Posts written by Shaoran

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    CITAZIONE (•Imirichiwa• @ 13/2/2016, 21:42) 
    Whiteeee

    Mahh Shaoran non hai detto a quanti voti si vince o quando finisce u.u



    Curiosamente, imirihiwa.

    Vuoi proprio vincere, eh? :asd:

    Comunque, se per voi va bene, il sondaggio si può chiudere il 18 febbraio °>°
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    Benvenuto.
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    8
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    Direi 8.
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    Adesso avrei bisogno di una pizza °>°
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    Questa è po' sacrilega, ma spero possa piacere °>°

    duwBjbH
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    Ma.... :cry:
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    Eiden-crøss non capisco perché tu mi debba cornificare <.<
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    Purtroppo è finito °>°
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    BrokenHearted 14. Questioni di cuore

    Non ho mai creduto nei sentimenti. Quelli veri, intendo.
    Ogni volta che mi guardavo intorno e vedevo una coppietta sbaciucchiarsi pensavo “Sì, vabbè… TI AMO, che parolone… Tra un mese vi sarete lasciati…” Piuttosto cinico, lo so… ma ho sempre azzeccato. Perché, sapete, l’amore non è come lo descrivono… Un bel tramonto, un prato fiorito, le dita intrecciate… I film ce lo mostrano così perché in realtà non sanno cosa mostrare. Nessuno viene mai a dirci “Quando sarai innamorato sarai felice… a giorni alterni. Un giorno vorrai abbracciare la persona che ami e il giorno dopo non vorrai neanche vederla. Un giorno un TI AMO quello dopo un VAFFANCULO. Un giorno felicità, un giorno problemi.” E il TI AMERO’ PER SEMPRE? Vogliamo parlarne? Non esiste bugia più grossa di questa… Nessuno ama per sempre… Nessuno resiste così a lungo… Eppure… Eppure continuiamo a crederci. Il principe azzurro, la principessa nella torre… continuiamo a credere che esistano davvero e che dobbiamo solo aspettare di incontrarli.
    Non ho mai creduto nei sentimenti. Quelli veri, intendo. Ma stanotte ci credo.

