poi…
    «Ah!»
    «Non gridare, o ti sculaccio più forte. A crudo.»
    Annuisco anche mentre sento il secondo colpo arrivare. Tira indietro la mano e, guardandomi negli occhi, mi ricolpisce sul culo.
    Sbam!!!
    «Ah!» tremo.
    «Ti ho detto di non urlare! Non voglio che il vicinato ti senta…»
    «Scusa, Ale.»
    Sorride: «Se urli per qualche sculacciata, voglio sentire come urlerai quando te lo infilerò su per il culo. Hai detto che ce l’ho grosso e lungo quando l’hai visto… Potrei farti molto male, cucciolo.» Mi bacia sulle labbra dandomi un altro schiaffo sul culo. Senza accorgermene, urlo nelle sua bocca. Lui si stacca e ride.
    Mi ricade addosso facendomi voltare e schiacciandomi la guancia contro il muro.
    «Lo senti?» struscia il bacino nel solco delle mie chiappe. «Senti quanto mi fai arrapare?»
    «Mmh…» non riesco a dire altro.
    «Vieni.» Mi lecca dietro l’orecchio e poi si stacca. Mi prende per mano e mi sorride. Riesce ad essere dolce – quando ad esempio mi chiama “cucciolo” – e violento – quando ad esempio mi fa provare dolore.
    Arriviamo in un salotto con un divano letto già aperto. Ale lo indica: «Salici sopra e mettiti a pecora, ma con la faccia nella mia direzione.»
    Obbedisco sotto il suo sguardo vigile. Eseguire gli ordini mi fa uno strano effetto… è umiliante, eppure eccitante. Guardo Ale dal basso mentre lui si sistema a gambe divaricate di fronte a me. Ho la faccia all’altezza del suo pacco.
    «Guardami negli occhi.» Sollevo lo sguardo smettendo di guardare la forma del suo pisello sotto i jeans. «Bravo. E adesso…» sento il rumore di una zip che si abbassa: «…succhia.» Riabbasso lo sguardo e vedo un pisello grosso e lungo che sbuca dai suoi pantaloni. È così bello… Venero il cazzo.
    Avvicino la faccia al suo arnese e lo annuso. Sa di pulito, piscio, sborra e, leggermente, anche di sudore. Spingo la faccia ancora più vicino ed affondo il naso nei suoi peli. Annuso il suo inguine.
    «Sei proprio un cucciolo. Lo annusi tutto prima di assaggiarlo, eh?»
    Gli accarezzo le palle con la mano e subito ne sento la consistenza. Belle dure in una sacca morbida. Arrivo alla base del cazzo e tiro fuori la lingua. Scappellandolo con la mano, lecco tutta l’asta fino alla punta. Quando passo la lingua sul frenulo, Ale strizza gli occhi. Mi stacco e comincio ad accarezzarlo con la mano. Mentre lo masturbo, ci sputo sopra. Il cazzo di Alessandro si ricopre di saliva. La spargo e lo faccio diventare bello lucido e scivoloso.
    «Si vede proprio che ti piace. Lo guardi come se guardassi un pezzo da museo. Lo vuoi… si vede. Che frocetto…» mi mette una mano dietro la nuca e mi spinge centimetro dopo centimetro il suo cazzo in bocca. Fino alla base non riesco ad ingoiarlo, nonostante le spinte che mi dà Ale per rompermi la bocca.
    «Oh sì…»
    Succhio l’asta mentre gli lecco e gli stuzzico la cappella. Con la mano continuo a scappellarlo accompagnando il pompino.
    «Succhia, troia… Oh sì, succhia la mia mazza. È buona, eh?» mi tira la testa indietro tirandomi per i capelli. Provo dolore, ma il fatto di essere dominato da lui non mi ci fa pensare.
    «H-Ha un sapore buonissimo» riesco a dire tra la saliva che mi cola dalle labbra e il respiro pesante.
    Ale si piega a baciarmi e sento la bocca piena di saliva, presperma e sapore di cazzo grosso.
    Con l’aiuto dei suoi movimenti, mi ritrovo steso a letto. Ale continua a baciarmi mentre mi sfila la maglietta e tira giù i pantaloncini bianchi. Mi guarda stando inginocchiato su di me e poi mi toglie anche le mutande. Sono slip bianchi. Prima di gettarli via, li avvicina al naso ed inspira.
    «Mmh… Questo è l’odore del mio cucciolo» getta le mutande per aria e si riabbassa a limonarmi. Mi accarezza il petto fermandosi sui capezzoli. Sotto il tocco delle sue dita, mi diventano subito turgidi. Li guarda, mi guarda negli occhi, sorride.
    «Sei tutto da scopare. Non ti lascerò andare tanto facilmente.»
    Gli getto le braccia al collo e lo bacio. «Non lasciarmi andare allora.»

    Rimango steso a letto, a gambe aperte, tutto nudo, quando Ale si alza e mi fissa mentre si toglie la maglia e i pantaloni. Quando sfila le mutande – boxer neri per lui – li appallottola e me li getta in faccia. Si rimette su di me imprigionandomi sotto il suo corpo sodo e arrapante. Ha i pettorali leggermente pelosi e l’addome liscio. Una striscia di peli ricompare sotto l’ombelico attaccandosi ai peli del cazzo.
    «Lecca le mie mutande» le risistema appoggiandomi sulla faccia la parte interna del tessuto che è a contatto col suo cazzo. C’è una macchiolina bianca e secca in un punto. Tiro fuori la lingua e lecco. Il tessuto è ruvido, eppure lo faccio perché ricorda il sapore del cazzo di Alessandro.
    «Brava, troia. Puliscimi le mutande…» Ale annuisce mentre mi guarda.
    Quando sento la lingua secca, mi stacco e i boxer vengono lanciati, come il resto dei vestiti, a casaccio nella stanza. Ale mi limona un altro po’ per rendermi la bocca umida. Quando si stacca vedo un cordone di saliva che dalle sue labbra cade sulle mie.
    «Apri bene la bocca» mi mette un dito sul labbro inferiore tenendomela aperta.
    Sputh!
    Mi sputa in bocca. Prima tossisco, poi mi spalmo la sua saliva sulla lingua.
    «Ora sei di nuovo pronto per succhiare il mio cazzo.» Senza farmi spostare, si muove sul letto e finisco con l’avere il suo pisello che pende dall’alto. Come se stesse facendo delle flessioni, si abbassa e me lo ficca in gola. In questa posizione, sono comodo… ma non controllo il movimento. Ale spinge sempre un po’ più in profondità e sento la gola, forzata, aprirsi ed accogliere la sua cappella.
    «Oh, sì… Dai, che riesco a fartelo ingoiare... Vai, cucciolo. Succhia. Vedrai che ce la fa quella boccuccia ad assaporare tutto il mio cazzo.»
    Ad ogni suo movimento sento la gola ardere. Quando mi sento forzato più del normale, gli do un colpetto sulla coscia per farlo spostare.
    Ale capisce e mi cade accanto.
    Tossisco: «S-Stavo affogando…» balbetto.
    «Però l’hai preso quasi tutto» Ale si ristende al mio fianco: «vedrai che fino alla fine riesco a ficcartelo tutto in gola.» Gli sorrido.
    «Ti voglio possedere…» mi accarezza un fianco sfiorandomi il capezzolo. Quando arriva al culo mi fa voltare e comincia a strizzarmelo. «Uh… Cos’abbiamo qui?» mi accarezza il solco: «Se non ci fossero questi peli neri direi quasi che tu sia una femminuccia.»
    Sbuffo: «Non sono una femminuccia… Ah!» Mi ha dato un altro schiaffo sul culo.
    Si stende su di me appoggiando il cazzo sul mio buchetto: «Ah no?»
    Tremo.
    «Eppure ti piace il cazzo. Ti piace succhiarlo, leccarlo, bere la sborra, prenderlo nel culo… Tu sei una femminuccia. Lo sei dentro.»
    Resto in silenzio. Se ho un ragazzo col cazzo grosso su di me, è vero… mi sento donna dentro. Voglio essere rotto in culo così come una fica viene slabbrata a colpi di cazzo.
    «Adesso ti apro il culo, così ti faccio sentire donna per davvero…»
    Eh?
    Comincia a spingere e sento la cappella toccarmi il buchetto.
    «Ale… Aspetta. Non puoi incularmi così…»
    «Per quanti immagino tu ne abbia presi vedrai che si aprirà subito…» continua a spingere.
    «No, dai… Aspetta!»
    «Sta zitto, Chri.»
    «Aspetta!» Sbuco fuori dalla sua morsa sedendomi in un angolo del letto. Tiro le ginocchia al petto e lo guardo impaurito.
    «Ehi, cucciolo…» Ale mi tende la mano: «Scusa, io… Si può sapere cos’è successo?»
    Resto in silenzio.
    «Non c’è bisogno di reagire così. Scherzavo, ovvio che prima ti lubrifico per bene, mi metto il preservativo e…»
    «N-Non è per quello…» sto balbettando.
    Ale mi guarda stranito: «Ah no? Allora… cos’è?»
    Singhiozzo.
    «Io… non l’ho mai preso in culo.»

