Posts written by Shaoran

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    Io non capisco come si possa essere idioti e al contempo appartenere alla razza umana °>°
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    Per fortuna non sei tu a stabilire il destino.
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    CITAZIONE (Majin Buddha @ 17/8/2015, 18:10) 
    così puoi continuare a guardare gli yaoi e sentirti normale?

    Non ti permetto di fare queste squallide insinuazioni sulla mia persona. Ti invito ad attenerti al tema della discussione.
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    Certo, è tutto una leggenda complottista:

    http://www.ilgiornale.it/news/politica/fol...be-1103363.html

    http://www.ilgiornale.it/news/politica/bim...la-1103904.html

    http://www.repubblica.it/cronaca/2015/03/1...gono-109163768/

    http://www.triesteprima.it/cronaca/esperim...-i-bambini.html
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    In questa conversazione poco importa sapere chi ha partorito la mostruosa teoria del gender, ciò che conta è questa teoria/ideologia esiste e (per me) deve essere fermata.
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    Ci mancava solo l'accusa di omofobia per chiudere il cerchio. Hai altro nel tuo repertorio?
    Queste scenette le ho già viste e riviste non so quante volte.
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    Fusaro non ha mai cambiato idea, ma si è sempre tenuto lungo il solco tracciato dal suo maestro (Costanzo Preve). Chiunque conosca le idee di Preve può constatare la perfetta coerenza del pensiero di Fusaro, così come la lettura del suo libro "Bentornato Marx".
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    Si perchè appena nato si è messo subito a scrivere libri :D

    Se calcoliamo che le sue maggiori teorie le ha espresse attorno agli anni '70, è perfettamente logico che una teoria sociale abbia bisogno di interi decenni per farsi strada e attecchire nel mondo accademico. E visto che solo ora quelle teorie sono diventate un serio problema, è altrettanto logico che le critiche siano espresse adesso e non prima.
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    In realtà l'ideologia gender è un fenomeno abbastanza recente, che si può far risalire ai deliri del sessuologo John Money.

    Comunque è un argomento che abbiamo già affrontato qui: Link
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    Negare l'evidenza non serve a nulla, è un espediente retorico da quattro soldi. E' più facile infatti negare l'esistenza di qualcosa di improponibile, piuttosto che difenderla. Ma questo è puro negazionismo mirante a celare la realtà oggettiva dei fatti, camuffandola per mero "complottismo". Un termine col quale si può squalificare in precedenza il ragionamento logico di un avversario. Peccato che le cose stanno diversamente, come ampiamente documentato e dimostrato dalle acute analisi di molti esperti.
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    CITAZIONE (Rebis Rebus @ 16/8/2015, 14:02) 
    Gentili utenti, volevo dirvi che ho molto scritto sull'argomento "spauracchio ideologia gender"

    La sintesi è in questo articolo, e in altri del blog
    contattatemi pure per qualsiasi dubbio

    https://progettogenderqueer.wordpress.com/...hiamano-gender/

    Non condivido questa "reductio ad Hitlerum" che fai nel tuo articolo, come se tutti coloro che sono contrari all'ideologia gender (e sottolineo ideologia), fossero reazionari, leghisti o cattolici fondamentalisti. Io, da laico e da avversario di ogni partito politico, sono contrario all'ideologia gender, che reputo un progetto altamente sofisticato portato avanti dalle lobby gay. Adesso sarò classificato come reazionario cattobigotto? XD
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    CATEGORIE: Adult