    Ale mi prende in braccio e mi poggia sul letto. Afferra il bordo della mia maglia e me la sfila dalla testa. Mi guarda il petto nudo, si abbassa e mi bacia sul collo. Le sue labbra mi fanno tremare. Sussulto e mi aggrappo alla sua schiena.
    «Mmh…» ansimo.
    Ale continua a tracciare il mio corpo con la lingua. Si sofferma sui miei capezzoli facendomeli venire durissimi. Ad ogni colpo, la mia pelle si accede di un fuoco rosso che pulsa. Mi eccita tantissimo. Mi guardo la patta dei pantaloni e la vedo gonfia all’inverosimile. Non resisto più…
    Afferro la testa di Ale e la sollevo. Lui mi guarda con occhi persi, mi sorride e mi bacia. Ha le labbra così morbide e calde da farmi sciogliere. Io ci metto maggiore insistenza perché voglio divorarlo, lui invece va’ piano… gustandomi.
    «Sta giù, Chri» con una mano sul petto, mi spinge sul letto. Si piega su di me e mi fissa con quei tremendi occhi scuri.
    «Dammi la mano» prende la mia nella sua e mi fa stendere il braccio. Arrivati in mezzo alle sue gambe, apre il mio palmo e me lo appoggia sul suo pacco.
    Toccare il suo cazzo grosso, duro e caldo, anche attraverso i jeans, è sempre eccitante. L’idea che qualcosa di così grande sia entrata dentro di me mi stupisce.
    «Lo senti come sto, Chri? Senti quanto me lo fai venire duro?»
    Annuisco restando in silenzio. Quando sono sotto di lui, mi sento completamente in suo potere… Sono sottomesso, dominato.
    «Sto soffrendo, Chri. Tiramelo fuori…»
    Sbottono i pantaloni e tiro giù la zip. Ale scuote il bacino e fa scivolare i jeans alle caviglie. I boxer scuri gli fasciano le cosce e il sedere mettendo in rilievo lo spessore del suo membro, pendente verso destra.
    «Alza il culetto» mi sorride.
    Mi guardo in mezzo alle gambe e vedo le sue mani che mi sbottonano i pantaloni. Me li tira via in un unico colpo insieme alle mutande. Il mio pene duro rimbalza sul mio addome, appoggiandocisi sopra.
    «Ehi, Chri… Anche tu ce l’hai bello grosso. Non l’avevo mai notato prima, sai?» nel suo tono si nasconde una risata.
    Mi metto a ridere anch’io: «È perché ti sei sempre interessato al mio culo» gli rispondo.
    Lui sorride e si piega a baciarmi: «Che ci posso fare se mi fa impazzire quel tuo buchetto stretto» dice staccandosi.
    «Sono ancora stretto?»
    Lui mi ispeziona al microscopio per un secondo: «Per il mio cazzo sarai sempre troppo stretto. Voglio sfondarti ogni volta, continuamente.»
    «Perché mi dici queste cose? Mi eccitano…»
    Sorride: «Lo so, cucciolo…»
    Ritorna a baciarmi scendendo sempre più lungo il mio petto. Arriva all’inguine e fa una cosa mai fatta prima. Mi afferra il pisello e lo scappella. Poi, senza preavviso, avvicina le labbra alla punta della cappella e me la bacia.
    Tremo e ansimo non appena mi sfiora.
    Ale risale sul mio viso baciandomi: «A me non piace succhiarlo, ma volevo darti una sensazione bella…»
    Gli sorrido, afferro l’elastico dei suoi boxer e li tiro via. Subito sento il suo cazzone ballonzolare sulla mia erezione. Ale mi bacia e comincia a strusciarsi su di me.
    Sento la pelle del prepuzio scappellarmi e ricoprirmi l’intera asta. Apro bocca per ansimare come un pazzo, esattamente come sta facendo Ale.
    «Chri…» Ale mi parla con gli occhi chiusi. Rispondo con un mugolio. «Apri il primo cassetto del comodino. Prendi un preservativo…»
    Seguo i suoi comandi senza spostarmi dallo stare sotto di lui. Pesco con le dita una bustina quadrata dal cassetto e tiro fuori il preservativo.
    «Mettimelo» Ale si solleva un po’ facendo puntare nell’aria la sua asta dritta di fronte a me.
    Avvicino la bustina alla bocca e la strappo con i denti. Mentre lo faccio, Ale sorride.
    Prendo il preservativo e lo appoggio sul pisello scappellato. Poi lo tiro verso il basso, sistemandolo sull’intera asta.
    «Perfetto, bravo…» Ale mi bacia sulla fronte: «Adesso girati…»
    Mi aggrappo alle sue spalle per sollevarmi. Poi mi fermo un secondo e lo fisso: «Perché stai facendo fare tutto a me?» È solo curiosità.
    Ale mi sfiora il naso col suo. È una cosa dolcissima, ma non è una risposta.
    «Mi piace darti ordini. E ancora di più vederti rispettarli» mi bacia un’altra volta: «Ti dispiace?»
    Mi viene da ridere… Se solo sapesse quanto mi piace… «No, Ale» sorrido.
    È allora che le sue mani mi prendono per i fianchi e mi fanno girare. Con forza, mi ritrovo schiacciato tra il materasso e il suo corpo.
    «Allora resta fermo e lasciati scopare da me, cucciolo» il suo fiato sul collo è caldo. Cerco di rilassarmi, ma avere la sua erezione schiacciata nel solco delle mie chiappe mi svuota la mente.
    Senza controllo, piego le ginocchia finendo sempre più incollato al suo inguine. Sento la morbidezza dei suoi peli neri graffiarmi la pelle, la durezza del suo membro, la consistenza tonda delle sue palle… tutto su di me.
    Ale si tira indietro e, come in un meccanismo perfetto, finisco a pecora. Sento il suo petto appoggiato sulla mia schiena. Il rimbombo del cuore tuona dentro il mio corpo.
    «Chri, allarga le gambe» le sue mani mi toccano l’interno coscia. Seguo le sue indicazioni e spingo il sedere più in alto. Poi…
    «Ah!» Due dita bagnate di saliva mi accarezzano la rosellina e si immergo dentro di me. Essere accarezzato dall’interno, con prepotenza ma anche delicatezza, mi fa impazzire.
    «A-Ale…» ansimo.
    «Chri… Tutto okay?»
    Giro la testa per guardarlo: «Ti prego… Riempimi. Scopami.»
    Lui sorride soddisfatto: «Tutto quello che vuoi…»
    La punta del suo membro si appoggia al mio buco e si spinge dentro, penetrandomi con forza.
    Anche se sono stato già scopato da questo cazzo così grosso, ogni volta è come se fosse la prima. La sensazione che mi dà l’asta che sfrega le mie carni, immergendosi nel mio culo… La sensazione di essere allargato… La sensazione di concedersi, donarsi al suo volere… Mi distrugge…
    Stringo i denti pur di non urlare. Non voglio fargli sapere che, all’inizio, mi sembra sempre impossibile riceverlo, dato lo spessore… Ignoro il dolore e mi concentro sul mio corpo. Rilasso i muscoli delle gambe e del sedere accogliendo la parte più virile di Ale.
    «Uh… Mmh…» i suoi lamenti mi arrivano caldi e nitidi alle orecchie. È incollato a me e vuole obbligatoriamente che io lo prenda tutto. Non mi ha mai risparmiato… Per suo volere, nemmeno un centimetro deve restarne fuori. Lo spinge per questo…
    «Ah!» non riesco a non lamentarmi quando avverto la cappella spinta all’inverosimile dentro il mio corpo. Ale si solleva sui gomiti sfiorandomi i muscoli delle spalle con lenti baci.
    «Tranquillo, Chri» bisbiglia: «Te l’ho messo tutto dentro. L’hai già preso tutto…»
    «Mmh… Lo sento…» tengo gli occhi chiusi per abituarmi al piacere immenso che mi dà l’essere penetrato con così tanta forza.
    «Davvero?» dev’essersi di nuovo schiacciato su di me perché sento le sue labbra sfiorarmi l’orecchio destro: «Allora, aspetta… Te lo faccio sentire per davvero…»
    Si tira indietro e… comincia a cavalcarmi.
    Prima piano, poi sempre più veloce, me lo sbatte dentro facendo tremare tutto il letto. Non vorrei farlo, ma non riesco a trattenermi: apro la bocca e comincio ad ansimare e gridare. Ad ogni inculata, tutto il mio corpo si sposta in avanti. Tremo e godo. Godo e tremo.
    Ale mi tiene fermo per i fianchi mentre me lo ficca nel buco ormai largo e poi mi trascina indietro con lui quando lo tira fuori. La cappella rimane sempre dentro per spianare la via.
    «Ah! Ah! Ah!!» ho perso il controllo. Non riesco più a capire che succede. So solo che non voglio che finisca mai. Tutto quello che provo… no, non deve finire.
    Cerco di girare la testa per guardare questo toro che prende il posto di Ale ad ogni scopata, ma non ci riesco. Le mani sudate scivolano da sopra le lenzuola e cado sul materasso.
    Senza fermarsi, Ale si stende su di me, si aggrappa alle mie braccia e continua a fottermi anche così, da steso.
    «Ah! Ah!!» Non so cos’è successo, ma adesso sento molto più forte ogni colpo che arriva. Il piacere è amplificato… distinguo ogni centimetro che entra ed esce, ogni botta che il mio culo riceve, ogni lamento che esce dalla mia bocca… e anche da quella di Ale.
    «Sì… Cazzo, sì… Oh Chri…»
    «Ah! Ahi! Ah!» Vorrei dirgli di fermarsi un secondo, di darmi tregua, ma non ci riesco. Sto godendo troppo per riuscire a smettere.
    «Oh, Chri… Senti come gemi… Cristo, quanto mi ecciti…» Una sua mano mi afferra dal mento e mi fa girare la testa. Le Labbra di Ale si incollano alle mie ma non riusciamo a baciarci. Il ritmo della scopata ci fa ansimare e tremare…
    «A-Ale… Fermati…» riesco a dire tra i gemiti. Apro gli occhi e vedo il suo sorriso perverso.
    «Pregami…» dice, tutto sorridente.
    «Ah! Ti… Mmh… T-Ti prego. Basta…»
    Ale si ferma lasciandolo nel mio culo. Si poggia su di me e mi bacia. Questa volta riesco persino a muovere la lingua mentre recupero fiato nella sua bocca.
    «Vieni… Mmh…» sfila via il suo pisellone dal mio buco e si mette in piedi tendendomi la mano. La afferro e mi accoccolo tra le sue braccia. Mi fanno malissimo le gambe… sto rivivendo tutto quello che ho vissuto alla prima scopata con lui.
    Vorrei baciarlo, ma lui mi afferra per i fianchi e mi sbatte al muro. Prende i miei polsi, li intreccia a me li tira sopra la testa. Poi, lento, lo riappoggia al mio sfintere e lo rimette dentro.
    Grido perché non mi aspettavo di essere penetrato in piedi: «Ahia!»
    «Scchhh…» Ale mi stringe con l’altra mano libera al suo petto e comincia a muoversi.
    Ogni volta che esce, mi sento vuoto, ogni volta che rientra, mi sento impalato.
    «Ah! Oddio, oddio… Ah!» Ad ogni lamento, i colpi di Ale si fanno più profondi. Mi sento letteralmente spaccato a metà.
    «Godi. Godi, cucciolo mio…» la penetrazione assume un ritmo regolare e mi lascio possedere da lui. Mi stringo al suo petto sentendo ogni singolo muscolo, pelo e centimetro di pelle accarezzarmi la schiena. Ale continua ad ansimarmi nelle orecchie mentre si fa largo nelle mie viscere.
    «Vieni» per la seconda volta, mi svuota il culo tirandolo fuori e mi spinge di nuovo sul letto. Resto a pancia all’aria con le gambe aperte. Ale si inginocchia davanti a me, mi afferra per le caviglie e mi allarga. Guarda il mio buco, ci punta il cazzo sopra e mi fissa negli occhi.
    «Sei mio, Chri.» La sua ennesima spinta che mi penetra mi fa capire che ha ragione. Sono suo. Farei qualsiasi cosa per lui, con lui… Anche dargli il mio buco del culo… L’umiliazione più profonda.
    «Ah! Ah!» ricomincio ad ansimare.
    «Sì… Sì, Chri… Godi, godi…» Ale si piega assieme alle mie gambe. Vedo i miei piedi avvicinarsi al mio viso. «Parlami, Chri. Dimmi cosa provi…»
    Non so come faccia a trovare le parole mentre mi scopa. Io a malapena capisco quello che succede.
    «Ah! Mmh… È duro…» riesco a dire tra i gemiti.
    Vedo Ale sorridere: «Tu me lo fai venire durissimo. Ancora…»
    «È… Mmh… Grosso…»
    «E ti piace?»
    Annuisco senza rispondere.
    «Devi dirmelo, Chri…»
    «S-Sì…»
    «Sì, cosa?»
    Strizzo gli occhi mentre mi lascio scopare: «Sì, mi piace il tuo cazzo grosso…»
    «E allora prendilo se ti piace… Tieni.» La potenza dei colpi aumenta immediatamente. Ale continua a cavalcarmi come se non ci fosse un domani. Ci fissiamo negli occhi mentre il letto cigola.
    «Cristo, quanto mi fai eccitare. Potrei scoparti per ore…»
    Mi aggrappo al suo collo mentre continua a farmi sentire quando duro lo ha ancora. Ora ho capito perché gli piace parlare: perché lo eccita. E – non lo sapevo nemmeno io – ma eccita anche me.
    «Girati, cucciolo.» Si ferma e me lo toglie. Sento l’aria riempirmi le viscere.
    Lento, senza forze, mi giro finendo con la faccia sul materasso.
    Ale si risistema su di me e continua a scoparmi. Questa notte è insaziabile, sembra non venire mai.
    «Ahia!» mi lamento non appena la monta ricomincia. Per la velocità con la quale il suo cazzo entra ed esce, credo di avere ormai il buco slabbrato.
    «Resisti ancora un po’, Chri…» le sue mani mi finiscono sul petto, le usa per sollevarmi. Mi ritrovo messo a pecora, di nuovo.
    «Eccomi… Eccomi, Chri…»
    Sento le mani di Ale armeggiare con il suo membro per tirarlo fuori, ma lo fermo.
    «No! Resta dentro…»
    «Ma… Chri…» la sua voce è carica di dubbio.
    «Hai il preservativo» gli ricordo: «Vienimi dentro…»
    Ale smette di scoparmi per un secondo, poi mi afferra per i fianchi e ricomincia: «Okay. Come vuoi, cucciolo…»
    Più i colpi accelerano, più Ale ansima forte. Il fiato buttato fuori si trasforma in un suono rauco…
    «Vieni con me…» Non capisco che vuole dire fino a quando non sento le sue dita attorcigliarsi alla mia asta. Comincia a masturbarmi come un forsennato. Credo di non aver mai avuto il pene così gonfio e duro come ora…
    «Ah! Ah! Ale…»
    Lui mi precede…
    «Sì! Sì, Chri…Sborro… Oh! Sì… Ti sborro in culo!»
    Una scossa che parte dal mio inguine ed arriva al mio cervello mi trafigge non appena comincio a schizzare sborra sulle lenzuola.
    Sgrano gli occhi fissando il vuoto mentre dalla mia bocca escono fuori suoni senza senso. In contemporanea, Ale ansima su di me non appena la punta del preservativo comincia a riempirsi del suo seme.
    «Oh! Dio…» grida quando avverte le contrazioni del mio ano che si stringe attorno alla sua mazza non appena mi metto a sborrare.
    «Chri… Oh, cazzo…»
    Vorrei fermarmi, ma non ho più alcun controllo sul mio culo… Lo sento come… staccato dal mio corpo.
    Ale mi afferra le chiappe e le allarga, con un lamento, tira fuori il pisello dal mio buco e si accascia al mio fianco.
    Tramante e dolorante, cado sul materasso rimanendo con la bocca spalancata, il fiatone e le gambe aperte.
    «C-Chri…» Ale ansima, proprio come me. Giro la testa per guardarlo.
    «Ti amo…» soffoca le parole con un bacio. Si stacca e ci fissiamo.
    «Ti amo anch’io.»
    Chiudo gli occhi, addormentandomi. Sono sfatto, appagato e felice.