    [To be continued…].
  5. .
    BrokenHearted 4. Quando al barista serve... una mano

    Sul binario fa freddissimo.
    Ormai sono quasi le nove e la notte ci avvolge nelle sue braccia fatte di spire di ghiaccio. Sento le dita delle mani simili a stalattiti, non riesco più nemmeno a muoverle. Le schiaccio sotto le ascelle e mi stringo nelle braccia.
    «Freddo?» Ale arriva seguito dal suono delle rotelle del trolley sul cemento. Era andato a fare il biglietto. Lo guardo e vedo le maniche corte: «Dimmi il tuo segreto!» gli urlo contro: «Io sto tremando!»
    Ale ride e mi guarda come si guarda la cosa più carina e stupida che si possa incontrare sulla propria strada. Mi sento idiota. Non è colpa mia se ho sempre freddo… anche in una tranquilla sera di Giugno.
    «Vieni qui.»
    «Dove?» chiedo.
    «Qui, vicino a me.»
    Sorrido: «Non ci casco. Non mi ficcherai un altro tuo dito nel buchetto. Nel sottopassaggio è un conto, ma qui no…»
    «Prometto di non metterti nulla nel buchetto, parola di scout.»
    «Sei mai stato negli scout?»
    «No.»
    «Appunto» rido.
    Guardo verso i binari arrugginiti che corrono all’infinito tra le rocce bianche. Sospiro guardando il cielo e prego di arrivare presto a casa perché sto soffrendo qui fuori.
    Mi giro per guardare Alessandro ma quando vedo una serie di righe vicinissime ai miei occhi mi spavento.
    «Ehi!» faccio un passo indietro.
    «Visto che non volevi avvicinarti tu» Ale mi sorride guardandomi dalla sua altezza disarmante: «mi sono avvicinato io.»
    Guardo la sua maglietta che copre il petto duro e sento il calore che ne traspira. Senza accorgermene, ci appoggio le mani sopra. Mmh… Com’è caldo.
    «Uh…» Ale sospira.
    «Scusa» dico allontanandomi: «Non so perché ti ho toccato.»
    «Chri» si tira dietro il trolley tornandomi vicinissimo: «Ti scusi perché mi hai toccato dopo aver bevuto la mia sborra?» Si mette a ridere: «Non è il caso, ti pare?»
    Ha ragione. Ho bevuto il suo seme sotto il tavolino di un bar. Me lo ha messo in bocca usando le dita come cucchiaino. Ho assaporato il suo sperma caldo… e l’ho trovato delizioso.
    «Lo so… e che a me continuano ad imbarazzare certe cose. Diverso è quando sono preso dall’eccitazione.»
    Ale fa un sorriso sghembo. È intrigante ed attraente. «Non ti abbraccio solo perché potrebbe vederci qualcuno e perché…» abbassa lo sguardo ed io seguo i suoi occhi che si fermano sul cavallo dei pantaloni: «…mi è tornato duro e potrei non rispondere delle mie azioni se ti strofinassi il mio cazzo arrapato addosso.»
    Senza smettere di guardarlo negli occhi, mi avvicino. Fa un respiro che gli mozza il fiato.
    Stendo il braccio e appoggio la mano sul suo pacco. Sento subito il calore che si sprigiona dal suo pisello duro. Si sta ingrossando sotto il mio tocco, lo sento da come ansima e da quanto si tende il tessuto dei pantaloni.
    Senza nemmeno preoccuparsi di guardarsi da occhiate sospette, Ale spinge il suo petto contro il mio e mi afferra il culo con le mani. Allarga le dita e strizza le chiappe. Io comincio a tramare dall’eccitazione.
    «Dio, come voglio scoparti. Mi fai impazzire.»
    Sorrido.
    «Possiamo metterci d’accordo per uno di questi giorni? Non resisto. Devo averti. Devo romperti. Devo godere dentro di te. Devi godere grazie a me.»
    Mi eccito.
    «Potremmo fare…»
    Ciuuuuuuuuuuf!
    Il treno ci fa sussultare. È arrivato e neanche ce ne siamo accorti. Ci stacchiamo subito quando vediamo che c’è gente nei vari vagoni. Per fortuna nessuno ci sta guardando oltre i finestrini.
    «Devo andare. Fammi sapere quando puoi. Ciao Chri.» Ale mi dà un bacio sulla guancia. «Sei fantastica, troietta mia» mi bisbiglia all’orecchio prima di sparire all’interno del treno.

    Ho la patente. Ma non guido mai.
    Che pezzo di idiota! Cazzo me la sono presa a fare, la patente?
    Sto praticamente correndo mentre attraverso strade e marciapiedi per tornare a casa. Mi fa freddissimo. L’eccitazione che mi ha dato Ale mi ha tenuto al caldo fino a quando è arrivato il treno. Poi è sparita.
    Quando sollevo lo sguardo sulle insegne dei negozi, ritrovo il bar nel quale ho assaggiato la sborra di Alessandro.
    La saracinesca è abbassata ed un ragazzo sta armeggiando con la serratura automatica.
    «Ehi, ciao!» Mi saluta voltandosi a guardarmi.
    Strizzo gli occhi. Il freddo mi ghiaccia i sensi.
    «Ciao» è il barista. Quello carino, quello porco, quello con cui volevo scopare. Quello che mi ha proposto di assaggiare altra panna, la sua.
    «Ancora in giro?»
    «Sono solo le nove» ribatto.
    «Beh ma dev’essere stancante camminare tanto, dopo tutto quello che hai dovuto fare oggi.»
    Sorrido: «Ascolta, carino» sì, a volte sono un po’ troppo strafottente: «Sai benissimo che ho fatto un pompino al mio amico sotto il tavolo del bar.» Beh, non esattamente, ma lui non deve saperlo, giusto? «Quindi puoi anche smetterla di prendermi in giro.»
    Il barista si avvicina armeggiando con un mazzo di chiavi. «Non ti prendo in giro.» Più si avvicina, più sento il bisogno di scappare. Comincio ad indietreggiare fino a quando vado a sbattere contro un’auto. «So cos’hai fatto perché ho intravisto qualcosa da dietro le tende. So che sei frocio e che godi a fare porcate come quella che hai fatto oggi nel mio bar.»
    Il bar è suo? Wow, pensavo fosse solo un cameriere di terz’ordine.
    «Perciò, credimi… non ho proprio bisogno di prenderti in giro» il suo fiato mi è addosso perché si sta praticamente poggiando su di me.
    Tiu tiu!
    «Ah!» urlo, quando la chiusura centralizzata dell’auto scatta.
    «Ah ah» il barista se la ride: «Che femminuccia, ti spaventi con nulla.»
    «Non sono una femminuccia» ribatto. Stringo i denti.
    «Ah no? Allora perché stai tremando? I veri uomini non tremano con una brezza leggera come questa.»
    Brezza leggera? Facile dirlo per uno che ha il giubbotto addosso. Che stronzo.
    «Non sto tremando.» Ovviamente è falso. Ma non gli darò mai la soddisfazione di avere ragione.
    «Senti, vuoi che ti accompagni? Questa è la mia macchina.»
    Guardo l’auto. L’idea è allettante. Ma lui sta diventando antipatico.
    «No, grazie. Andrò a piedi.»
    Sorride con aria da porco, da chi sa cos’è giusto dire per farsi rispettare: «Se ti lasci accompagnare a casa, prometto di farti bere tanta sborra calda. Non vengo da quasi due settimane.»
    Che antipatico…
    «D’accordo.»
    Che ho detto?!