    Campeggio estivo

    Durante la notte, il fuoco da campo si era ridotto a un mucchietto di cenere grigia. L’aria era umida per la rugiada mattutina, mentre i primi raggi di sole filtravano attraverso la folta cortina di alberi che circondavano la nostra piccola radura.
    Avevamo dormito per terra, sotto le stelle, nei nostri sacchi a pelo, senza il riparo di una tenda. Campeggiare non è esattamente la mia idea di divertimento, in particolare,sono le notti, che detesto. Ho scoperto che mi dà i brividi quella calma così fuori dall’ordinario, che regna nelle tenebre.
    Di solito preferisco di gran lunga passare il fine settimana nel mio appartamento con l’aria condizionata e il rumore della città fuori dalla finestra. Ma la possibilità di stare da solo con Seth nei boschi era qualcosa che non potevo lasciarmi sfuggire.
    Seth amava i luoghi all’aperto. Cresciuto in una fattoria nel Kansas, lui odiava la città. In effetti, noi due avevamo idee e posizioni opposte su qualsiasi cosa, perfino sulla scelta delle mutande da indossare. Seth, infatti, preferiva gli avvolgenti slip di cotone, mentre io amavo il tocco fresco e sensuale dei boxer di seta.
    Ma in quella particolare mattina, mentre i primi segni dell’aurora accendevano l’intensa calura di un altro giorno estivo, le nostre divergenze sembravano lontane le mille miglia.
    Mi tirai su a sedere, in silenzio, e mi stiracchiai per scacciare la rigidità dalle ossa stanche. Poi mi volsi a guardare Seth, che continuava a dormire sonoramente. Dio, anche nel sonno appariva così terribilmente seducente!
    Quella vista infiammò la mia repressa lussuria. Ciò nonostante, mi tenni a distanza da lui. Venni fuori nudo dal mio sacco a pelo e mi allungai la mano fra le cosce per carezzarmi i venti rocciosi centimetri di nerchia in calore.
    Avevo un tale bisogno di pisciare, che mi sembrava di sentirne quasi il sapore in bocca. Guardingo, a piedi nudi, andai dietro l’albero più vicino e scaricai la pressione della vescica. Poi tornai al sacco a pelo, mi sedetti a gambe incrociate e con uno stecco smossi scioccamente le ceneri fredde del fuoco della notte passata.
    Fu mentre fissavo i tizzoni spenti, che cominciai a fantasticare che succhiavo il cazzo a Seth. Allora tornai a guardarlo: era così bello che mi ci volle ogni grammo di forza di volontà, che potessi raccogliere, solo per tenere le mani lontano da lui.
    Nessuno degli altri miei amici riusciva a capire perché mi piaceva uscire con Seth. Per i loro standard, lui era solo un grezzone bifolco. Ma non conoscendolo, come lo conoscevo io, non potevano comprendere l’attrazione morbosa che provavo nei suoi confronti.
    Io adoravo la candida innocenza del suo modo di fare campagnolo; e la sua costituzione smilza, straordinariamente affascinante, mi faceva semplicemente venire la pelle d’oca.
    Prima della sera precedente lo avevo visto nudo solo un’altra volta.
    Eravamo nel suo appartamento, lui aveva appena fatto la doccia e dal bagno stava raggiungendo la camera da letto. In quella occasione, fui talmente sopraffatto dalla breve visione della sua pelle levigata, che mancò poco mi sborrassi nei pantaloni.
    Quella mattina, dunque, mi sedetti, aspettando pazientemente che si svegliasse, onde avere l’opportunità di ammirare una seconda volta il suo giovane, magnifico corpo. Mentre la temperatura e l’umidità salivano rapidamente, Seth si fece sempre più agitato, finché i suoi occhioni bruni si aprirono battendo le palpebre. Volse lo sguardo verso di me e gli angoli della bocca gli si curvarono a formare un sorriso.
    “E’ molto che sei sveglio?”, mi chiese, sollevandosi sui gomiti.
    “Non tanto.”, risposi, sperando che avesse il cazzo duro come ce l’avevo io.
    “A quanto pare, sarà una giornata bollente pure oggi.”, continuò, aprendo il sacco a pelo per rinfrescarsi.
    La sera precedente, mentre ci spogliavamo per metterci a dormire, lui mi aveva visto nudo per la prima volta. Quella mattina, appariva smanioso di studiare più fondo la mia figura maschile. Il suo modo di fare era cauto, ma indubitabilmente motivato da un desiderio che andava oltre la semplice curiosità. Trovai la cosa davvero eccitante.
    Il mio cazzo rispose favorevolmente a quelle occhiate indagatrici. E io non resistetti all’impulso di provocarlo, diteggiandomi il bisteccone congestionato.
    “Ti ha mai detto nessuno che si può diventare ciechi, facendo quelle cose lì?”, ridacchiò lui, lanciandomi un’occhiata maliziosa.
    “Correrò il rischio.”, risposi coraggiosamente, cominciando a smanettarmelo con più vigore.
    In quel momento, Seth scostò via il suo sacco a pelo. E così l’oggetto delle mie brame ossessive venne finalmente alla luce. Il suo cazzo era notevolmente più corto del mio, ma spesso uguale. Seth si alzò e si stiracchiò con tutta calma, lasciando ondeggiare, con mio immenso piacere, i suoi sedici centimetri di nerchia. Il boschetto pubico era molto rigoglioso e si estendeva fino all’inforcatura delle cosce glabre.
    Lo scroto gli pendeva pesante, per il gravame del consistente contenuto. I miei occhi non lo abbandonarono un istante, mentre lui si voltava e andava dietro alcuni cespugli per i suoi bisogni.
    E intanto che si allontanava, io mi beai alla vista delle sue voluttuose rotondità. Ad ogni passo, i muscoli delle candide natiche levigate gli guizzavano, contraendosi, e io continuavo lentamente a smanettarmi l’uccello.
    Seth rimase fuori dalla vista giusto il tempo per lui di rispondere alle urgenze della natura, e per me di riprendere fiato. Si stava ancora scuotendo dal pisello le ultime gocce dorate, allorché fece ritorno e si sdraiò sul suo sacco a pelo giusto di fronte a me. Che, ovviamente, fui ben felice di notare come il suo arnese, così straordinariamente bello, riuscisse a mantenere tutto il proprio turgore. Seth batté le mani allegramente.
    “Sei pronto per la colazione?”, fece.
    “Certo, mangerei volentieri qualcosa.”, risposi, con la mente al suo succulento pisello.
    Seth si diede da fare ad accendere il fuoco. Usando dei ramoscelli secchi e sottili, fece divampare una piccola fiamma. Ma quando mise qualcosa di più grosso sugli sterpi accesi, il fuoco prese a spegnersi.
    Allora, si inginocchiò rapidamente e si chinò, cominciando a soffiare piano sui riluttanti tizzoni. Solo che, piegato in avanti come stava, con la fronte che gli toccava pressoché a terra, ecco che il culetto gli si aprì, fino ad esporre la peluria delineante la valle fra le chiappe. Nello spacco, i peli erano umidi di sudore e incollati alla pelle, coprendogli quasi del tutto le grinze del buchetto. Era francamente troppo.
    Non resistetti neanche un momento in più a toccarlo. La sua attenzione era sempre concentrata sul fuoco, allorché con la punta delle dita gli sfiorai leggermente quella parte così straordinariamente sensibile che corre tra le palle e il buco del culo.
    Seth ebbe un sussulto di sorpresa, ma rimase a quattro zampe come stava. Si limitò a
    guardarmi da sopra la spalla con un’aria priva di qualsiasi espressione. Allora gli allungai la mano fra le cosce e gli afferrai il matterello penzolante.
    “Ehi, amico, - fece lui – questo è molto piacevole, ma sei sicuro che dovremmo metterci a farlo? Voglio dire, che succede se qualcuno lo scopre?”
    La sua voce esprimeva dubbio e incertezza, ma lo sguardo tradiva tutta la sua voglia. Allora gli tirai indietro il cazzo fra le cosce e fissai il buchetto del piscio. Adesso riuscivo a percepire l’afrore misto di sudore e di muschio che promanava dal retro dei suoi coglioni. Dovevo assolutamente sentirne anche il sapore.
    “Ci siamo solo tu ed io, amico. Non c’è nessun altro. Chi verrebbe a saperlo?”, gli chiesi quietamente.