    Quando apro gli occhi, la luce del mattino entra dalla finestra. Il letto caldo, con le lenzuola morbide, mi accarezza la pelle. Mi stiracchio e cerco di mettermi seduto. Arrivo al bordo del letto e poggio le gambe a terra, con delicatezza. Nessun dolore. È positivo… Ieri notte ho creduto di essere stato rotto come un giocattolo.
    Mi metto in piedi ed avvicino una mano al mio buchetto… Cavoli, ci entrano due dita dentro.
    Spero sia normale, spero si richiuda presto… Ma vorrei chiederlo ad Ale per sicurezza…
    In camera non c’è… Immagino sia in bagno o in cucina.
    Mi metto in piedi, raccolgo le mie cose e mi avvicino alla porta del bagno. Faccio per bussare ma mi fermo quando sento all’interno una voce parlare…
    «Sì, sì… Certo… Anch’io…»
    È Ale. Forse sta parlando al cellulare. So che è maleducazione, ma resto con l’orecchio incollato alla porta.
    «Sì, piacerebbe anche a me…» lo sento dire: «D’accordo, Laura… Hai ragione… Okay, piccola. Allora… a stasera. Certo… Ti amo.»
    Mi stacco dalla porta e torno in camera.
    Nonostante abbia bisogno di una doccia, mi rivesto comunque.