    L’auto di Marco – così si chiama il barista – è spaziosa e comoda.
    Appena mette in moto, parte il riscaldamento ed io mi sciolgo.
    «È stato facile farti cambiare idea…» Marco non riesce a smettere di sorride, credo sia compiaciuto di sé: «…è bastato dirti che ho pronta tanta sborra nelle palle per farti accettare il mio invito.»
    Faccio finta di non aver sentito. Resto in silenzio.
    «Allora, che vogliam fare?»
    Guardo fuori dal parabrezza. Siamo ad un incrocio.
    «Uh! Io lo so» sorrido: «Potremmo procedere, che dici? È verde.»
    Marco guarda il semaforo ed accelera.
    «Non fare l’acida, troia. Tanto lo sappiamo entrambi perché sei in macchina con me in questo momento.»
    «Sì, perché fa troppo freddo per andarsene in giro a piedi.»
    «E perché non vedi l’ora di vedermi sborrare.»
    Ha ragione… Ma non glielo dirò.
    Marco comincia a percorrere strade sempre più buie ed isolate fino a quando non parcheggia in una zona che non conosco.
    «Dove siamo?»
    «Nel posto in cui me lo succhierai.»
    Anche se odio i suoi modi di fare, mi sto eccitando tantissimo.
    «Sinceramente, io non ho esperienze con i ragazzi. Ma il tuo sguardo da troia mi fa impazzire. Coraggio, succhiamelo.» Si tasta il pacco. Merda, è il mio punto debole.
    Sgancio la cintura di sicurezza e mi metto di lato sul sedile. Marco tira il suo più indietro allargando per bene le gambe. Stendo il braccio accarezzandogli il pacco. Tasto con la mano il tessuto e sento la consistenza del suo pisello.
    «Sei già duro» gli dico. Lui annuisce.
    Mi faccio ancora più vicino fino ad avere la mia guancia vicino alla sua. Vedo il suo respiro alzargli ed abbassargli il petto. Vedo la voglia che ha di sborrare.
    Col suo aiuto, gli sollevo un po’ la maglia e gli calo i pantaloni fin sotto le ginocchia. Senza perdere tempo, faccio uscire il suo cazzo da dentro le mutande. È normale ma abbastanza grosso. Comincio ad accarezzarglielo.
    «Ti piace?» le nostre facce sono così vicine che riesco a vedere il movimento della sua lingua nella bocca mentre parla. Lui mi guarda dritto negli occhi mentre io comincio a scappellarlo facendo svettare la sua grossa cappella violacea. Si vede che non sborra da tanto, il pisello è grosso, duro, caldo… pronto a venire. Non resiste. Credo che durerà pochissimo.
    «Sì, molto» bisbiglio quasi nella sua stessa bocca: «Ce l’hai così duro, così grosso… La tua cappella odora tantissimo di sborra, sborra repressa… Lo senti? Senti l’odore del tuo sesso?»
    Gli guardo il pisello e vedo gocce di presperma bagnarmi la mano. Lui si sta godendo la scena.
    «Adesso anche le tue dita avranno l’odore del mio sesso» ammicca.
    Mi eccito nel vedere come si sta bagnando tanto da sentire anche sulla mia cappella espandersi le prime gocce di sperma.
    «Sei eccitato?» mi chiede.
    «Sì.»
    «Tiralo fuori.»
    Lascio la presa dal suo bastone che gli ricade di lato sulla pancia. Sbottono i jeans e me li scendo alle caviglie, poi decido di toglierli del tutto insieme alle scarpe.
    Mi abbasso i boxer mentre guardo Marco negli occhi. Il mio pisello duro svetta dritto e bagnato. Lui lo guarda e sorride.
    «Ti stai arrapando nel segare un maschio, che porca che sei.»
    Mentre parla, comincio a muovermi. Cercando di non sbattere al tettuccio, mi siedo a gambe aperte su di lui. Marco espira spingendo più in fuori il bacino. «Oh sì, che bello guardarti da qui» dico.
    Appoggio le mani sul suo petto e comincio a farle scivolare verso il basso. «È più comodo così. Voglio guardarti in faccia mentre godi. Era scomodo farlo stando di lato.»
    Afferro il suo cazzo e il mio e li avvicino. Lui lo ha di pochissimo più corto del mio, ma decisamente più grosso. Me lo scappello e appoggio la mia cappella sulla sua. I filetti si toccano e tremiamo entrambi.
    «Oh, sì… Che bello…» Marco chiude gli occhi.
    «Rilassati» bisbiglio al suo orecchio: «che adesso ti faccio svuotare le palle.»
    La mia mano si muove e comincia a segare in contemporanea il mio e il suo pisello. Ogni volta che accarezzo le cappelle gonfie, Marco ansima forte, io anche. Guardo la sua faccia travolta dal piacere e mi chiedo che fine abbia fatto il barista serio. Ora ho solo un maschio preda della voglia di sborrare a più non posso.
    «Sto godendo come un porco, Christian.»
    Sorrido. Per soddisfarlo ancora di più, comincio a muovere il bacino come se lo stessi cavalcando. Immagino di avere il suo cazzone che mi penetra dentro l’ano. Accelero il ritmo.
    «Godi Marco? Eh, godi?» chiedo col fiato corto.
    Lui mugola qualcosa ma non riesce a risponde.
    «Marco, dimmelo. Dimmi se godi. Ti sto facendo godere? Ho bisogno di sentirtelo dire.»
    «Cazzo, sì. Sì che mi stai facendo godere, porca puttana!»
    Sorrido e muovo la mano sempre più veloce. Io sono quasi al capolinea. Ogni volta che sfrego la mia cappella sulla sua, sento lo sperma avvicinarsi sempre più.
    «Manca poco, Marco…» aggiungo. Lui si muove come un toro in trappola.
    «Vai… Vai… Oh, sì, sì… Vengo, cazzo…»
    Lascio il mio e continuo a menare il suo. È così grosso che mi riempie la mano. Guardo il suo pisello non appena sento il primo schizzo partire.
    Un getto bianco si libera dalla sua cappella e vola sulla sua maglia.
    «Oh…»
    Il secondo getto schizza con ancor più intensità. Una colata di sborra gli cade sul fianco.
    Arrivano le ultime colate di sperma che gli cadono ai lati del pene colandogli sui peli del pube. Guardo quei riccioli castani impastati di sborra e mi eccito.
    «Oh, Marco…» Lui apre gli occhi non appena lo dico e mi prende per i fianchi.
    Me lo meno così forte che comincia a farmi male il polso. Dopo qualche secondo, guardo il mio pisello che spruzza gocce bianche sul cazzone già bagnato di Marco. Le nostre sborre si fondono e Marco si ritrova tutto coperto di crema. La cappella, l’asta, le palle, i peli… è tutto ricoperto da righe bianche. Il suo sperma ed il mio.
    «Cazzo, che bello, Chri.»
    Mi stacco e torno seduto al mio posto. Marco ha le mani abbandonate lungo i fianchi e si guarda il pisello imbrattato di sborra.
    Cerco di regolare il mio respiro e mi passo una mano sulla fronte. Sono sudato. Guardo Marco e vederlo così esausto mi dà un senso di potere assoluto.
    Senza aspettare una sua sola parola, mi piego su di lui e mi infilo tutto il cazzo in bocca.
    «Oh!» urla la sua voce strozzata.
    Succhio il suo pisello cercando di ingoiare quanta più sborra possibile. Il suo sapore è acre ed il mio non riesco a riconoscerlo. Lecco i peli sporchi e mi rimetto seduto solo quando credo di aver fatto un buon lavoro.
    Mi guardo nello specchietto retrovisore e vedo che ho le labbra sporche si sborra. Senza pulirmele, guardo Marco: «Adesso puoi riaccompagnarmi a casa.» E me le lecco guardandolo negli occhi.