    E chinatomi in avanti, accolsi nella mia calda bocca bagnata il tumido pomello del suo cazzo pulsante. Seth sospirò languorosamente, mentre gli ingoiavo la verga venosa fino alla radice. E inarcò istintivamente la schiena, allorché gli premetti la fronte nello spacco del culo.
    Poi mi ritrassi e lasciai che il suo serpentone mi scivolasse fuori dalle labbra.
    “Beh, forse hai ragione.”, ammisi provocatoriamente.
    Sentivo il bisogno di metterlo alla prova, di sapere se lui mi desiderava, tanto quanto io desideravo lui.
    “Forse è meglio di no.”, ripetei.
    Ma Seth mi raggiunse sul mio sacco a pelo, gli occhi puntati sul mio vibrante trivello.
    “Niente affatto, - disse – non voglio che ti fermi. Mi sono sempre chiesto com’è fare l’amore con un altro ragazzo.”
    E così dicendo si posizionò in ginocchio e mi puntò alle labbra l’uccello voglioso.
    “E’ stato così bello sentirmici la tua bocca chiusa attorno. – esclamò – Dai, succhiamelo ancora.”
    Non me lo feci ripetere due volte: mi chinai ben felice in avanti e trangugiai ogni centimetro di quel rigido cavicchio. Seth, allora, mi prese la testa fra le mani e mi spinse la faccia più a fondo verso il suo grembo.
    “Oh, sì, - gemette boccheggiando, mentre la stoppa ruvida del suo pube mi sfregava il labbro superiore – succhiami questo cazzo fottuto!”
    E premeva il mio volto così forte contro il suo ventre, che facevo fatica perfino a respirare. Il timido ragazzotto del Kansas era così fottutamente in calore , da essere del tutto fuori di testa per la passione che gli covava dentro. Avendo bisogno di riprendere fiato, sputai fuori il suo cazzo e mi sottrassi alla sua potente presa.
    Aveva una forza sorprendente, molto più di quanto sembrasse a vederlo. A quel punto, mi sollevai in ginocchio pure io e lo presi fra le braccia.
    Stando così abbracciati, sentivo le pompate del suo cuore, che gli facevano pulsare il nerchio rigido e sbattermelo contro. Lo spurgo denso che colava da entrambi i nostri cazzi, ci impiastricciava il ventre palpitante.
    Dolcemente, lo spinsi allora a distendersi sul sacco a pelo e gli scivolai sopra. Lui mi avvolse le gambe attorno alla vita e poi mi frizionò il paletto turgido sui muscoli sodi e piatti dell’addome.
    “Vuoi scoparmi il culo, non è vero?”, mi chiese inaspettatamente, con tono speranzoso.
    A quelle parole, mi precipitai con le labbra sulle sue e risucchiai in bocca la sua calda lingua pastosa. Dopo quel bacio:
    “E’ dal primo momento che ti ho messo gli occhi addosso, che ho voglia di scoparti.”, mormorai.
    Gli occhi gli lampeggiarono come fuochi d’artificio. Infilando la mano tra i nostri corpi sudati, lui mi strizzò l’uccello.
    “Dai, amico. – ansimò – Ficcami il tuo cazzone su per il culo.”
    Allora gli afferrai le gambe e me le portai sopra le spalle. Poi, mentre lui mi guardava con gli occhi spalancati nell’aspettativa, mi sputai rumorosamente nel palmo della mano e gli spalmai il grumo di saliva nello spacco del culo; vistomi, quindi, che ne sputavo altra, lui mi portò la mano a coppa sotto il mento, la raccolse e me la spalmò a sua volta su tutta la lunghezza del biscione brutalmente eretto, intanto che io gli sditalinavo lubricamente il cacatoio. L’intero suo corpo si tese, mentre prima due, poi tre delle mie dita gli esplorarono la cavità calda e bagnata.
    Il suo culo stretto mi serrò con tale bramosia da farmi ingrippare l’uccello. Ma subito dopo il pertugio in calore iniziò a sciogliersi deliziosamente. Seth si torse e gemette, intanto che gli ruotavo dentro le dita, e il suo taglietto riversò un’abbondante colata di presborra lungo l’asta tremolante del cazzo. Quando si allungò la mano tra le cosce divaricate e mi afferrò il polso, per spingersi le mie dita intrusive fino in fondo al buco del culo, allora capii che era pronto.
    “Oh, sì, sbattimi il culo, amico.”, sospirò infatti debolmente, quasi senza respiro.
    Ma io avevo ben altro in mente, che continuare a sditalinare quel sugoso culatello. Pertanto, tirai fuori le dita e riempii il vuoto con la carne soda del mio cazzo impaziente. Seth sbatté selvaggiamente la testa da una parte all’altra, mentre il mio grosso trivello, scivoloso di sputo e viscidume anale, gli violava l’anello fibrillante e affondava nelle profondità del suo ventre infuocato.
    “Oh, Cristo! – gemette, ansimando in preda alla passione – Fottimi, amico. Fottimi col tuo cazzone strepitoso!”
    Pompando, allora, ritmicamente, io mi tuffavo fino in fondo al suo culo e poi mi ritraevo fino alla cresta del glande. Ad ogni mia spinta in avanti, la testa di Seth rimbalzava dal sacco a pelo, come se la punta del mio smisurato uccello gli stesse per venir fuori dalla bocca. I nostri corpi grondavano di sudore. Le mie palle stracolme gli sbattevano con furia selvaggia contro il vergine culo, mentre continuavo a zangolargli il cazzo imbufalito nel tunnel anale.
    Seth, intanto, si strizzava e smanettava l’uccello, fino a che la sua carne infiammata prese a vibrare e l’urgenza dell’orgasmo divenne irreprimibile.
    “Sto sborrando!”, urlò, infatti, mentre il primo fiotto di sugo viscoso e biancastro gli schizzava fuori dal taglietto.
    Quindi sgroppò e si dimenò con tale violenza da farsi sfuggire il mio nerchio dal buco del culo. Allora volsi lo sguardo all’orificio vuoto e rimasi strabiliato, colmo di meraviglia davanti allo stupefacente spettacolo. Riuscivo letteralmente a vedere dentro di lui! Il cuore rosso vivo dello sfintere aperto e dilatato brillava come una magnifica gemma, mentre la cavità pulsava quasi in preda ad una disperazione assoluta. Non avevo mai visto una cosa del genere.
    Lui sospirò debolmente e il suo maschile sconquasso andò placandosi in un fremito leggero. A quel punto, mi guardò e mi rivolse un sorriso malizioso.
    “E’ la prima volta che mi scopano. – disse, passandosi le dita nelle pozze perlacee di siero viscoso sule petto e sullo stomaco – sei stato grande!”, proseguì con un sospiro, cominciando a leccarsele golosamente.
    Con le palle che mi dolevano per l’urgenza di scaricarsi, presi allora a smanettarmi furiosamente. Al che, Seth si leccò le labbra, abbassò la testa e mi scivolò fra le gambe tremanti. Avevo gli occhi fissi alla sua bocca voluttuosa, mentre la sua lingua mi fluttuava sui pesanti coglioni sudati. Continuai a pomparmi l’uccello, con la presborra che saturava la cappella e mi lubrificava il pugno martellante.
    Seth risucchiò nella sua bocca caldissima le mie palle esuberanti e se le fece rotolare sensualmente sulla lingua ancora viscida di sborra. Quindi, le mordicchiò leggermente, intanto che la sua mano mi scivolava nello spacco del culo. Con esperta precisione, trovò la mia viscida apertura e ci cacciò dentro un paio di dita.
    Non riuscii a trattenermi oltre, la mia fregola aveva raggiunto il punto di non ritorno. Il cazzo mi si trasformò in un vero idrante, inondando la pancia di Seth con una generosa sbrodolata di cremoso succo d’amore. Senza alcuna esitazione, lui ci inzuppò le dita della mano libera e poi me le portò alla bocca così impiastrate di sugo. Tempo un secondo e ci stavamo baciando, con la sua lingua che mi spazzolava via dalle labbra lo sperma residuo.
    Rimanemmo nudi per il resto di quel fine settimana. Ho perso il conto di quante volte io e Seth facemmo l’amore. Se non stavamo scopando, ci stavamo smanettando l’uno con l’altro, o stavamo pisciando nel bosco, o succhiandoci reciprocamente la panna dal cannolo. Alla fine della nostra escursione, eravamo riusciti a svuotarci anche dell’ultima goccia di sborra.
    Nonostante mi ci fosse voluto quasi una settimana per riprendermi da quel campeggio, non vedevo l’ora di tornare con Seth in mezzo alla natura selvaggia. E in effetti, otto volte, quell’estate, ci ritrovammo a dormire lì, sotto le stelle.
    Non lo dimenticherò mai quel mio ragazzone di campagna, Seth: è stato lui a insegnarmi l’amore per la natura e per i grandi spazi.