    «Ehi, cucciolo…»
    Ale arriva in camera cinque minuto dopo, in accappatoio. Si piega sul letto e cerca di baciarmi, ma mi scosto. Lui resta fermo un secondo, poi si tira indietro stringendosi la cintura in vita.
    «Cosa c’è?»
    Non voglio guardarlo negli occhi, ma sono costretto ad alzare lo sguardo per parlargli.
    «Ti amo?»
    Ale sgrana gli occhi quando vede che ho pianto…
    «Chri, io… Non capisco…»
    Mi metto in piedi stringendo le mani a pugno: «Come cazzo fai?»
    Ale piega la testa di lato: «Come cazzo fai, cosa?»
    Ho ancora qualche lacrima che mi cade dagli occhi: «Come cazzo fai a dirmi “ti amo” se non è vero?»
    Credo che cominci a capire quando lo vedo fare un passo indietro.
    «Hai sentito la conversazione?»
    Annuisco mentre le guance continuano a bruciarmi per le lacrime.
    «Chri, ascolta… Io…»
    «Tu, cosa?» urlo senza rendermene conto. Sono rabbia e rimpianto a riempirmi la voce…
    «Sai come la penso sulle relazioni… Te l’ho già spiegato…»
    Mi nasce una risata isterica, ma la sopprimo subito: «Lo so, ma tu… Ieri sera… Mi hai detto “ti amo”, cazzo!»
    Ale fa un passo avanti: «È la verità, Chri… Io ti amo.»
    «Ah sì?» sento che la risata isterica sta tornando: «Allora come puoi amare anche Laura, eh? Me lo spieghi… Non vi eravate lasciati?»
    Si passa una mano tra i capelli. Non riesco a guardarlo così bello anche solo con un accappatoio addosso. Non ci riesco e… non voglio.
    «Abbiamo deciso di tornare insieme… Ascolta, Chri…» le sue mani mi stringono le braccia. Voglio solo che le tolga… Voglio solo urlare…
    «Io, è vero, ti amo. Ma…» fa una pausa che non mi piace: «…non posso mandare all’aria una vita normale per questo…» indica il letto, la stanza, me: «Guardaci, siamo due maschi… Possiamo comunque continuare a divertirci…»
    La bocca mi si spalanca da sola. Gli occhi mi si seccano all’improvviso.
    Smetto di pensare, smetto di vedere, smetto di respirare.
    «È la cosa più brutta che tu potessi dirmi…» sento che le lacrime stanno tornando a getto, ma non voglio piangere di fronte a lui.
    «Aspetta, forse mi sono espresso male… Fammi spiegare…» la sua mano mi stringe il polso.
    «No!» Lo schiaffo che arriva sulla sua guancia parte da solo. Il rumore delle mie dita sulla sua faccia rimbomba per tutta la casa.
    Ale si regge la guancia rossa restando in silenzio.
    «Goditi la tua vita “normale”…» lo dico facendo le virgolette nell’aria: «…che tanto così “normale” non lo sarà mai.»
    Prendo il giubbotto da terra e me lo tiro dietro mentre la porta dell’appartamento numero 22 mi sbatte alle spalle.
    Appena la serratura scatta, chiudendosi, un altro rumore mi rimbomba nel petto. Piango quando capisco che i cocci sparsi che stanno cadendo dappertutto attorno a me sono pezzi del mio cuore che si è spezzato.
    BROKEN.
    HEARTED.

    [FINE].
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    BrokenHearted 13. Quando un pompino può risolvere la situazione...

    «Ale? Ci sei?»
    La comunicazione cade.
    Lo schermo del telefono si spegne e muore come un uccellino ferito.
    Riattivo il display ma… niente. È completamente scarico.
    Merda!
    «Allora? Sta arrivando?»
    Mi giro di scatto non appena sento la prepotente voce di Davide riempire la stanza. Tutto nudo, con l’uccello penzoloni tra le gambe, resta fermo davanti alla porta con le mani sui fianchi.
    Se dicessi che è solo un mostro senza cuore, a vederlo, non mi crederebbe nessuno. Spalle larghe, fisico scolpito, pettorali d’acciaio… Che palle! Come cavolo può essere una cosa così bella anche così cattiva?
    «Non so di cosa parli…»
    Davide ride passandosi una mano tra i capelli. Sono bagnati. Il biondo oro è diventato più scuro, come se si fosse ricoperto di pece. Quando solleva il braccio, il bicipite cattura la mia attenzione.
    Sbatto le palpebre per riprendermi. A volte è terribile essere gay… Vorresti con tutto il cuore pensare ad altro, odiare una persona, ignorarla… ma più cerchi di farlo, più continui a fissarla. Come i compagni fighetti dietro cui la mia amica Monica sbava… “Guarda! Quello è Francesco… Quant’è figo!” Io lo guardo a malapena e scuoto la testa, come per dire “Sei irrecuperabile”. La verità è che magari quel bel pezzo di Francesco piace anche a me… mo non puoi dirlo, cazzo! Se no che ci figura ci fai?
    Poi vai a lezione e – casualmente! – il prof comincia a parlare dell’essere se stessi, di non nascondersi, di… Ma vaffanculo! Ce l’avete con me? No, se è così, ditelo… Facciamo prima!
    È un giro dell’Inferno senza fine… E credo che il diavolo, qui, sia Davide. Bello e impossibile. Bello e dannato… Magari solo un po’ più muscolo di Edward Cullen… e quando dico “un po’” intendo “molto”. Che rabbia…
    «Secondo te perché ho lasciato il telefono qui e sono andato a farmi la doccia? Mi credi davvero così sbadato…»
    «Sì…» mi rendo conto di quello che ho detto solo dopo che ho parlato: «Voglio dire… A volte se sento la parola “cretino” l’associo subito alla tua faccia.»
    Mi aspetto una risposta velenosa, ma Davide scoppia a ridere come se nulla fosse.
    «E quando senti le parole “cazzo grosso” a che pensi, eh?» mentre ride, si afferra il pisello dalla base e comincia a farlo rimbalzare su e giù. Lo tasta, lo scappella e poi lo ricopre.
    Smetto di guardarlo solo quando capisco che si sta prendendo gioco di me.
    «Sei uno stronzo…» biascico a denti stretti. Lascio il cellulare sul letto e mi avvicino alla porta. Arrivo davanti al suo petto scolpito e alzo lo sguardo nei suoi occhi. Sono pure azzurro ghiaccio… un malia tremenda!
    «Allora?» chiedo, cercando di restare fermo e dritto. La verità è che mi sento crollare.
    «Allora, cosa?»
    «Mi fai passare o no? Hai detto che potevo andarmene…»
    Davide sorride. Denti bianchissimi ovviamente… Che nervi! Ce l’avrà un difetto? Che so… Mangiarsi le caccole, russare come un orco, problemi di meteorismo… Niente?
    «Prego» si fa da parte stendendo il braccio per indicarmi la porta: «Va’ pure…»
    Senza rispondere, faccio un respiro profondo e m’incammino.
    Lo stretto corridoio mi accoglie col pavimento disseminato di bottiglie di vetro vuote. Le scanso come in un percorso ad ostacoli. Arrivo alla porta e poggio la mano sulla maniglia.
    «Peccato tu non voglia saperne di più su Ale…»
    Stringo i denti. Devo ricordarmi che è solo uno stronzo. Che Davide mi sta solamente tentando. Che il cattivo qui è lui.
    «Che vuoi dire?» la curiosità è tremenda. Lascio ricadere la mano girandomi nella sua direzione.
    Sempre nudo, è appoggiato alla stipite della porta. L’arco sulla sua testa lo chiude in quello che potrebbe sembrare un fantastico dipinto. Un angelo biondo, nudo… l’unica differenza con le tipiche statue da museo è che questo angelo ha un cannone in mezzo alle gambe anziché un mozzicone di sigaretta.
    Davide sorride vedendo come sono incappato nella sua trappola preda della curiosità. «Beh…» fa qualche passo nella mia direzione: «Immagino che Ale ti abbia detto di essere bisessuale…»
    Annuisco. Se è questa la notizia che voleva darmi, mi sono preoccupato per nulla.
    «…e che fa sesso anche con delle ragazze, ovviamente…»
    «Lo so!» sbotto: «E, sai una cosa? Può fare sesso con chi vuole… Non è un mio problema, non mi importa.»
    Stringo la maniglia e la abbasso. Il rumore di uno scatto meccanico rimbomba nel locale. È il segnale che la porta sta per aprirsi.
    «Laura.»
    Resto fermo con gli occhi che fissano il vuoto.
    «Ti ha detto anche di Laura, giusto?»
    Per la seconda volta, mi giro a guardarlo. Stavolta, però, non lascio andare la maniglia. Voglio scappare il prima possibile da questo demonio.
    «Cosa?» faccio l’errore di chiedere.
    «Oh…» Davide si finge sorpreso. Se fosse un attore verrebbe cacciato immediatamente da qualsiasi tipo di sceneggiatura. È pessimo. «Non ti ha detto di Laura?»
    Cerco di ignorarlo, ma è impossibile.
    «No» scuoto il capo: «Chi è Laura?»
    Davide allarga il suo sorriso in maniera disumana. È tagliente, affilato, sicuro. Ha capito che ormai sono completamente preso dalla situazione. Che rabbia… Ma che alternativa ho?
    «Perché non lo chiedi a lui?» Davide si gira e torna in bagno sbattendosi la porta alle spalle.