    «Posso chiederti perché non venivi da tanto?»
    Siamo sotto casa mia, ho la mano sulla maniglia del portellone dell’auto, pronto ad andar via. Marco si è ricomposto ed io mi sono rimesso i pantaloni.
    «Sai, mi sono lasciato con la mia ragazza ed ho passato un brutto periodo. Così mi sono gettato a capofitto nel lavoro. Ma oggi, quando ti ho visto con quel tuo amico… Non ho resisto, dovevo sborrare. Meglio se con te.»
    «Capisco.» Faccio per andarmene, ma mi ferma.
    «Ehi, aspetta…»
    «Cosa c’è?»
    Afferra qualcosa da dentro il portafogli: «Tieni. È il mio biglietto da visita. C’è il mio numero. Chiamami o passa dal bar quando vuoi.»
    «Senz’altro.»
    «Grazie per avermi fatto sfogare…»
    Annuisco e fingo un sorriso. Scendo dall’auto che riparte veloce. Quando svolta l’angolo del quartiere, accartoccio il cartoncino e lo butto per terra.

    [To be continued…].
  6. .
    BrokenHearted. Voglio la panna... (3)

    «C’è mancato poco!»
    «Già, hai ragione» Ale sorride: «Ancora un paio di minuti e ti avrei scopato in quel sottopassaggio.»
    «Io volevo dire che… ancora poco e ci avrebbero scoperti.»
    «Io, invece, volevo dire proprio quello che ti ho detto, che ti avrei scopato lì.»
    Guardo le chiome degli alberi con le foglie verdi spruzzate dal nero della notte. Ci sono tante stelle e la via è ben illuminata. C’è odore di zucchero glassato nell’aria e sento il buchetto ardere. È tutto così bello. In più, sono in compagnia di un ragazzo che sembra non riuscire a trattenersi dallo scoparmi il prima possibile.
    «Mi ecciti, Ale. Ma diciamo che devi capire fino a che punto perdere il controllo.» Lo guardo negli occhi e non riesco a capire come faccia ad essere così sexy. Vorrei accarezzargli le braccia toniche ricoperte di sottili peli neri, passare le mani sotto la maglietta a righe e accarezzare il suo addome piatto, i suoi pettorali duri. Vorrei baciarlo così tanto da consumarmi le labbra. Voglio essere preso e usato da lui in tutti i modi possibili… eppure non si può. Ci siamo incontrati per parlare, per prendere un caffè… Non possiamo saltare subito sotto le coperte, anche se io salterei su di lui più che volentieri. Tutto, pur di avere il suo cazzo che mi rompe il culo.
    «Chri, mi basta guardarti per perdere il controllo.»
    Non so se sentirmi lusingato o preoccupato. È eccitante sentirselo dire.
    «Quando sorridi vorrei vedere le tue labbra attorno alla mia cappella. Vorrei vederti scendere giù, ingoiandomi tutto il cazzo, e poi risalire. Quando cammini vedo il tuo culo che riempie quei jeans stretti e vorrei strapparteli di dosso per romperti fino in fondo… Dì la verità, te li sei messi a posta?»
    Ovviamente sì. Volevo che si arrapasse nel guardarmi il culo… e questi pantaloni sono quelli che più me lo mettono in mostra. Ma non glielo dirò. Non voglio passare così presto per una troia.
    «No, che dici?! È il primo paio che ho trovato.»
    «Spero che tu abbia un sacco di paia così.»
    Mi metto a ridere. Ale è simpatico. Anche se non lo conosco ancora molto bene e anche se abbiamo parlato solo per messaggio – tranne questa sera – mi piace parecchio.
    Ho sempre pensato che non si può giudicare una persona parlando solo di sesso, però non riesco a farne a meno. Se penso alla parola “Ale” tutto quello che riesco a collegare è “scopare”. Voglio che Alessandro mi scopi. Voglio lui.
    O vuoi solo il suo cazzo?, domanda una vocina interiore che salta e balla nel mio cervello. Che voce egoista! Meglio ignorarla.
    «Allora? Prendiamo qualcosa?» Ale indica un bar alla nostra sinistra: «Manca ancora mezz’ora al prossimo treno.»
    Guardo l’orologio. Ha ragione, ho ancora mezz’ora per stare con lui.
    «Certo. Sempre che tu non abbia intenzione di farti fare un pompino sotto il tavolo.»
    Lo faccio ridere. Quando ride mi fa eccitare. Vedo il suo sorriso dolce e il suo corpo che trema, immagino che tremi così anche mentre sborri. Cazzo, quanto lo voglio.
    «Okay, però offro io» si propone.
    «Scordatelo.»
    «Perché?» Si avvicina alla porta del bar.
    «Perché oggi offro io.» Odio quando mi offrono qualcosa. È un mio problema. Non voglio essere trattato come una ragazza, dove il maschio offre e lei sorride dicendo “Grazie, che carino.” E poi si fa sfondare sotto le coperte. Niente aspettative, è la mia regola.
    «Ma sono stato io a chiedere di incontrarci…»
    «Finiscila, Ale. Tanto non mi batti.»
    Si passa una mano tra i capelli. La notte glieli ricopre di nero. Vorrei passarci le mani dentro, vorrei vederli ricoperti di sborra, la mia, che gli schizzo fin sopra la testa per quanto lui mi scopi forte, per quanto lui mi faccia eccitare, per quanto lui mi masturbi con forza…
    «Tutto okay?»
    Interrompo i miei pensieri quando sento la sua voce… e quando sento l’erezione che mi si sta gonfiando nei pantaloni.
    «Certo. Andiamo.»
    Appoggio la mano sulla maniglia della porta del bar, un secondo dopo, lui mi è addosso. «Hai ragione, non ti batto» mi sussurra nell’orecchio: «Non ti batto, perché io ti sbatto.»