    Edited by Eiden-crøss - 8/12/2016, 00:05
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    CATEGORIE: Young



    Come ti depilo il pube

    Ero alquanto scocciato, quando traslocammo. Ma non c’erano alternative. Papà era stato promosso direttore regionale per la compagnia nella quale lavorava. Io avevo diciotto anni, ero all’ultimo anno delle superiori e adesso dovevo trasferirmi in un’altra scuola.
    La nuova casa, in cui andammo ad abitare era graziosa. Avevo perfino il mio bagno personale. Ci sistemammo; mamma conobbe i vicini e mi disse che la famiglia della porta accanto aveva un ragazzo della mia stessa età e pure lui all’ultimo anno delle superiori. Ma io non ci detti peso più di tanto.
    Un giorno, ero lì che guardavo fuori dalla finestra della mia camera da letto, quando vidi questo ragazzo grande e grosso, con corti capelli biondi e occhi azzurri, che stava lavando una macchina nel vialetto. Doveva essere Scott, di cui mi aveva parlato mamma. Forse sarei dovuto andare lì e presentarmi, come mamma mi aveva suggerito. Ma non me la sentii. Per di più, a spiarlo, confesso che mi era venuto duro. Infatti, era un vero strafigo, il tipetto, e il rigonfio che ostentava in mezzo alle gambe faceva pensare a una dotazione di tutto rispetto.
    Comunque, quell’estate ebbi modo di osservare un mucchio di altri ragazzi.
    La scuola iniziò e io ero il nuovo arrivato alla West Valley High. Ero molto impegnato nello studio e mi preparavo per il college; gli altri ragazzi, invece, sembravano interessarsi soprattutto allo sport.
    Io non ero un atleta. Cercai di inserirmi, ma non riuscii mai a legare con nessuno, come del resto mi era successo pure nella vecchia scuola. Alla fine, però, feci conoscenza con Scott, il ragazzo della porta accanto. Era un tipo amichevole, anche se non ci frequentavamo. Avevo sentito dire che quelli del suo giro erano membri della squadra di nuoto.
    Un giorno, stavo tornando a casa dopo la scuola. Mi sentivo alquanto su di giri per aver osservato di nascosto alcuni atleti al campus, che erano davvero carini e con dei “canestri” niente male. Ne avevo anche sbirciati alcuni nello spogliatoio, dopo la lezione di ginnastica, con quei corpi muscolosi e i cazzoni penzolanti. Adesso, non vedevo l’ora di chiudermi in camera e fantasticare su qualcuno di essi. Dovevo assolutamente farmi una sega, in modo da potermi rilassare un po’.
    “Ehi, Bill, aspetta!” mi sentii chiamare.
    Riconobbi quella voce: era di Scott. Mi guardai indietro e lui stava correndo per raggiungermi.
    “Ciao, Scott, che succede?”
    “Il coach ha cancellato l’allenamento di nuoto per una riunione scolastica. Come ti va?”
    “Stessa merda, giorno diverso.”
    Lui scoppiò a ridere.
    “So cosa intendi. Dev’essere dura doversi trasferire in una scuola nuova, quando sei già all’ultimo anno.”
    “Beh, - ammisi – West Valley non è male.”
    “E’ un po’ che avevo intenzione di invitarti, sai.” disse lui e mi fece un largo sorriso.
    Forse voleva mettermi alla prova. Se mai avesse sospettato che ero frocio, lo avrebbe spifferato a tutta la scuola. Non ero del tutto sicuro di me stesso. Dovevo procedere con estrema cautela, stare attento a quanto avessi detto o a come avrei agito.
    Allorché svoltammo l’angolo di Elm Street, dove abitavamo, avevo le palle che ormai mi rintronavano. Scott era un ragazzo maledettamente figo. Mi chiedevo come ce l’avesse grande e se era circonciso o meno. A dispetto degli abiti cascanti alla moda, che indossava, sapevo che aveva un fisico fantastico, già per il fatto di essere un nuotatore.
    “Perché non andiamo a casa a spassarcela un po’?” suggerì lui.
    L’idea di stare da solo con Scott mi piacque. Vidi, infatti, che in casa sua non c’era nessuno. Anche la macchina di mia madre mancava, segno che probabilmente era fuori per la spesa.
    “D’accordo. – risposi - Non ho niente da fare, tranne studiare.”
    “Il che mi fa venire in mente di chiederti se puoi aiutarmi per una faccenda.”
    La sua voce aveva un tono scherzoso.
    “Certo, cosa non si fa per un vicino?”
    Così stavano le cose. Forse voleva che lo aiutassi con i compiti a casa o un elaborato per la scuola. Essendo un atleta, evidentemente non era molto brillante nel resto. E va bene. Avrei lasciato che mi usasse, purché avessi modo di vederlo e ricavare qualche succulenta immagine di lui da utilizzare più tardi in una delle mie bollenti sessioni pippatorie.
    Una volta a casa, lui tirò fuori delle bibite dal frigo e mi mostrò la sua camera. Era figlio unico come me, per cui probabilmente doveva essere anche un po’ viziato. Mi fece vedere la collezione di CD e l’impianto stereo, che era un capolavoro, rispetto al mio. Mise su anche della musica jazz, con la quale però non avevo molta dimestichezza. Io mi sedetti al suo tavolo e lui si stravaccò sul letto, che sembrava la cuccetta del capitano di una nave, con lo stile marinaresco dei tendaggi blu e del tappeto. Bevvi la mia soda, poi volsi lo sguardo verso di lui.
    “Allora, con quale corso hai problemi?” gli chiesi.
    “Non è un problema di scuola, - rispose però lui – anche se non sono un cervellone, come ho sentito invece di te. Ecco, ha qualcosa a che vedere col nuoto.”
    “Cavoli, - esclamai – non è che io ne sappia molto di sport!”
    “Beh, ha a che fare con la mia preparazione. Il coach dice che i peli del corpo creano attrito nell’acqua. Così io mi sono rasato quelli sotto le ascelle. Sul petto e sulle gambe non ne ho, ma più sotto sì, lo sai.”
    No, non lo sapevo, ma mi sarebbe piaciuto scoprirlo. Intendeva dire il pube o forse lo spacco del culo. Sentii l’uccello stirarmisi nei pantaloni.
    “Cioè, avresti bisogno di raderti in mezzo alle gambe?” azzardai, prendendola alla larga.
    “Stavo pensando proprio a questo. – ammise – Scommetto che anche gli altri si rasano il pube. Non gliel’ho mai chiesto, comunque: potrebbero farsi un’idea sbagliata.”
    “E cosa posso fare io?”
    “Speravo che magari potessi darmi una mano a radermi lì sotto.”
    Parlava seriamente? O stava scherzando? Voleva mettermi alla prova?
    “Tu ti radi, non è così?” continuò lui.
    “Beh, sì, ma solo la faccia.”
    Lui si guardò l’inguine.
    “E’ una parte molto sensibile. – disse – Non vorrei graffiarmi la pelle o, peggio ancora, tagliarmi il fringuello!”
    Era una proposta da sogno, se davvero parlava seriamente. Ma il suo volto era serio. Stavo tremando.
    “Magari sarebbe più comodo in bagno.” proseguì imperterrito, drizzandosi a sedere.
    “Andiamo, allora.” feci io.