    «Chri!»
    La voce di Ale arriva dal finestrino aperto. L’auto sgomma sull’asfalto fermandosi vicino alla porta del locale. Io, davanti, tremo di freddo.
    Ale scende e corre nella mia direzione. Mi guarda con occhi strambi e poi, senza parlare, mi abbraccia.
    Un odore intenso, di uomo, di maschio, di sudore, di fatica, di bagnoschiuma e di calore mi avvolge. Gli stringo le braccia attorno al collo conficcando il viso nel suo petto. Sobbalzo per qualche lacrima che non so neanche perché scende e tremo attaccato a lui.
    «Dov’è?» Ale mi afferra per le guance fissandomi con i suoi profondi occhi scuri. Alle spalle, le stelle del cielo, lo circondano di un’aura dorata. Anche se ha i capelli neri, la barbetta scura, la mascella spigolosa e non c’è ombra di ali… è lui il vero angelo.
    Guardo la porta del locale e un moto di rabbia mi investe.
    Ale segue il mio sguardo: «È ancora dentro, vero?»
    Annuisco lentamente.
    Subito Ale mi lascia e comincia a sbattere i pugni contro la porta. «Davide! Brutto figlio di puttana, apri!» Il rumore delle dita accartocciate che si schiacciano contro la porta alta e stretta rimbombano lungo tutta la via.
    «Ale, fermati… Non vorrai svegliare i vicini!» mi avvicino mettendogli una mano sulla spalla. Lui mi guarda per un secondo, si scrolla la mia mano di dosso e mi preme una mano sul petto: «Resta qui fuori, Chri. Non voglio che mi vedi così…»
    «Così? Così, come?»
    «Incazzato…» ricomincia a bussare e gridare fregandosene altamente del fatto che è ormai notte inoltrata. «Va’ in macchina.»
    «Che?» sgrano gli occhi.
    «Ho detto… Va’ in macchina. A lui ci penso io.»
    Faccio un passo avanti incrociando le braccia al petto. Non prendo ordini da lui, né da nessun altro. «Non se ne parla.»
    Ale mi guarda, sbuffa e poi… Sbam!!! L’ultimo pugno contro la porta rimbomba per terra. Vedo il suo braccio tremare, le nocche delle dita diventargli rosse… si farà solo male così.
    «Ale…»
    «Cristo santo, Chri!» sbotta alzando le mani al cielo: «Ti ho detto di restare in macchina! Ascoltami per una volta, cazzo!»
    Non lo riconosco più… So che è arrabbiato, ma non è giusto che si sfoghi con me. Corro via senza rispondergli sbattendo lo sportello dell’auto. Dentro si sta al calduccio, ma quest’odore di sigaretta, fumo ed un profumo particolare che non conosco – quello di Ale – mi danno alla testa. Schiaccio la fronte al finestrino per vedere che diavolo sta combinando. Che intenzione ha? Fare a botte con Davide? Per quanta rabbia possa covare, non è muscolo come lui, né forzuto. Ale non ha di certo nulla da invidiare a Davide… ma in un corpo a corpo ho qualche dubbio su chi possa uscirne integro.
    All’improvviso, la porta del locale si apre. Ale si precipita dentro e la porta viene richiusa.

    Non sento urla di litigio, né altro.
    Mi aspettavo una catastrofe… invece nulla. E non so cos’è peggio.
    Scendo dall’auto dopo una decina di minuti di totale apatia. Apatia della notte, mia, delle voci, del silenzio. Questa situazione mi sta distruggendo. Non pensavo di finire così… E pensare che ho solo detto “Okay” ad un ragazzo conosciuto in chat col quale volevo divertirmi un po’. Forse sono andato oltre… Si può tornare indietro adesso? Forse… ma non da solo.
    Mi avvicino alla porta del locale ed appoggio l’orecchio sulla superficie… nulla. Com’è possibile?
    Provo a spingere la maniglia e… tac! Non l’hanno chiusa a chiave…
    Entro in punta di piedi nella stanza illuminata… Attraverso il corridoio ed arrivo alla seconda porta. Poggio l’orecchio anche su questa e, silenziosamente, la porta si apre.
    Smetto di respirare quando butto un occhio nella stanza.
    Oh, merda!