    Ale mi indica un privè, non speravo di meglio. Un tavolino tondo è circondato da un divanetto di pelle rossa. Tutt’attorno, una tenda separa il tavolo dai vicini. Ce ne sono molti in questo bar.
    «Accomodatevi, arrivo subito per prendere l’ordinazione.» Il barista, un ragazzo carino con i capelli corti, biondi, e la barbetta ispida, ci sorride. Non posso fare a meno di contemplare i bei ragazzi. Ogni volta che ne vedo uno, penso a come sarebbe scopare con lui.
    Se scopassi con questo barista, wow… Credo che mi impalerei su di lui e lo cavalcherei fino a sentirlo esplodere dentro di me.
    Cavoli, devo controllare i miei istinti predatori… Credo di farmi troppi film mentali!
    «Grazie» Ale risponde per me. Io non riesco a parlare.
    Ci sediamo vicini mentre l’odore di caffè caldo e paste dolci mi rilassa. In realtà, è la presenza di Alessandro a rilassarmi, ma non voglio ammetterlo a me stesso.
    «Asciugati la bava» Ale ride.
    «Quale bava?» con indifferenza, mi sfioro le labbra. Sono asciutte.
    «Chri, era un modo di dire. Te lo sei studiato per bene quel barista?»
    «Ma che dici!» Cavoli, che occhio di falco! E io che credevo di non dare mai nell’occhio!
    «Negalo quanto vuoi, ma ho visto come lo guardavi! Devo ricordarti con chi sei venuto a bere un caffè? Ricordi che ci sono io, vero?»
    Cerco l’espressione più innocente e porca che riesco a trovare. Sorrido ad Ale: «Se ho te accanto, a che mi serve guardare gli altri...»
    Ale si tira indietro, appoggia la schiena al divanetto e allarga le gambe.
    «Me lo hai fatto venire duro solo guardandomi così. Guardami sempre in questo modo. Non mi tornerà mai moscio e potrò farti godere per sempre.»
    Sorrido. Mi piace quando l’altro mi dice tutto. Soprattutto quando lo faccio arrapare.
    Rido mentre gioco col bordo della maglietta. Non so che rispondere.
    «Eccomi, avete deciso?» Mister BaristaDaScopare appare scostando la tenda con uno smartphone in mano. Guardo Ale perché vado sempre nel panico quando devo ordinare qualcosa. È una specie di fobia, non riuscirò mai a venirne fuori.
    «Un caffè, grazie.»
    «Un caffè…» segna sul display il mio futuro sogno erotico: «…e per te?»
    È possibile ordinare un pompino? Magari con la bevuta finale? Vorrei tanto fartelo…
    Chri! Basta pensieri sconci!
    «Ehm… Un espressino freddo, grazie.»
    Il ragazzo sorride: «Okay, un espressino… Ci vuoi la panna sopra?»
    Eh ma dai! Allora lo fai a posta!
    Sìììì! Voglio tanta, tanta panna… Tutta in bocca, in faccia… Riempimi di panna!
    «Sì, grazie» guardo Ale negli occhi per lanciargli un messaggio: «Adoro la panna.»
    Lui sghignazza mentre il barista va via titubante.

    «Sei una puttana, Chri.»
    «Devi lavorare un po’ sui complimenti, soprattutto quando non sono consoni alla situazione.»
    Sorseggio il mio espressino e lecco la panna dal cucchiaino. Ale non riesce a bere il suo caffè perché si distrae a guardarmi.
    «E, dimmi, quando sarebbe consono dirti che sei una puttana?»
    Rido: «Quando sono steso di schiena sul letto, tu sei su di me, il tuo pisellone è dentro me ed io non riesco a far altro se non ansimare e chiederti di spingerlo sempre più forte.»
    «Merda, Chri. Mi fai sborrare solo a sentirtelo dire.» Ale si tasta il pacco da sopra ai pantaloni. Non resisto, è una delle cose che più mi eccitano in un maschio. Anche quando gli sconosciuti in giro si sistemano il cazzo nelle mutande toccandosi il pacco, a me viene duro.
    Mi guardo attorno e controllo che le tende ci nascondano per bene, un attimo dopo, sono sotto il tavolino.
    «Oh, no Chri. Dai, che fai? Non si può qui…»
    Lo ignoro e comincio ad armeggiare con la cintura. Vedo già quanto grosso è l’attrezzo che le sue mutande contengono. Quando ci riesco, abbasso un po’ il pantalone e sfrego il suo pisello da sopra le mutande. Indossa i boxer bianchi. Niente male. Mi piacciono.
    «Dai, alzati. Tu stesso hai detto che dobbiamo avere più controllo.»
    Lascio la mia mano sul suo pacco e sollevo lo sguardo nei suoi occhi. Sorrido come una troietta.
    «Era prima di vedertelo venire duro.»
    Accarezzo l’elastico dei boxer pronto a toglierli, ma lui mi ferma. «Aspetta!»
    Lo guardo dubbioso. Cosa c’è?
    «Se proprio vuoi farlo, per questa volta, fammelo da sopra le mutande…»
    Eh?
    «Scusa, ma… come faccio?» chiedo.
    «Masturbami solo con le mani. Fammi sborrare nelle mutande. Non tirarlo fuori. Visto il posto in cui siamo e visto il tempo che abbiamo a disposizione, per ora, voglio che tu me lo faccia così.»
    Sarà difficile, penso… Ma se è quello che vuole…
    Cerco di afferrare il suo cazzo modellando il tessuto dei boxer e comincio a muovere la mano. Quasi subito Ale reclina la testa all’indietro e si lascia andare.
    «Sì… Oh, sì, Chri…»
    Accelero il ritmo.
    «Dai, Chri. Dimmi quanto ti piace.»
    «Mi piace» rispondo.
    «Cosa ti piace? Dimmelo.»
    «Mi piace masturbarti.»
    Mi guarda e sorride. Il suo sorriso, però, dura solo un secondo. Non riesce a tenerlo in faccia, è troppo eccitato.
    «Vuoi farmi sborrare, Chri?»
    Annuisco.
    Mi accarezza la guancia con la mano: «Devi dirlo.»
    «Sì, Ale. Voglio farti sborrare.»
    «Eccomi, Chri… Stringimelo alla base. Fammi schizzare nelle mutande.»
    Faccio come mi ordina e sento la potenza del suo cazzone che si gonfia. Un attimo e comincia ad ansimare.
    «Oh… Oh… Ah!»
    Il suo pisello mi trema tra le dita. Sento la sborra salire lungo tutta l’asta e riversarsi fuori dal buco sulla cappella. Non vedo nulla, tranne la macchia bagnata che si sta estendendo sotto i boxer.
    «Wow…»
    Lascio la mano quando il suo respiro torna regolare. Gli sorrido e cerco di rialzarmi.
    «Ehi, aspetta… Chi ti ha detto che abbiamo finito?»
    Lo guardo stranito. È già venuto, cosa vuole che gli faccia sotto il tavolino di un bar?
    «Apri la bocca, Chri.»
    Forse ho capito cosa vuole. La apro e tiro fuori la lingua.
    Si allarga l’elastico dei boxer e ci infila la mano dentro. Quando la tira fuori, le sue dite sono ricoperte di sborra calda. L’ha raccolta da dentro le mutande… Mmmh…
    «Tieni, Chri. Te la do io la vera panna.» Succhio le sue dita mentre lo guardo fisso negli occhi. Il suo sperma è un po’ salato ma buono, buonissimo. È anche dolce.
    «Ti piace la mia panna?»
    «Sì, Ale. Mi piace la tua panna.»
    Mi sorride: «La prossima volta te la faccio assaggiare direttamente dal distributore, promesso.»
    Mi risollevo tutto eccitato. Ho la cappella ricoperta di presperma.
    «Andiamo?» Ale si mette in piedi ritrovando un po’ di contegno. Tutto sommato, non sembra proprio che è stato appena masturbato.
    «Certo.»
    Usciamo dal privè e ci avviciniamo alla cassa.
    «Offro io» ricordo ad Ale passandogli avanti. Lui borbotta qualcosa ma mi lascia fare. «Quant’è?» chiedo al barista carino.
    «Due euro e trenta.» Pago con una banconota da cinque e aspetto il resto. Ale nel frattempo riceve una chiamata e si allontana trascinandosi dietro il trolley.
    «Ecco a te, grazie» prendo il resto: «Spero di rivederti, magari vuoi altra panna.» Il riferimento è ovvio. Il barista ha capito tutto. Per un attimo penso di avere della sborra sulle labbra ma lo escludo. Ale me l’ha messa tutta in bocca.
    Gli sorrido e sto per rispondergli… poi, mi fermo e mi volto a guardare Ale. Sta parlando al cellulare. Non mi vede, ha i muscoli del braccio contratti per come regge il telefono vicino l'orecchio. Mi piace.
    «Grazie, ma per ora non mi interessa» rispondo al barista: «Ho già assaggiato tanta panna oggi e mi è piaciuta molto. Non mi va di sostituirla con dell’altra.»
    Lui ci resta male, lo vedo dalla sua faccia astratta.
    Gli sorrido: «Però, mai dire mai…» ammicco allontanandomi.