    Come me, anche Scott aveva il proprio bagno accanto alla camera. Saltò giù dal letto e io lo seguii. Alla prospettiva di vederlo nudo, una colata di presborra mi sgorgò dall’uccello nelle mutande. Una volta in bagno, Scott si spogliò proprio davanti a me. Aveva un fisico straordinario, perfettamente liscio e muscoloso,leggermente abbronzato. Nudo com’era, si sedette sul water. L’uccello era grosso e non circonciso, ma ancora molle. A che gioco stava giocando?
    “Il necessario per la barba è nell’armadietto dei medicinali.” mi disse.
    Io assunsi un atteggiamento strettamente professionale su quanto stavo per fare, ma avevo l’uccello che mi dava i numeri dentro i pantaloni. Dall’armadietto sopra il lavandino, presi un paio di forbicine da manicure.
    “Cominciamo” feci.
    Mi inginocchiai fra le sue gambe divaricate e gli tagliai via i peli biondi fino ai coglioni. Con una pezzuola gli reggevo il cazzo, tenendolo scostato, nel caso gli si fosse inturgidito, ma non avvenne. Poi mi rialzai e andai al lavandino. Inzuppai la pezzuola e bagnai d’acqua calda l’inguine di Scott. A quel punto agitai la bomboletta di schiuma da barba, ne feci schizzare un po’ e gliela spalmai. Infine, presi un rasoio di sicurezza e cominciai l’operazione.
    “In onda con lo show!” scherzai.
    “Grazie, - mugugnò lui – lo apprezzo davvero.”
    Scott stette a guardare con gli occhi spalancati, mentre abilmente gli ripulivo l’inguine. Stavolta, l’uccello glielo tenni con la mano nuda. Lui non disse niente, ma il serpentone iniziò a reagire. Quanto al mio, ormai era completamente idrofobo dentro i pantaloni. Era la situazione più eccitante che potessi immaginare. Mi pareva di essere in uno dei miei sogni bagnati. E, ovviamente, mi guardai bene dal darmi un pizzicotto!
    A distrarmi dal lavoro fu il suo pisellone, allorché d’un tratto gli si congestionò e puntò dritto verso il cielo. Le palle gli ciondolavano enormi. Scott aveva l’aria di essere davvero imbarazzato.
    “Non preoccuparti, - gli dissi – è una reazione naturale.”
    Avevo la voce roca e sentivo il sudore colarmi sotto le ascelle.
    “Sta attento, amico!”
    A quel grido, istintivamente gli afferrai il cazzo per scostarlo, in modo che non si ferisse; ma così facendo, glielo strizzai. La rosea corolla bulbosa sgusciò fuori dal cappuccio. Io continuai imperterrito a pelargli dal pube la schiuma da barba, finché tutta l’area non fu perfettamente liscia e pulita. Allungata, allora, la mano al lavandino, presi la pezzuola bagnata ed eliminai gli sbaffi residui.
    “Lavoro perfetto!” commentò lui.
    L’inguine rasato faceva apparire il suo cazzo ancora più grosso.
    “Ho una fottuta erezione che non vuole passare.” disse.
    Io ero letteralmente ammaliato dal suo prepuzio.
    “Fammi una sega, dai!” esclamò inaspettatamente.
    “Ehi, amico, - sbottai io circospetto, cercando di fare l’indifferente - mi va bene essere il tuo barbiere, ma non la tua mammoletta.”
    “Dai, - insistette lui – devo sborrare. Non sono mai stato così arrapato in tutta la mia fottuta vita.”
    Gli ripulii i residui di schiuma dai coglioni che sobbalzavano e sospirai.
    “Dai, amico, smanettami l’uccello.” continuò lui pressante.
    Io avrei dato non so che cosa per accontentarlo, ma ero terrorizzato.
    “Senti, - gli dissi alla fine – penso che ti sei fatto un’idea sbagliata di me. Ti sto solo aiutando. Sei mio amico e tutto il resto, ma io non me la spasso con gli uccelli.”
    ”Dacci un taglio con queste stronzate! – sbottò lui – Lo so bene che ti piace. Non credere che non ti ho visto spiarmi, quando stavo lavando la macchina. Lo so cosa vuoi in realtà. Sono stato giorni a pensare un modo per poterti portare qui e permetterti di avere quello che desideri.”
    “Mi dispiace, Scott, ma ti sei sbagliato nei miei confronti. Non mi interessano i ragazzi, basta.” mentii.
    “E perché allora ce l’avresti duro pure tu?”
    E allungata la mano mi agguantò l’uccello, dandoci una strizzata del diavolo. Io stavo tremando come una foglia: e se lo avesse detto a qualcuno a scuola?
    “E’ meglio che vada.” belai.
    “No, tu non vai da nessuna parte, finché non mi hai fatto sborrare, fottuto pippaiolo del cazzo!”
    “Beh, sta a vedere, allora.”
    Feci per alzarmi, ma lui mi afferrò per i capelli e mi sbatté la faccia contro il suo pisellone turgido nell’inguine appena rasato.
    “Leccalo, pompinaro!” sibilò.
    Qualcosa nella sua voce mi disse che non stava scherzando. Non potevo resistere oltre. Le lacrime mi punsero gli occhi per la tensione. Sporgendo fuori la lingua, leccai la verga venosa. Poi la scostai col naso e slinguai l’inguine rasato di fresco.
    “Oh, merda, sì!” sospirò libidinosamente Scott.
    Allora, presi in mano il su cazzo fremente e passai la lingua sulla corona paonazza, gustandone il dolce sugo.
    “”Ficcatelo in bocca… - mugolò lui – Oh, cazzo, così!”
    Riuscii a farmi scivolare in gola il suo nerchione. Scott mi agguantò la testa e prese a scoparmi lui stesso la bocca. Ma per quanto lo desiderassi, non riuscivo a prenderlo tutto, come succedeva invece nelle mie fantasie. Iniziai a ingozzarmi. Mi stavo soffocando. Dovetti, allora, togliermelo dalla bocca, deglutire e immettere un po’ d’aria nei polmoni.
    “Riprendilo, pompinaro! Succhialo! Oh, sì, merda, così!”
    Recuperato il controllo, gli slurpai con bramosa ammirazione tutta la verga, mentre lui si risedeva gemendo sul suo trono. Lasciai stare il suo cazzo solo il tempo necessario a inondargli le palle di saliva e succhiargliele. Ben presto, il suo nerchio fu una sbarra d’acciaio. Scott me lo rispinse tutto giù nella gola e le sue palle bagnate mi sbattevano contro il mento, mentre lui mi martellava il gargarozzo col suo massiccio pistone.
    “Occazzo, sborro! Sborro, merda, puttana! Ti sborro in bocca!”
    Goccioline e subito dopo bordate di siero caldo mi schizzarono in gola e mi allagarono la bocca. Nel medesimo istante, senza neanche toccarmelo, il cazzo mi sbrodolò nei pantaloni.
    Continuai a poppare il capezzolone di Scott, finché non gli si smollò e lui me lo cavò con forza dalla bocca. La cappella gli si era ritirata di nuovo nel cappuccio.
    Proprio mentre mi stavo rialzando, sentii una macchina imboccare il vialetto e capii che sua madre stava tornando. Nell’impossibilità di spiegare la macchia di bagnato sui pantaloni, decisi che era meglio sgattaiolare dalla porta sul retro e correre a casa. Per di più ero tutto rosso in faccia, fradicio di sudore e col fiato che sapeva dello sperma di Scott.
    Questa non fu la fine della storia con lui. Avemmo ancora eccitanti sessioni di rasature. Non affrontammo mai l’argomento nei nostri discorsi, ma c’era fra noi una reciproca intesa.
    West Valley High non era poi così male, dopo tutto.