    «Ahah! Che cazzo credevi di fare, eh?»
    Davide ha le mani sui fianchi. La schiena nuda, delineata dai muscoli, fissa la porta dietro la quale sono nascosto. Si è messo un paio di jeans, ma è ancora a piedi nudi. Davanti a lui…
    Oh, no! Ale!
    «Sono sempre stato io il più forte… Ah ah!» la risata amara di Davide rimbomba nell’aria: «E te l’ho dimostrato stasera. Mi sono scopato la tua puttanella. L’ho montata come una vacca… Dovevi sentire come ansimava sotto i miei colpi di cazzo…»
    «L’hai obbligato, stronzo!» la voce di Ale trema. Non ha mai tremato prima d’ora… Non lo vedo bene. So solo che è steso sul letto.
    «L’importante è che me lo sono scopato. Mi sono preso la tua puttana del momento… Visto? Le ho riempito il culo di sborra. L’ho resa mia…»
    Ale grida qualcosa che si strozza a metà. «Chri non è tuo! Ah!»
    Vedo il pugno di Davide salire in alto e poi cadere verso il basso. Il lamento di Ale può significare solo una cosa. Lo sta picchiando…
    «E di chi sarebbe, eh? Tuo?» Davide si guarda le dita strette a pugno e ride: «Non gli hai nemmeno detto niente di Laura… Se c’è uno stronzo qui, sei tu. Lo stai solo usando…»
    «Che c’entra Laura adesso?» vedo le braccia di Ale che si irrigidiscono. Cerca di mettersi seduto ma la schiena continua a cadergli sul materasso.
    «C’entra eccome… Christian si è innamorato di te, lo sai? Come glielo spiegherai adesso?»
    Ale resta in silenzio. Volevo sentire la sua risposta… Devo capire chi è Laura, di cosa stanno parlando e, soprattutto, qual è la verità. Sono davvero innamorato di Ale? E lui? Lo è di me? Perché non mi ha risposto quando gliel’ho chiesto? Ed io, alla fin fine, perché gliel’ho chiesto?
    Adesso mi vergogno così tanto.
    «Visto… Quello che si sta comportando da stronzo con lui non sono io…» il pugno di Davide risale verso il soffitto: «…sei tu.»
    No!

    Non sono mai stato un tipo violento… più che altro perché se attaccassi briga con chiunque non saprei come difendermi. Mettici una pietra sopra, mi sono sempre detto. Non ho pensato, però, al fatto che accumulandole l’una sull’altra le pietre prima o poi si sarebbero trasformate in una montagna che mi avrebbe seppellito per sempre.
    È arrivato il momento di togliere alcune pietre…
    Le gambe corrono da sole verso la prima bottiglia di vetro col collo lungo che trovo. Entro nella stanza senza guardare nulla se non la schiena delineata di Davide e la sua chioma bionda.
    Mentre alzo il braccio, l’unica cosa che noto è la bocca di Alessandro deformata in una O di spavento.
    Abbasso il braccio colpendo più forte che posso. Il rumore è raccapricciante. Petali di vetri trasparenti cadono dappertutto. Gocce di specchi lucidi che si adagiano come foglie secchie sul pavimento.
    Davide crolla davanti a me, cadendo come una pera cotta.

    «Oh!» il mio stesso urlo mi spaventa. Getto via la bottiglia rotta e mi porto le mani sul viso mentre guardo Davide per terra. Non c’è sangue, né nulla… ma il modo in cui è piombato al suo mi ha fatto ricredere delle mie azioni.
    Ale si rimette seduto e subito si inginocchia accanto a Davide. Due dita gli finiscono sul collo e… butta fuori l’aria.
    «È vivo» sospira ad occhi chiusi: «Credo sia solo svenuto per il dolore…» si rimette in piedi e senza aspettare un secondo gli finisco tra le braccia.
    «Ale… Cos’hai lì?» un enorme macchia scura gli copre mezza guancia, tutta la parte sotto l’occhio. Sta gobbo, piegato su se stesso e si regge lo stomaco.
    «Sto bene…» eppure digrigna i denti mentre lo dice.
    «No, non stai bene… Ti ha fatto male?»
    Sbuffa: «Non preoccuparti, Chri… Diciamo solo che non ho calcolato esattamente le proporzioni del suo corpo rispetto al mio» fa un sorriso, ma so che è finto. Sta solo cercando di rassicurarmi.
    Abbasso lo sguardo senza replicare: «Adesso che facciamo?»
    Ale mi guarda e subito mi accarezza una guancia. Ha le dita calde… «Si riprenderà da un momento all’altro… Non ti facevo così coraggio, sai?»
    Dovrebbe essere un complimento, ma io non li so accettare i complimenti. Ale nota il mio silenzio e mi dà un bacio sulla guancia: «Grazie.»
    Sento le guance diventarmi rosse. Strano che basti così poco ad imbarazzarmi.
    «Quando si sveglierà ricomincerà a tormentarci… Ha la mia foto sul cellulare, quella che ti ha mandato prima che ti chiamassi.»
    Ale corruga la fronte, credo stia riflettendo. Con quel livido scuro sembra così diverso. Ma mi piace comunque.
    «Eliminiamola» dice come se avesse appena avuto un lampo di genio. Scuoto il capo sradicando la sua idea sul nascere: «La batteria si è scaricata…»
    Ale fa una smorfia. Poi chiude gli occhi, li riapre subito e sorride. «Ehi, Chri…»
    «Che c’è?»
    «Ti va’ di farmi un pompino?»
    Alzo gli occhi al soffitto: «Ma ti sembra il caso?»
    Non so cos’ha in mente, ma lo vedo subito armeggiare con la cintura dei pantaloni.
    «Aspetta!» sbraito: «Ma sei pazzo! Con Davide incosciente sul pavimento, davanti a noi?»
    Ale si fa serio e mi mette una mano dietro la nuca: «Fidati di me e succhia… Fa più in fretta che puoi.»
    Che?
    «Non capisco, Ale… Io…»
    «Oh santo cielo, Chri! Ti spiego dopo, tu ora fammi solo sborrare…»
    Come un automa, mi inginocchio ai piedi di Ale e gli abbasso i pantaloni. Alzo lo sguardo sul suo viso quando vedo la forma del suo pisello nascosto sotto il tessuto scuro dei boxer. Anche da moscio, si nota benissimo. Pende verso destra, appoggiato sulle sue palle tonde.
    Ale mi accarezza la guancia e poi sposta la mano dietro la nuca accarezzandomi i capelli: «Dai, cucciolo… Fammi sentire quanto è calda la tua bocca. Prendilo tutto e fanne quello che vuoi… L’importante è che tu mi faccia sborrare presto» il suo sorriso perverso mi eccita, anche se è poco consono alla situazione.
    Abbasso l’elastico dei boxer e vedo i peli neri di Ale apparire sul suo inguine. Sento subito un forte odore di cazzo che non so spiegare. Di solito sento un po’ di sudore, un po’ di bagnoschiuma… stavolta, invece, sento solo un odore penetrante che non so definire. So solo che è buonissimo. È odore di cazzo, quell’odore che si crea quando tieni il pisello bello stretto nelle mutande… l’eccitazione sale a livelli stratosferici. Finisco di abbassargli le mutande e vedo il suo pisellone dondolarmi davanti alla faccia. Con due dita, lo scappello e me lo metto subito in bocca.
    «Ah, sì…» ansima Ale. Quando non è in completa erezione, riesco a prenderlo tutto con facilità. Immergo il naso nei peli del pube ed inspiro forte quest’odore così buono. Nel frattempo, spargo con la lingua la saliva su tutta la cappella e la faccio scivolare sull’asta. Ale ansima sempre di più.
    «Che bello, mmh…» la sua mano spinge dietro la mia nuca obbligandomi a succhiare con più insistenza. Per paura di perdere il ritmo, abbraccio le sue cosce pelose e finisco con lo strizzargli il culo. Mi aggrappo al suo corpo come se fosse il mio unico scoglio sicuro.
    «Mmh… sì, Chri, così…»
    Quando sento la bocca piena comincio a tirarlo un po’ fuori perché si sta ingrossando. Un paio di secondi, ed ha la stessa consistenza del marmo.
    «Aspetta, faccio io.» Con il suo pisello in bocca, alzo lo sguardo e ci fissiamo negli occhi. Ale mi prende la testa con entrambe le mani e mi tiene fermo.
    «Succhia, troietta mia» comincia a muovere il bacino lasciandomi in balia dei suoi colpi. Lui decide il ritmo, scopandomi la bocca. Sento la cappella sbattermi contro la gola. Spinge per entrare, ma non riesco a farlo in questo momento.
    «Guardami, Chri» la voce di Ale è rauca. Lo guardo ancora negli occhi e questa volta resto a guardarlo perché lui vuole che glielo succhi così. Mi sorride e mi fa l’occhiolino. La trovo una cosa strana, ma molto sexy.
    «Manca poco, cucciolo… Succhia, succhia… Succhia ancora.»
    Con la lingua, riesco persino a sentire il frenulo sotto la cappella che si tende ad ogni colpo. Le labbra continuando a segargli l’asta mentre, occhi negli occhi, ci fissiamo.
    «Basta, Chri… Sto per venire…»
    Continuo a succhiare facendo finta di non aver sentito. Ale, però, con un sorriso, mi afferra per i capelli e sfila il suo uccello dalla mia bocca. Quando esce, lo ammiro: è tutto lucido, scappellato, duro, grosso, ricoperto di saliva e sul punto di sborrare… Èla cosa più bella che abbia mai visto.
    Ale si inginocchia al mio fianco e gira la testa di Davide. È ancora svenuto, con gli occhi chiusi.
    «Così impari, stronzo» si mette a cavalcioni sul petto di Davide e mi guarda: «Vieni qui, Chri. Accanto a me.» Gattono vicino a lui e mi appoggio al suo petto.
    «Oh, sì, sì… Cazzo, sì… Sborro!!!»
    Il pisellone di Ale comincia a schizzare all’impazzata. La sborra trascina con sé quel tipico odore che ha il sesso. Lo sperma piove sul viso di Davide e sul suo petto… Ale continua ad ansimare come se niente fosse.
    Quando smette di toccarselo, il suo cazzo ballonzola un paio di volte pendendo verso il basso. Subito lo afferro, lo scappello e lo richiudo subito facendo uscire qualche altra goccia. Ale si mette a ridere debolmente: «Ci tieni proprio a tenerlo in mano…»
    Gli sorrido sfiorandogli le labbra con un bacio. «Mi piace tantissimo.»
    «Lo so, cucciolo…»
    Ci rimettiamo in piedi ed Ale tira fuori il cellulare dalla tasca. Avvicina il suo pisellone alla faccia di Davide e gli scatta un paio di foto. Io sorrido perché finalmente ho capito qual era l’intenzione di Ale. Avere qualcosa per cui convincerlo a lasciarci in pace. Lo stiamo trattando con la sua stessa medicina.
    «Adesso possiamo andare» dice Alessandro, rimettendoselo nelle mutande.
    Guardo Davide un’ultima volta: «Lo lasciamo così?»
    Ale si avvicina alla porta: «Gli ho mandato la foto tramite messaggio. Ma, non preoccuparti, non appena si sveglierà capirà tutto… Vedrai, non ci darà più fastidio. Ormai ho chiuso con lui.»
    Ale spalanca la porta e andiamo via dal locale.