    [To be continued…]
  7. .
    BrokenHearted. Ci incontriamo nel sottopassaggio (2)

    «Ehi?! Che fine hai fatto?»
    Lo schermo del display mi brilla in faccia mentre scendo dal treno e percorro il sottopassaggio.
    Sono le otto di sera e, anche se il cielo è scuro, è così bello tutto trapunto di stelle. Il vento dolce di una notte di Giugno mi accarezza quando salgo le scale alla fine della galleria e sbuco in superficie.
    Gli alberi che costeggiano la strada profumano di bacche dolci e il suono dei passi sull’asfalto rimbomba nelle mie orecchie con un lento tap tap. Mi sistemo lo zaino in spalla.
    «Ehi. Eccomi, ci sono.»
    Non ho avuto più la forza di rispondere ai messaggi di Alessandro dopo aver succhiato tutto quel cazzo e, sinceramente, mi sento un pochino in colpa per aver goduto come un pazzo quando, pochi giorni prima, prometto ad un altro ragazzo di incontrarlo. Ma è successo, è capitato… Non potevo mica farmi sfuggire l’occasione, vero? E poi quel ragazzo biondo e pieno di muscoli era molto sexy… ma mi ha fatto incazzare quando ha nominato la sua ragazza. Stai con me? Pensa a me, cazzo! Sono io quello inginocchiato che te lo succhia.
    Per questo l’ho punito. Non do il mio culo al primo che passa… tanto più se è fidanzato con una sciacquetta.
    «Eccoti! Scusami, non è mai capitato che rispondi dopo quasi sette ore… Credevo ti fosse successo qualcosa…»
    Ale è dolce. Ma se sapesse quello che ho fatto… Forse si arrabbierebbe… o forse si ecciterebbe, chissà. Non abbiamo mai parlato di avventure extra… ma credo che siano liberamente concesse ad entrambi. Conoscersi non vuol dire avere dei limiti. Non ci siamo nemmeno mai incontrati. A lui non dovrebbe importare.
    «Sì, lo so. Mi dispiace. Ero preso… dall’università.» No, non ce la faccio a dirgli la verità.
    «Tranquillo. Non devi giustificarti con me :) Dove sei?»
    Mi guardo intorno. Sono ancora per strada. Un albero dalla chioma tondeggiante copre la luce di un lampione arancione.
    «Sto tornando a casa.»
    «Da solo?»
    «No, con due maschioni che vogliono violentarmi» rido.
    La risposta di Alessandro arriva quando sono già sotto casa: «Scherzi, vero?»
    «Certo, Ale.»
    «Non azzardarti a farti sfiorare da nessuno finché non arrivo io.»
    Non capisco se è tenero o possessivo.
    Sto per rispondergli quando mi arriva un altro suo messaggio: «A proposito di arrivare… Domani vado all’università anch’io. Al ritorno, col treno, posso fermarmi da te? Magari mi vieni a trovare in stazione. Così finalmente ci incontriamo. Che ne dici?»
    Merda! No, no, no. Mi vergogno.
    Il mio subconscio mi ricorda che oggi ho bevuto la sborra di un tizio sconosciuto – un tizio molto sexy, okay, ma pur sempre uno sconosciuto.
    «Domani non vado all’università. Non ho lezioni.» È la verità.
    «Non rifiutarmi, Chri. Se non ci incontriamo, come facciamo a metterci d’accordo? Non posso accontentarmi per sempre dei messaggi. Dai…»
    Sbuffo. Non ho vie d’uscita.
    «D’accordo. Ti aspetto in stazione. Così magari chiacchieriamo, prendiamo un caffè… A che ora arrivi più o meno?»
    Non ho lasciato il telefono neanche un secondo. Ora sono in camera mia steso sul letto.
    «Ho il treno del ritorno alle sette di sera. Perciò sarò alla tua stazione per le otto.»
    Cavoli, esattamente ventiquattrore da oggi.
    «Okay. Ti aspetto.»
    Spengo il telefono. Sono emozionato.
    Lo incontrerò tra ventiquattrore.

    Spesso mi è capitato di succhiare il cazzo o di mettermi a pomiciare con qualche ragazzo brillo conosciuto a qualche festa… ma la cosa è sempre finita lì. Niente numeri di telefono né nulla.
    Questa volta è diverso… Sto incontrando Alessandro intenzionalmente. E lui vuole scoparmi. E io voglio essere scopato. E… mi sembra tutto così surreale.
    Sono appoggiato alla parete esterna della biglietteria quando vedo il treno fermarsi a pochi metri da me. Mi sudano le mani.
    Getto occhiate su tutti i passeggeri fino a quando… lo vedo.
    Ale scende elegantemente dal treno trascinandosi dietro un piccolo trolley nero. Si guarda attorno e, non notandomi, si gratta il mento. In maglietta a maniche corte, a righe bianche e blu, jeans stretti a fasciargli le gambe e la sua espressione da ragazzo serio, maturo e per nulla gay, mi fa arrapare subito. Quando mi vede, sorride.
    «Ehi» saluta con il braccio nudo che fa risaltare qualche muscolo allenato. Immagino come sarebbe stringerglielo mentre è sopra di me che mi scopa. Il petto ampio è asciutto come il resto del corpo. È bellissimo anche se non è un superpalestrato. Mi piace un sacco.
    «Ciao.» La mia voce trema.
    Con naturalezza, mi abbraccia e mi dà due baci sulle guance. «Mmh… Sei molto bello, sai?» mi avvicina la bocca all’orecchio: «Vorrei scoparti subito.»
    Rido piano anche se ho il pisello che punta alle stelle. «Ehm… Grazie, anche tu. Sei più alto di me.»
    «È un problema?»
    «No, certo che no. È solo che in foto non sembrava.»
    Ridacchia passandosi una mano tra i capelli. Quando vedo un pezzo di pelle tracciato da una linea di peli scuri che sparisce sotto la cintura, sento le prime gocce di presperma bagnarmi la cappella.
    «Beh, grazie. Ci facciamo un giro? Ho il treno tra tre quarti d’ora. Abbiamo il tempo di chiacchierare un po’.»
    «Certo, vieni. Usciamo dal sottopassaggio.»