    Edited by Eiden-crøss - 8/12/2016, 00:38
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    CATEGORIE: Adult, Incesto


    Il divertimento tra cugini

    Chi non ha un cugino palestrato, fighissimo al quale ha pensato almeno una volta durante le innumerevoli prestazioni di “Federica, la mano amica”? Tutti! E infatti anche io ne ho uno così; moro, occhi verdi e un fisico…un fisico…che metà basterebbe! Come ogni anno arrivano le festività natalizie e tutta la famiglia si riunisce, la noia la fa da padrona e l’unica nota positiva è che posso rivedermi con Mirko, il mio caro cuginetto bonazzo. 25 anni, alto 175 e con un modo di fare che sembra gridare al mondo “io ce l’ho d’oro e voi non avete un cazzo”. Sciupa femmine incallito, osannato da tutti i suoi amici per quanto rimorchia; avete capito il tipo no?

    Quella sera della vigilia di Natale si presenta con un maglione bianco a collo alto che lo fascia sul petto e addome e mette in risalto il suo gran fisico. Ci salutiamo come ogni anno con un grande abbraccio e baci (il momento che preferisco perché posso sentire il suo profumo, Aqua di Bulgari). La cena passa lenta e la noia di stare a tavola si fa presto sentire, ma essendo in campagna da mia nonna, l’esterno della casa permette di gironzolare in giardino e raggiungere la taverna che, essendo inverno, non è molto frequentata. Così ci guardiamo cogliendo il reciproco disappunto sulla cena troppo lunga e ce ne usciamo andando li in taverna. “Allora cuginetto, come va? Se non sbaglio dovresti esserci quasi alla Laurea” chi dice. “si poco meno di un anno e sarò infermiere, ci sono quasi. Te invece, a donne, sempre una per sera?” E scoppiamo in una grossa risata e nel farlo lui si da una toccata al pacco.