    In macchina, Ale alza il riscaldamento al massimo, ma io non riesco a smettere di tremare.
    «A casa ho trovato il tuo telefono. Mi spiace per quello che ti ha obbligato a fare…» Ale parla senza guardarmi solo perché sta guidando e deve restare concentrato sulla strada.
    «Fa niente. Mi preoccupava più quello che avrebbe potuto farmi e… farti.»
    Ale fa un sorriso.
    «Adesso posso chiederti una cosa?»
    Ale resta in silenzio mentre scala la marcia.
    «Hai sentito cosa ti ho chiesto al telefono, prima?»
    «No, cosa?» Non so se mente o se sta evitando la domanda. Quello che so è che, adesso, non ho il coraggio di ripetergliela. Non finché, prima, non avrò scoperto ogni cosa…
    «Lascia stare…» guardo fuori dal finestrino. La case con le luci spente ci sfrecciano accanto.
    «Posso chiederti allora un’altra cosa per lo meno?»
    Ale annuisce senza rispondere.
    «Chi è Laura?»
    L’auto sbanda un secondo. Ale si azzarda a guardarmi ignorando la strada: «Te ne ha parlato Davide, vero?»
    «Anche se fosse, non ha importanza. Chi è?»
    Ale sospira: «È la mia ragazza… O meglio, lo era. Ci siamo lasciati un mesetto fa.»
    «Perché?»
    Ale sbuffa: «Chri, non mi va’ di parlarne, okay?»
    Stringo le dita a pugno e abbasso lo sguardo: «Okay, scusa.»
    Per tutto il viaggio fino al suo appartamento restiamo in silenzio.
    Non so perché, ma avverto una strana sensazione… Qualcosa continua a sfuggirmi.

    [To be continued...].
  13. .
    CITAZIONE (ArrapanteScrittriceSexy @ 5/2/2016, 12:50) 
    Vi ringrazio. :) L'avatar viene da un gioco famoso e vecchio, second life.

    Immaginavo, ogni tanto ci gioco anch'io :asd:
  14. .
    Ciao, benvenuta. Il tuo avatar da dove è tratto?
  15. .
    CATEGORIE: Adult


    L'uccellone di Michele

    Michele non è propriamente un amico, perché al di fuori dall'università non ci frequentiamo, ma siamo molto complici. Una confidenza nata tra una lezione e l'altra, un supporto per passarsi appunti, dritte per studiare e così via. Alto, moro, fisico mediterraneo, calciatore in una squadra locale, fidanzatissimo da più anni con una ragazza che, a quanto racconta, deve essere brava a letto, soprattutto quando gli dà il culo, che è la passione di Michele. Sono frequenti i lunedì mattina quando arriva e racconta di aver fatto una gran scopata il giorno prima, perché la tipa gli ha dato il culo. Un bel rapporto il nostro, tranne quando continua ad incitarmi di trovarmi una tipa, e la cosa mi fa innervosire, lui lo sa tanto che ogni volta che esce sto discorso poi mi abbraccia come per scusarsi.