    A differenza di ieri, oggi, nel sottopassaggio, tre luci su quattro sono fulminate.
    Ale mi cammina accanto mentre io gli faccio strada. In silenzio. Che tensione.
    «Chri…»
    «Sì?» mi giro a guardarlo.
    «Hai sentito?»
    Aguzzo l’udito. Il sottopassaggio è deserto e silenzioso. «No, cosa?»
    «Vieni in questo punto, vicino a me. Si sente un rumore provenire da qui» indica la parete.
    Mi avvicino titubante e avvicino l’orecchio.
    «Io non sent… Ah!» In un attimo, mi spinge contro il muro e preme le sue labbra sulla mia bocca. Un secondo dopo, ho la sua lingua che sbatte sulla mia. Si attorcigliano e si cercano. Bacia divinamente.
    «Questo…» si stacca: «Volevo che sentissi questo.» Afferra la mia mano e la appoggia sul suo pacco. Lo fisso negli occhi mentre massaggio e strizzo il suo cazzo già durissimo. Lui si eccita, lo vedo nel suo sguardo porco.
    Sorrido: «Non pensavo saremmo arrivati subito a questo.»
    Sorride malizioso. «Girati.»
    Senza protestare, lo faccio. Subito mi accarezza i fianchi, mi sbottona i pantaloni e li fa scendere sulle ginocchia.
    «Ehi, che fai… Potrebbe sorprenderci qualcuno qui.»
    Ale si guarda intorno: «Non c’è nessuno. Lasciami fare.» Mi apre le gambe e abbassa le mutande sotto il culo. «Mmmh… È ancora più grosso visto dal vivo. Che culetto. Che chiappe tonde.»
    «Ah!» mi lamento quando mi dà una sculacciata. La sua mano è grande e forte.
    «Schh» mi gira la testa di lato e mi bacia. Una sua mano mi sta strizzando il culo, con l’altra mi tiene per il mento. Il suo pollice sulla guancia scotta.
    «Apri le labbra.»
    Con lui non voglio inibizioni, le apro. «Succhia e ricoprimelo di saliva» mi mette il dito medio in bocca e lo fa scorrere dentro e fuori. Succhio come se fosse un cazzo, il suo.
    «Bravo, Chri.» Lo toglie e mi riappoggia al muro.
    Senza smettere di baciarmi la nuca, mi afferra le chiappe e le apre. Non capisco che vuole fare fino a quando avvicina il dito bagnato della mia saliva al mio buchetto.
    «Ehi, che vuo…?»
    «Zitto, Chri. Comando io.» Mi bacia per farmi stare zitto ma, lo sento lo stesso. Il suo dito bagnato mi sfiora il buco del culo e, prima di poter protestare, forza l’apertura e me lo fa scivolare dentro.
    Comincio ad ansimare nella sua bocca. Sento come il suo polpastrello mi tocca le pareti anali e con quanta forza lo spinge tutto dentro.
    «Mmh… Voglio allargartelo a colpi di cazzo. Lo vorresti? Vorresti essere scopato così forte da romperti il culo?»
    Non rispondo perché il suo dito è ancora dentro il mio culo e mi sta facendo eccitare come una puttanella.
    «Godi così tanto quando qualcosa ti penetra che non riesci a parlare, eh? Ed è solo un dito, aspetta di sentire il mio cazzo che ti allarga e si fa strada dentro le tue viscere. Voglio sentirti urlare per il dolore ed il piacere che ti darò.»
    «Oh… Sì, sì, ti prego.»
    «Coraggio, dillo… Dillo che vuoi sentirti sempre riempito dal cazzo, che non sai stare senza niente nel culo. Che vuoi godere con il mio pisellone, l’hai detto tu stesso che è grosso.»
    «Oh, sì… sì… Il tuo pisellone… è grosso. In cam, com’era grosso…»
    «Che troia che sei…»

    «Mamma, mi compri la cioccolata?»
    «Sì, tesoro. Adesso andiamo a prenderla.»
    Merda! Si avvicina qualcuno.
    Ale tira via il dito e sento subito le pareti dell’ano ritrarsi. Mi risistemo i pantaloni mentre Alessandro riprende il suo trolley. Usciamo dal sottopassaggio come se niente sia mai successo mentre una mamma con la figlia per mano scendono le scale che portano alla stazione.

    [To be continued...].
  8. .
    Povero xD
  9. .
    CITAZIONE (deibiddo_sama @ 26/11/2015, 14:41) 
    Com'è stato? Vi è piaciuto?

    A te è piaciuto? :oms:
  10. .

    BrokenHearted.


    ATTENZIONE: Il racconto contiene scene di violenza.



    Presto lo incontrerò.
    Mi chiamo Christian. Ed ho paura.
    È la prima volta che incontro qualcuno... dal vivo. Era divertente entrare nelle chat gay sul web, chiacchierare, mostrare il proprio cazzo duro, vedere quello degli altri, masturbarsi in compagnia, venire con potenti schizzi sulla propria pancia commentando il tutto con un «Wow... Mi hai fatto godere tantissimo». Era facile e senza rischi. Poi, un giorno, ecco che ti appare una scritta terribilmente spaventosa: «Ti va di vederci?»
    Merda.
    Anche se avevo sempre sperato d'incontrare qualcuno di vicino al mio paese, mai avrei immaginato che questo momento sarebbe successo davvero. Anche se in chat faccio chissà cosa per far arrapare anche il nonnetto novantenne che fa fatica anche solo a prenderselo in mano, dal vivo la cosa è differente. Dal vivo sono io, ed io sono un ragazzo normale.
    Che faccio?
    Chi mi scrive è Alessandro, 22 anni, con la pelle chiara e un pisellone grosso che buca l'obiettivo della webcam. Non vedo altro perché non si mostra, come me d'altronde.
    Se dovessi decidere solo in base all'attrezzo che ha in mezzo alle gambe risponderei subito di sì, ma non posso basarmi solo su quello. «Non so nemmeno che faccia hai...» rispondo. È egoista dirlo quando nemmeno io mostro il mio visino, ma sto cercando un espediente.
    «Facciamo così» risponde: «Ci sentiamo per messaggio e poi decidiamo. Se non ti piaccio o se non mi piaci, smettiamo di sentirci, senza impegno.»
    È un buon compromesso.
    «D'accordo.»
    Non sapevo che con quel "D'accordo" la mia vita sarebbe cambiata.

    Sono all'università quando il telefono mi vibra in tasca. Lo tiro fuori e cerco di visualizzare il messaggio di Ale senza che nessuno mi veda. Solitamente ci scriviamo sempre tante porcate, per questo non posso rischiare che qualcuno veda lo schermo.
    «Stamattina la mia alzabandiera non vuole proprio cedere. Sono così duro che farei un buco nel muro col mio cazzo se solo ci provassi.»
    Mi metto a ridere. Ale è divertente. Sono già due settimane che ci sentiamo e, anche se non abbiamo ancora deciso quando vederci, pare che ci piacciamo entrambi. Lui ha un viso spigoloso, capelli neri, ondulati, occhi marroni e un sorriso idiota. Sì, è idiota. La sua faccia è buffa e mi fa ridere. Gliel'ho anche detto. E lui ha risposto: «È la faccia con cui sono nato.»
    «Allora dovresti farti rimborsare» gli ho scritto. Sono cattivo a volte, forse cinico, ma Ale non se la prende mai, ha capito il mio carattere ed ha capito anche che ci metto tempo per dare confidenza. Lui però non ha fretta... e questa cosa mi fa piacere.
    «Vorrei essere lì con te. Magari potrei aiutarti con la tua alzabandiera ;) È molto meglio avere la lingua attorno alla tua cappella che stare a seguire una lezione noiosa di Letteratura.»
    «Mmmh... Sei all’università? Scrivimi altre cose così. Fammi venire. Come premio ti mando la foto del mio pisello sbrodolante.»
    Cazzo...
    «Non farmi arrapare in aula. Ho i pantaloni attillati, se ne accorgerebbero tutti.»
    «I pantaloni attillati? Vai in bagno e fai una foto al tuo bel culetto. Prima dentro e poi fuori dai pantaloni.»
    «Non posso lasciare l'aula...»
    «Dai, Chri... Fallo. È un ordine. Se sei una vera troietta, rispetta gli ordini del tuo padrone.»
    Mi piace essere chiamato "troietta".
    «D'accordo, vado. Dammi qualche minuto.»