    Ci mettiamo sul divano e accendiamo la tv mentre parliamo del più e del meno e lui mi racconta le sue avventure erotiche con le sue innumerevoli donne. Mentre fa zapping, all’improvviso “che ne dici, accendamo sky e ci vediamo un porno? Oggi saranno sicuro in tema natalizio” e io gli dico “ok dai, vediamo che fanno”. Così ci mettiamo comodi e iniziamo a cercare tra un video e l’altro; mentre guardiamo uno e poi un altro vedo che Mirko si rilassa sul divano scivolando in basso e ogni tanto si tasta il pacco da sopra i pantaloni. Nel girare canale passa per uno gay dove trasmettono due figoni che si stanno divertendo, uno vestito da babbo natale e un altro con la gamba ingessata su un divano. “ahahah se avesse la gamba ingessata sai i dolori altro che sesso” esclamo io. “Ah, vedo che te ne intendi di malatucci eh, quanti cazzi succhi in ospedale porcellone?! ahaha” mi risponde Mirko. Io divento rosso non ribatto e mi tocco il pacco mentre lo guardo e forse questo smuove qualcosa dentro di lui perché lo vedo fissarmi e toccarsi il pacco di rimando mentre si morde il labbro inferiore. Non so come si mi prende ma mi alzo e mi posiziono fra le sue gambe gli apro la zip dei pantaloni e gli tiro fuori quello che è un cazzo di modeste dimensioni ma abbastanza largo, con un cappella di tutto rispetto. Lui quasi impietrito mi lascia fare e appena glielo prendo in bocca caccia quasi un urlo di approvazione e inizia a rilassarsi. Poco dopo mette la sua mano sulla mia testa e con molta dolcezza mi da il ritmo del pompino che gli sto facendo. Continuo per un bel po e sento la cappella bagnarsi di precum e continuo a succhiare perché ha un sapore dolce che mi fa impazzire.

    Nel frattempo lui su allunga verso di me e mi fa alzare, sono con il cazzo all’altezza del suo viso; mi abbassa i pantaloni e libera il mio cazzo che era intrappolato nei boxer neri elasticizzati che porto sempre. Inizia così a leccarmi da sotto le palle fino alla cappella, con grande maestria, come se non facesse altro nella vita. Mi provoca un piacere incredibile e inizio dei movimenti di bacino che devono fargli arrivare la mia cappella fino alle tonsille perché a volte sento che quasi si strozza. Continua per un bel po a succhiarmelo e quando sono al limite lo fermo, mi siedo su di lui e inizio a baciarlo con grande passione; tutta quella che avevo conservato da anni in cui avrei voluto farlo. “Mi sei sempre piaciuto, non sai quanto ho aspettato questo momento” gli confesso; “pensa quanto siamo scemi, io ho sempre sognato di venire a letto con te, hai un culetto fantastico e ogni volta che ti vedevo durante le riunioni di famiglia andavo sempre in bagno a farmi una sega pensandoti” mi risponde Mirko. Continuiamo a baciarci e mentre mi bacia il collo e morde le orecchie mi sussurra “voglio scoparti, lo desidero da troppo!”, io non resisto a quella voce e quei pettorali che ormai erano nudi a contatto con la mia pelle…”e allora scopami, voglio sentire il tuo calore dentro di me”.

    Detto fatto, mi ritrovo con la schiena distesa sul divano e il mio Mirko che appoggia le mie gambe sulle sue spalle. Inumidisce la sua cappella con la saliva e poi bagna per bene il mio culetto che lavora un po con le dita; poi inizia ad avvicinarsi e appoggia la cappella al mio buchetto. Nel frattempo si abbassa e mi bacia e continua ad entrare; io gli mordo un labbro e lui si ferma per qualche istante e poi riprende fino a che non ce l’ho tutto dentro. Quando sente che i miei muscoli sono rilassati inizia a scoparmi e lo fa per una decina di minuti, cambiando ritmo…da velocissimo e molto piano e sempre in quella posizione perché vuole guardami negli occhi e baciarmi. “Si scopami amore mio, quanto ti voglio…riempimi” gli urlo ad un certo punto al massimo dell’estasi. “Sei uno spettacolo cuginetto, questa sarà solo l’inizio di una lunga storia tra noi, ormai sei mio e non ti mollo più.” Andiamo avanti ancora per qualche minuto e quando sente che sta per arrivare prende il mio cazzo nelle sue mani e inizia a farmi una sega, vuole farmi venire con lui e infatti poco dopo sborriamo insieme: io sul mio petto e lui dentro di me.

    Sento un calore incredibile e ci rilassiamo uno accanto all’altro, ogni tanto ci baciamo e “io non ti voglio più lasciare, mi piaci troppo, e vorrei ci frequentassimo seriamente” dico a Mirko guardandolo negli occhi. “Anche io voglio frequentarti, ma per il momento la cosa resti fra noi, non sono pronto a dirlo alle nostre famiglie”. Io acconsento, così ci rivestiamo e torniamo in casa, ma prima di entrare ci lasciamo con un tenero bacio..