    La scorsa settimana, durante gli allenamenti, ha avuto un leggero strappo muscolare, nulla di rilevante, però deve stare qualche giorno senza sforzare troppo la gamba, per cui in università prende l'ascensore, ed io ad accompagnarlo. Non sopporto i risvoltini eccessivi che ogni volta si fai ai jeans, per cui venerdì, quasi per scherzo, in ascensore mi abbasso per sistemarli. Lui ride e mentre sono abbassato mi mette una mano sulla testa spingendola quasi vicino alla sua minchia. Ridiamo, mi rialzo e siamo arrivati. Una volta in aula, ridendo, gli chiedo che cazzo stava facendo. Mi risponde che così un'altra volta imparavo a sistemargli i pantaloni. Capirai, non sarà mica quello che mi blocca dal sitemarteli una prossima volta, gli rispondo. Lui sorride, poi mi dice che allora non si limiterà a ciò, ma che se dovesse ricapitare non si limiterà a quanto fatto prima. Rido di gusto, dicendogli che niente può fermarmi dal sistemare quei risvoltini inguardabili. Lui mi risponde di tacere, che potrebbe scommettere qualunque cosa, che tanto non avrei mai il coraggio di rischiare di farmelo mettere in bocca. Io mi eccito all'istante, per fortuna non si vede il mio cazzo che diventa di marmo in un secondo. Gli rispondo che non avrei nessun problema a correre quel rischio e che, semmai, quello a non avere il coraggio di farlo sarebbe lui.

    Il guanto della sfida è stato lanciato, Michele mi risponde che se continuo così vuole mettermi alla prova. Gli rispondo ancora che non ho nessun problema, e sarei disposto anche subito. "Bene, vuoi tornare in ascensore e vediamo se hai il coraggio?", mi dice. Gli rispondo che ci sto. Torniamo in ascensore, premiamo il tasto dell'ultimo piano, in modo poi da tornare al piano sotterraneo e avere così tutto il tragitto di tempo. Ride, sfidandomi, non sa che in realtà io non vedo l'ora... Parte l'ascensore, mi inginocchio un pochino distante, lui intanto abbassa la cerniera, gli vedo gli slip grigi e lo tira fuori, completamente moscio. "Vedi che non hai il coraggio?". Appena il tempo di finire che sono lì vicino, apro le labbra e prendo in bocca quel cazzo moscio, ma molto ben fatto e proporzionato. Una succhiata, lo prendo alla base con una mano e faccio su e giù in bocca un altro paio di volte. Lo tiro fuori, e lo ritira, l'ascensore ci mette poco e siamo arrivati. Schiacciamo il tasto per tornare al piano dell'aula e rientriamo, senza una parola.

    Una volta dentro gli dico "Hai visto che il coraggio l'ho avuto?". Non mi risponde. Inizia l'esercitazione, poco dopo mi scrive su whatsapp: " ma...sei frocio?". Dopo avergli detto di no, mi risponde che non lo è nemmeno lui, "però ora me lo hai fatto venire duro, quelle poche succhiate che gli hai dato sono state da manuale del pompino". Gli rispondo, mentendo, che non mi piace il cazzo, ma che ciò non toglie che il suo possa essere un'eccezione. E gli scrivo senza mezzi termini che glielo succhierei come si deve, perché lo ha bello e buono. Visualizza e non risponde. Passa una decina di minuti e mi scrive: "andiamo nei bagni?". Gli rispondo subito di sì, lui si alza ed esce, io aspetto un paio di minuti per non dare troppo nell'occhio.

    Entro nei bagni, chiudo la porta, è in piedi davanti ad un lavandino. "Entriamo nell'ultimo, così nessuno viene a rompere", dice. Lo seguo e chiudo bene la porta. Non una parola, lui in piedi, mi inginocchio, gli abbasso la cerniera, lui si sbottona la cintura, quindi gli slaccio il bottone e abbasso i pantaloni oltre le ginocchia. Allarga leggermente le gambe, abbastanza pelosette ma non molto, nonostante sia un calciatore. Mi mette una mano sulla spalla, lo guardo, gli abbasso gli slip ed ecco l'uccello che esce. Non moscio come prima, ma nemmeno duro, barzotto. Bello, lungo il giusto e soprattutto largo, la cappella che fuoriesce appena dalla pelle. Apro la bocca e faccio entrare quella meraviglia. Una, due, tre ciucciate, su e giù prendendolo tutto fino alla base e l'uccellone inizia a prendere consistenza. Lo stringo bene tra le labbra, facendogli sentire come se lo gustano, inizio a godere come un porco. È buonissimo, sa di cazzo, di vero maschio, lui ha la testa all'indietro, sottovoce sta godendo. Continuo a fare su e giù con la bocca, avendo cura di usare bene la lingua ed esplorarlo tutto. Asta, cappella, punta, alla base e nelle palle che ciuccio anche avidamente.

    Continuo così un paio di minuti, poi mi prende la testa con le mani e inizia letteralmente a scoparmi la bocca. E li oltre ad ansimare piano, parla anche sottovoce. "Bravo così, siiii, che bocca, meglio di una figa, madonna come ciucci, che lingua calda, mmmm, che labbra idrovore, sii, così bravo, che bravo frocetto con il cazzo, mmmmm ohhhh siiii, così". Mi appoggio poi con la testa su una sua gamba, con una mano gli accarezzo l'altra, prendo il cazzo con l'altra mano alla base e riprendo a condurre io il gioco, ciucciandoglielo al rallentatore e mettendolo tutto in bocca facendolo uscire piano piano. Che bontà di cazzo. Continuo il pompino usando a dovere anche la lingua, finché capisco che sta per venire. Non mi dice nulla, ma vuole fare decidere a me come concludere. Ciuccio, sta venendo, me lo metto in bocca e sento due schizzi che mi riempiono la bocca, deglutisco, lo faccio uscire leccando le palle e un altro schizzo mi invade la faccia.

    Mi passo l'uccello in fronte, sugli occhi e me lo rimetto in bocca pulendolo per bene. Si riveste, usciamo facendo attenzione non ci sia nessuno. Mi lavo accuratamente la faccia e torniamo in aula. Che dieci minuti fantastici, che mi hanno lasciato in bocca un gusto favoloso. Quello che ho sempre visto come un semplice conoscente mi ha fatto impazzire con quel cazzone. Dopo qualche minuto mi scrive ancora su whatsapp "Non sono frocio, ma tu ciucci da favola". Gli rispondo:" il tuo uccello è la mia eccezione. Buonissimo e favoloso". E la mattinata è passata velocemente.
    Per commenti [email protected].

    Edited by Icrox91 - 22/12/2016, 09:35
3682 replies since 3/5/2007
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