    I bagni dell'università sono sporchi. Rischi di prenderti qualche malattia anche solo appoggiandoti alla parete, eppure tutto questo sudiciume – insieme ai messaggi di Alessandro – mi eccita. Entro in uno dei bagni e posiziono il cellulare sopra al contenitore del rotolo della carta igienica. Sbottono i pantaloni e li abbasso. Mi passo una mano sopra gli slip bianchi e sento il mio cazzo farsi subito duro. Mugolo e comincio a masturbarmi da sopra le mutande. Quando sento la cappella bagnarsi di presperma, abbasso anche gli slip e mi metto a pecora. Prendo il cellulare e faccio partire il timer dell'autoscatto. Afferro le chiappe con le mani e le allargo.
    Click.
    Reimposto l'autoscatto e mi rimetto i pantaloni.
    Click.
    Rivedo le foto. Nella prima il mio culo rosa e leggermente coperto di peli neri nel mezzo si vede benissimo... Se non fossi passivo, dire quasi che mi inculerei da solo. Nella seconda, i jeans mi fasciano il culo coprendomelo di colore blu.
    Apro la conversazione con Ale e gli invio le due foto.
    «Ti piace?»
    Finalmente arriva la sua risposta.
    «Mmmh... Sì. Sei da sfondare con estrema violenza.»
    Mi tocco da sopra ai pantaloni mentre rileggo il suo messaggio. Senza accorgermene, comincio a mugolare mentre mi sporco le mutande di sborra. Sono eccitato. Sono venuto.
    «Tutto okay lì dentro?»
    Quando qualcuno bussa alla porta vengo preso dal panico.
    Mi risistemo pur sapendo di avere le mutande sporche di sborra appena eruttata. Apro la porta ed esco.
    «Sì graz...» mi si spezza il fiato quando un ragazzo biondo e muscoloso mi guarda con occhi di ghiaccio. Il suo sorriso è perverso. Sa cos'ho fatto. Sa perché stavo mugolando.
    Poggia una mano allo stipite della porta e mi si fa più vicino.
    «C'è odore di sborra su di te.» Un attimo dopo che lo dice, mi ritrovo di nuovo nel bagno, con la faccia schiacciata contro il muro.
    «Ahia!» urlo quando sento sbattere la tempia. È un tipo impaziente e mi sta facendo male.
    «Scch!» le sue mani mi bloccano le braccia. Sento ogni suo muscolo avvolgermi e stringermi contro il muro. Non vedo altro che l’azzurro delle pareti imbrattate di scritte.
    «L’odore della sborra mi fa eccitare…»
    «Ma chi sei? Che vuoi?»
    Si mette a ridere.
    «Sono quello che adesso si farà il tuo culetto… Mi farò te.»
    «Lasciami…»
    «Ti ho visto prima mentre ti fotografavi il culo» non la smette di ridere: «Forse non lo sai, ma questa porta dei bagni non si chiude molto bene. Stavo andando a pisciare, l’ho socchiusa e mi sono accorto che c’eri tu, messo a pecora. Chi altro si fotografa il buco del culo se non un frocetto?»
    Vorrei protestare ma mi sto eccitando per la situazione. Mi schiaccia contro la parete e mi tira la testa all’indietro tenendomi per i capelli. I suoi pettorali duri mi sbattono sulla schiena e il suo pacco sfiora il mio sedere. Lo voglio… voglio sentirlo tutto dentro.
    «Allora? Sei frocio? Rispondimi…»
    Mi trema la voce: «Sì. Ma, ti prego, non dirlo a nessuno.»
    Il dio greco biondo e pompato da ore di palestra ride di nuovo: «Tranquillo, neanche io voglio essere scoperto. E poi io non sono gay… È solo che mi piace inculare i ragazzi.»
    Mmmh… È una cosa che non ho mai creduto possibile, ma lascio correre. Ho troppa voglia adesso.
    «Allora?» Mi tira più indietro e sento un forte dolore alla testa: «Vuoi essere inculato o no?»
    «Mmmh…»
    «Rispondi.»
    «Sì.»
    «Sì, cosa?»
    «Sì, inculami.»
    «Che bravo ragazzo…»
    Subito la stretta si allenta e il suo tocco si fa più gentile. Comincia a baciarmi la nuca e sento le sue mani esplorare il mio corpo. In un secondo, pantaloni e mutande mi scendono giù alle caviglie e le sue forti mani mi strizzano le chiappe.
    «Mmmh… Che bello. L’hai già preso?»
    Non rispondo. A lui non sembra importare davvero.
    Sento che armeggia con la cerniera dei pantaloni e vedo due gambe muscolose e ricoperte di peli che si attaccano alle mie. «Lo senti? Ti vuole.»
    Sì, lo sento. Il suo pisello sta strusciando nel solco dei miei glutei. Non è ancora durissimo, ma sento che manca poco.
    «Aspetta.» Mi giro e gli getto le braccia al collo. Il suo viso è bellissimo, lo è ancora di più con quell’espressione da porco che lo travolge. «Te lo voglio succhiare prima.»
    Senza aspettare una sua risposta, mi risistemo i pantaloni e lo spingo verso la parete. Mi metto in ginocchio e lo guardo da sotto come una cagnetta sottomessa. Gli sorrido.
    «Dai, succhia. Vediamo se sei bravo.»
    Gli scappello completamente il cazzo ormai duro e con la lingua do una lenta leccata sulla cappella.
    «Mmmh…» mugola.
    «Metti le mani dietro la testa» dico.
    «Cosa?»
    «Ho detto, metti le mani dietro la testa. Mi eccita.»
    Ride: «Ah okay.» Quando lo fa, le braccia muscolose mettono in mostra la loro potenza. Grossi muscoli salgono verso l’alto e la visione mi fa arrapare. Spinge il bacino più in fuori facendo sembrare il suo cazzo ancora più lungo e grosso.
    Senza smettere di guardarlo negli occhi, affondo con la bocca sul suo pisellone in tiro e lo guardo mentre geme.
    Comincio a succhiare mentre il naso affonda nei peli del pube e con l’altra mano gli accarezzo le palle.
    «Ooh… sì.»
    Continuo accelerando sempre più il ritmo.
    «Cazzo, che pompinaro. Succhi meglio della mia ragazza.»
    Ragazza?
    Mi accorgo di essermi fermato solo quando lui riprende a parlare: «Non fermarti. Continua. Ma non farmi venire. Ti voglio sborrare nel culetto.»
    Senza dargli tempo, lo pompo sempre più velocemente, sempre più velocemente. Sposto l’altra mano e accompagno il movimento della bocca con una sega veloce.
    «Oh… Oh… Sì… Però, piano… Oh… Basta…»
    Capisco che non resiste quando lo vedo contorcersi: «Ah! No, dai… Devo incularti… Oh, che bocca calda…»
    Non vincerà lui.
    Succhio e lecco come se non ci fosse un domani fino a quando sento il suo pisello sfiorarmi la gola. È allora che succede.
    «Oh, merda… No!» lo sento ansimare.
    Comincia a schizzare come un pazzo. La sua sborra mi riempie la gola e prima di sentirne il gusto la mando giù. Mi sazia.
    Quando il getto finisce, mi stacco e lo guardo ammosciarsi ricoperto di sborra e saliva.
    Alzo lo sguardo nei suoi occhi. «Ma sei idiota! Perché non ti sei fermato?»
    Mi metto in piedi, mi lecco le labbra e gli sorrido.
    «Nessun cazzo di ragazzo fidanzato con una ragazza entrerà mai nel mio culo.»
    Vado via chiudendomi la porta alle spalle.

    Trr!!!
    1 NUOVO MESSAGGIO
    Cavoli, mi ero quasi scordato di Ale.

    [To be continued...]

    Edited by Koh - 21/11/2016, 00:06
  11. .
    Ti invito a non usare il CAPS, che nel gergo informatico equivale ad urlare.

    Per il resto, benvenuto.
  12. .
    Welcome
  13. .
    Welcome
  14. .
    Ciao, benvenuta :oms:
  15. .
    Mi sembra che corri troppo e vai dritto al punto, dovresti allungare di più la trama xD
    All'inizio ti eri partito bene...
3682 replies since 3/5/2007
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