    Edited by Icrox91 - 13/12/2016, 10:08
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    CATEGORIE: Young




    Un buco per due #1

    io.. Marco, 16 anni e tanta voglia di cazzo

    Era un pomeriggio d'estate quando sono venuti da me Luca ed Emanuele (miei coetanei).
    In casa ero solo e dopo pranzo la noia cominciava a farsi sentire, perciò ho deciso di chiamare i miei due migliori amici per passare il pomeriggio fino al ritorno dei miei la sera.
    Ho chiamato Luca e lui molto contento (dalla voce lo sentivo stranamente molto eccitato) ha accettato l'invito.
    Ho chiamato Emanuele e lui ha accettato anche se era fuori per un impegno e forse avrebbe tardato un po'.
    Quando è arrivato Luca l'ho guardato e non ho potuto fare a meno di rimanere un tantino sbalordito.
    Aveva dei pantaloncini cortissimi abbastanza aderenti, una canottiera che ne evidenziava la corporatura allenata e muscolosa e non potevo fare a meno di notare una leggera gobbetta la sotto (come se lui avesse voluto che si vedesse). Mi ha detto un "hey ciao, come va?" con un tono così sexy e arrapante che io l'ho interpretato come un "hey ciao, ti voglio sverginare il culo qui, adesso".
    Lui non si è accorto della mia faccia stupita (ho a fatto finta di non accorgersene) ed è entrato dandomi una pacca sulle spalle e togliendo il braccio muscoloso mi ha quasi accarezzato.
    Non capivo a cosa puntasse, visto che al contrario di me lui era 100% etero (o almeno credevo che lo fosse), ma quel giorno aveva un'aria strana, nuova, eccitante.
    Gli faccio: "giochiamo?". Lui: "oh si..." con un tono uguale a quando era entrato in casa fissandomi dritto negli occhi. io: "va tutto bene? ahah". Lui: "sisi tutto a posto" continuando a guardarmi. Mi sono avvicinato con aria interrogativa e lui si avvicina e mi sussurra all'orecchio: "scusa ma è da troppo che voglio farlo". Non ho avuto il tempo di chiedermi COSA volesse fare perchè lui mi ha preso e buttato sul letto. Mi è salito sopra è ha cominciato a baciarmi con voracia. Io all'inizio volevo quasi spingerlo e resistere ma mi aveva ipnotizzato, così l'ho seguito e gli ho ficcato la lingua in gola. Vedendo la mia mossa lui mi ha messo la mano sui pantaloncini e ha cominciato a palparmi il cazzo in semi erezione. Io in automatico mi sono levato i pantaloncini, lui anche e rimasto in slip ha continuato a palparmi il cazzo facendomelo venire bello duro. si strusciava e sentivo che gli si gonfiavano gli slip dove la bestia (fin'ora in letargo) sentiva il bisogno di uscire. Mentre lo baciavo mi cadevano gli occhi sul gonfiore. Ho cominciato a baciargli il collo, a scendere fino ai capezzoli, leccarglieli e scendere fino alle sue mutande. Avevo la faccia a una paio di centimetri dal suo cazzo nelle mutande che vedevo pulsare dall'erezione e ho cominciato e passare la mano sulla sua forma in rilievo. Infine lui non potendone più l'ha tirato fuori e mi ci ha spinto la faccia sopra. L'ho guardato come per chiedergli: "posso?". Lui mi fa: "ciuccia puttanella!"
    In un attimo avevo il suo cazzo in gola. Era grande, gonfio ma soprattutto largo e con la cappella un più grande del resto del cazzo (20cm, misurato di persona) e lui cominciando a fare avanti e indietro non mi dava quasi la possibilità di deglutire, ho cominciato a sbavargli sopra senza volere lubrificandoglielo. Il che gli diede la possibilità di accelerare il movimento. Mi stava fottendo la bocca alla grande e io gemevo, succhiavo e mi segavo il cazzo con un movimento della mano veloce e aggressivo.
    All'improvviso ha suonato il campanello. Mi ero dimenticato che doveva arrivare Emanuele ancora.
    Luca mi ha detto con tono imperativo: "stai li e continua a segarti, ci penso io!". Ho fatto quello che ha detto.
    Luca è andato alla porta nudo con il cazzo ancora duro ed ha aperto ad Emanuele. Lui entra quasi senza notarlo, come se fosse una cosa normale e dice: "ma come, avete iniziato senza di me?". Luca: "Scusa ema ma non ho potuto resistere, Marco poi voleva tanto il mio bel cazzo". Io: "stronzo non è vero ahah sei tu che hai cominciato". Ema: "beh se vuoi ce ne andiamo eh" e guardandosi tra le gambe e poi guardando Luca: "non sa cosa si perde ahaha". Luca: "dai andiamocene". Io allora con le parole che mi sono quasi uscite di bocca: "no vi prego! restate qui, sono tutto vostro". Luca: "bene allora ti spiego il gioco. Visto che a me lo hai succhiato abbastanza ora succhierai quello di Ema e ti renderai conto di cosa vuol dire la parola superdotato. Poi ti allargheremo bene il culo, ti sbatteremo in 2 INSIEME e dopo averti fottuto con violenza ingoierai la nostra sborra e la tua senza lasciarne traccia, e ti avviso.... Ema sborra tanto e io non meno quindi preparati".
    Ema: "regole del gioco: 1) devi fare tutto quello che diciamo o raccontiamo ingiro quello che hai fatto prima a Luca, 2) Se vieni prima di noi te ne pentirai, 3) Non puoi non giocare"
    Io, divertito dalla determinazione dei due: "e allora che aspettate coglioni?".
    Emanuele mi si è avvicinato, mi ha preso la testa a due mani ed ha cominciato a strofinarla soffocandomi contro i suoi pantaloni in "zona pisellone". Sentivo il gonfiore, avevo da sempre capito che emanuele aveva qualcosa in più degli altri. L'avevo visto in mutande più volte. Era magro e atletico e quella cosa nelle mutande si capiva che era del tutto sproporzionata al resto del corpo.
    Mi sono inginocchiato, gli ho slacciato la cintura, abbassato la zip dei jeans e sfilato il tutto. Solo ora mi sono accorto che non aveva le mutande e così ora il cazzone poteva tranquillamente oscillarmi in faccia con la sua cappella enorme. Era molto più lungo di quello di Luca, circonciso e un po' curvo in basso (forse per il peso delle abnormi dimensioni).
    Lui l'ha afferrato con la mano sinistra e ha cominciato a usarlo come mazza sbattendomelo sulle guance, sulle labbra e io ogli contatto lo leccavo, lo baciavo. Infine dopo un po' me l'ha infilato in bocca finchè poteva. Luca, che assisteva: "ahah ce n'è praticamente mezzo fuori Ema, vai più a fondo". Lui allora mi ha spinto il cazzo ancora più a fondo. Mi mancava il respiro e avevo la bocca talmente aperta che mi faceva male.
    Luca: "okok dai basta così che se gli togli il respiro poi non possiamo finire il gioco ahahah"

    ...continua.

    Edited by Eiden-crøss - 20/12/2016, 14:44
3682 replies since 3/5/2007
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